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Dammi solo le tue labbra.

Socchiudile, e lascia che assapori la tua anima, in silenzio.

Lascia che le mie mani scendano, in empatia con le tue voglie, le mie unghie nella carne, stringendoti contro il mio desiderio, mentre cerco il tuo respiro affannarsi, i tuoi occhi chiudersi. Torci la schiena, una carezza dolce sui miei capelli, mentre scendo a rincorrere la linea del ventre, assaporando la tua pelle, che chiama, che implora attenzione, per non scoppiare. 

Gettarti in terra, bloccarti i polsi con le mie mani, cingerti tra le mie gambe. Toglierti le forze, come una puledra innamorata, e guardarti perdere la ragione, sotto di me. Un brivido che voglio scacciare, una passione che vuol distrarmi troppo presto, guardarti stringere gli occhi e trattenere il respiro, per cedere tra le mie braccia, i miei capelli sparsi sul tuo petto, la pelle umida a mescolarsi l’una nell’altra.

E rimanere li, incapaci di sciogliersi, una volta ancora.

hanna the flute è tornata nel gruppo

hanna the flute è tornata nel gruppo

Ho aperto gli mp3 della nuova scaletta. Ascoltarli di nuovo, e sentire che continuano a piacermi. Tornare indietro come non aver mai smesso, riconoscere tutti gli stacchi, e vedere Francesca e i suoi veli ballare davanti a me, conoscendo ormai ogni suo movimento.

Tantra è parte del mio trascorso, apparsi quando mi crollava addosso un matrimonio, via d’uscita per sentirsi ancora viva, ancora utile, ancora flauta. Molti compromessi, un buon numero di rospi ingoiati, e parecchie notti insonni in giro per locali. Una multietnia che abbracciava genialità e culture musicali opposte, e quell’essere fratelli al primo gesto. E dopo tre anni, il sentir il bisogno di tagliare, di proseguire altrove.

Adesso non lo so come mi incastrerò in mezzo. Non mi capacito ancora di essere di nuovo nel gruppo.

Immagino che Jack Frusciante abbia provato lo stesso..

 

 

La chicca delle 13.55

La chicca delle 13.55

– ……dare U-Tube all’Anna è come dare un’autobomba a un palestinese…

(commento del capo mentre suonava a volume considerevole, dal mio pc, walk this way dei Run DmC/Aerosmith..)

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(foto rubata a rmel, da equinet)

Domattina vado a Reggio Emilia, per Passione Cavallo. Ho una splendida amica che raduna le altre splendide amiche per organizzare una rassegna equestre improntata sulla sua professione, l’allevamento dei cavalli da salto.

Ci sarà la rassegna morfologica delle fattrici, il salto in libertà, e anche una gara nazionale di salto ostacoli. Che si sappia, avrò pure il brevetto di S. O. ma non so una cippa di salto, se non le quattro acche tipiche. Sono prevenuta, come capita spesso tra caste diverse, tra discipline equestri opposte.

Però Rachele è diversa. E anche le altre splendide amiche. E i cavalli, so che farò un’indigestione di caduta della mandibola….ce ne sono di meravigliosi.

Se siete in zona, e vedete una speaker bionda (o un piccolo groom biondo, che non è detto…) fatemi un saluto. E godetevi i cavalli….

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C’è l’odore dell’asfalto bagnato, una pioggia fresca che evapora appena tocca terra. Sposto le piante sul limite del terrazzo, mi par di sentirle riconoscenti per quell’atto di grazia.
Il rumore delle patate che arrostiscono, il profumo di un arrostino per due, la tavola apparecchiata con tanto colore. La gatta arrotolata sul cuscino di una sedia, pretende una carezza ogni volta che le passo accanto, e sta nella più completa pace dei sensi. Sono le prime sere estive, le televisioni accese che parlano dalle finestre dei vicini, rumore di piatti e posate, e di bambini che non vogliono le verdure.

Gabry tra un po’ arriva. Devo essere seria. Ci provo. Ma diamine, canticchio mentre taglio il rosmarino per le patate, sono intrattenibilmente allegra. Devo sgridarlo, ha steso un compagno di banco, con un dritto. Anche alla maestra è scappato un sorriso, nel dirmelo… che Stefano un dritto glielo si darebbe volentieri solo a vederlo.  E’ antipatico epidermicamente.

Il mio bambino, quello che vuole le coccole sul divano, quello che mi lascia i bigliettini coi cuoricini sotto il cuscino, quell’angioletto biondo…è un wrestler. E’ il John Cena dei poveri. Insomma, è l’uomo tigre (che lotta contro il male). Un dritto, ha detto, han litigato e Gabry si è scocciato, e l’ha steso. Mitico.

Si, lo so. Devo farmi sparire st’espressione orgogliosa dalla faccia. Che non si alzano le mani, no che non si può. E la maestra ha fatto bene a metterti una nota, e non si litiga, e si ignora. Che poi anche mamma tua gli darebbe un destro…No, controlliamoci, perdiana.

Suona il citofono, arriva Gabrielkid con dietro mio padre, la cartella e uno sguardo imbarazzato. Il gabry ha una sorpresa….sisi ma adesso lavati le mani.
Mio padre mi chiede delle maestre, disquisiamo sul fatto che BENVENGA che non sia lui a prenderle, che la violenza non paga, che deve capire che ha sbagliato e blablabla.

Spunta fuori, già in pigiama e col sorrisone in faccia, il piccolo terrorista. Oggi a Karatè ho fatto l’esame, mamma, sono cintura verde!!… e mi sbandiera, tutto contento, il feticcio smeraldo che si è conquistato con tutti i cinque kata. Non ne ho sbagliato uno, mamma, son stato bravissimo.

E mo’ che gli dico.

Povero Stefano.

Temo

Temo

Scrivo due lettere, cancello. Altre due, e cancello.
Non lo so descrivere, non trovo nessuna delle mie brillanti metafore.

E’ illogico, è senza futuro. E ci passa sopra qualche uragano, lo ricopre, poi se ne va… e lascia tutto, incredibilmente, intatto.

T’arrabbi perchè non credo, t’arrabbi perchè non capisco. T’arrabbi perchè non dipingo la questione di rosa. E’ il mio modo d’amarti.

Ieri mi son guardata indietro: ho visto quanta strada abbiamo fatto. Il male, che ci siamo fatti. Le scorciatoie, che abbiamo ignorato.  I modelli, le mie pretese, le tue aspettative, il tenerci fuori dalla vita dell’altro e così tremendamente insieme. Dovremmo esserci accoltellati mille volte, e invece mi baci come mai prima.

Che tu lo chiami amore, e per me è riduttivo. Sfida le leggi della logica. E temo che, proprio per questo, possa essere davvero… per sempre.

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Lunedì era il compleanno di mio fratello. Ebbene si. 41 primavere.

Non ci somigliamo in nulla. Non abbiamo interessi in comune, a parte il lavoro….in Comune.

Gli mando, per l’appunto, una mail di auguri. Mi ha risposto oggi.

"grazie molte. Comunico inoltre che ho cambiato stanza e numero interno non più **** ma ****.

ciao."
Il "comunico inoltre" è indicativo. Ci son rimasta malissimo.
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Sono passata a casa, e l’ho portata via, con me. Era nella cabinarmadio semivuota, in quella mia casa che puzza di rancido, come quello scampolo di ricordi che il macellaio giudiziale ha sezionato e fatto marcire. Lì dentro c’è un pezzo di vita, la solita scatola di foto e ricordi di ciò che era diec’anni fa, prima della fede al dito, senza la demolizione delle illusioni dell’amore eterno e le stronzate annesse.

E’ troppo tempo che non le sfogliavo: dovevo farlo più spesso, così da ricordarmi che quella ero io.

Che forse son più bella adesso. Che forse sono più acida ma meno capricciosa. Mi guardo con tenerezza, gratto la memoria per farmi tornare in mente i particolari. Ogni volta son sempre meno.

Mi accorgo che ogni cosa ha senso di accadere: dopo sei anni me l’ha dovuto dire, perchè è finito tutto, con la pochezza delle motivazioni, con l’ammissione della mia innocenza. Si, innocente, e tu colpevole di pirlaggine e codardia. Col tempo ho accettato che il sogno era lungo uno spot di merendine del mulino.

Se giro per la casa, non la sento più mia. E lascio lì ogni cosa, che non mi frega nulla. E non è da me. Io che amavo tutto quello. Ma è arrivato il tempo, il tempo per chiudere anche questo appartamento, questo trancio di passato remoto, e venderlo alle sanguisughe di sotto, giocando col boccone da lanciargli, per togliermi l’ultima soddisfazione.

Sarà molto, molto difficile che mi tolgano di mezzo subito, ma sarebbe uno scherzo del destino se lo facessero ora. Che io, adesso, mica so più dove andare.

A quanto pare sto passando il guado. E adesso?

Questione di dita

Questione di dita

Perchè lo faccio?…

Perchè mi fa sentir bene, perchè ne ho bisogno. Il fisico e la mente si sfogano, un turbinio di emozioni, di pensieri, di sensazioni, a cui dar sfogo. E’ come mettersi scarpe da ginnastica e tuta, sapendo che mi piacerebbe pure se non si dovesse sudare, odio l’appiccicaticcio. Ma la carbonara va smaltita.

Lo faccio per amore. Certo, amo il destinatario delle mie attenzioni. Sapere che può sentirsi dentro di me è azione rischiosa, visto che il dentro può essere piacevole ma anche compromettente.

Spesso lo faccio perchè, durante le mie giornate a rincorrere la lancetta dei minuti, mi viene voglia. Vedo un particolare, vivo un fremito, e devo, devo farlo. Attendo d’essere sola in ufficio, o tranquilla a casa.
Il luogo dove mi vien l’ispirazione, più di frequente…è sotto la doccia.

 

Questo post a risposta del caporale, che chiedeva da cosa prendevo l’ispirazione. Non mi è chiaro se si parlasse di blog o di sesso, in verità…