
Tra quindici minuti sono li, signora, li ho appena avvisati, mi han detto. E io sto affacciata al balcone, con la camera semisgombra, aspettandolo, con la gatta a farmi le fusa. Lei non sa che è finito il decennio di cabinarmadio, adesso ci saranno le ante, le ante scorrevoli, et adieu peli tricolori sui miei maglioncini di cashmere.
Arriva. Parcheggia. Scende. D’un tratto, tra le nuvole, un fascio di luce illumina la portiera del furgone, un arcobaleno illumina una testolina di riccioli spettinati che dal finestrino controlla la retromarcia. Preciso, si infila con grazia a fianco del cancello. Lo saluto.
Tutto solo, dico, tutto solo.Tre metri di armadio, e non ha bisogno d’aiuto, che uomo, che uomo. Carica le varie pareti, pesantissime, sulle spalle possenti. Le alza con una mano, le carica sulla schiena e fa le scale, ed entra in casa mia. Preciso, si infila con grazia nella porta…. si….mio adone, la camera da letto è lì… ehm.
Il mio talamo fa l’occhiolino, mi dona pensieri impuri.
Ha una maglietta che gli strizza due pettorali che manco il serbatoio della Yamaha di Rossi. Dei bicipiti in tensione per tenere i montanti dell’armadio, marò, lisci come marmo, con le vene azzurre a tatuargli la prestanza. Preciso, infila tutto nella mia camera da letto, dove lo sognerò per chissà quante notti, e inizia a montarmi…L’armadio, diamine, l’armadio. Mi riallaccio il maglioncino senza farmi vedere. E cavolo, ogni tanto capita di capire male, via!
Per avvitare le cerniere si abbassa, dandomi le spalle. E io, donna sciagurata, mi incanto a fissargli quel ben di Dio di sedere, e già mi immagino (o porca miseria) cosa sarebbe vederlo senza quei jeans girando per casa. Assignur, stiamo calmi.
– Signora, ha una scala?
Ah si, sulla scala, siii, io mi arrampico e te mi blocchi i fianchi…. ehm. Arrossisco, miseria. Gli do’ sta scala, per un istante sono nel suo stesso metro quadro di pavimento. Diamine, sta salendo sulla mia scala, la mia scala!! Gli sto vicino e lui, perdinci, profuma di rosa selvatica e ibisco. Ahhh.. Lascia la scala e mi cinge, travolto dal desiderio, e i suoi bicipiti brillano sotto il sole mentre mi prende con la forza….
Macchè. Avvita le cerniere ai vari pezzi, sistema la corsia e le mensole. Non ha un filo, dico, un filo di pancia. E’ tutto muscoli.
E mica ha vent’anni, lo vedi che è un uomo fatto. E’ uno di quelli che ti dicono "hey bambina, adesso vieni qui che ti voglio"…e alla fine ti gettano lì in terra, e te adorante a sniffare la sua maglietta sudata…….ah….
Lo guardo fremente di desiderio. E mi accorgo….miseria, non sono le mie ante. E’ il segno del destino. Io le avevo ordinate in ciliegio, non in faggio. Deve ritornare. Tra dieci giorni.
Mi fa firmare una ricevuta, io protesto pure (che insomma, mica voglio che pensi che sono una ragazzetta su e via, CI HO il carattere io) e gli verso metà del pattuito, il resto alla consegna.
– …..non si preoccupi, tra dieci giorni torno io così siamo sicuri sia tutto a posto.
Ho dieci giorni per preparare una tattica. E rientrare nella 40.