Posso davvero non pagare la Siae? Ed è giusto non farlo?

Posso davvero non pagare la Siae? Ed è giusto non farlo?

Dopo la mia lettera aperta al Ministro, e relative risposte del Ministro stesso e del Presidente della Siae Gino Paoli, molti mi considerano un punto di riferimento per una sorta di guerra dei musicisti contro la Siae.
Chiariamoci: io vado proprio nella direzione opposta. Io non voglio abolirla, voglio semmai farla funzionare.

Mi hanno in molti tirata in causa dopo un altro articolo virale sulla questione, ma parliamo di cose molto diverse.
La legge sul diritto d’autore è del lontano 1941, chiunque abbia sottoscritto un qualsiasi contratto riguardante i propri diritti d’autore sa bene che si porta dietro una serie di clausole bizzarre (tipo l’obbligo di stampa di 300 copie, che uno pensa “mi ristampano i dischi?” ma invece si riferisce ai libricini con musica e testi che si usavan negli anni 50) ed è decisamente obsoleto, oggi.

Distinguiamo bene: se uno vuole esser convinto di registrare a proprio nome un brano, non serve la Siae, basta la storica ricevuta di ritorno per una busta coi propri spartiti, sigillata, autoinviata. Oppure ci si appoggia a servizi esterni, basta un giro sul web e ce ne sono moltissimi. Ma la questione diritto d’autore è un’altra cosa.

La Siae paga i diritti d’autore. Li paga poco e male? Questo è un altro discorso.
Uno registra all’estero i propri brani (BMI, SACEM, GEMA, ecc)? Se i brani girano in Italia, per radio o per propri live, passa comunque tutto attraverso la Siae, che ha mandato dalle altre (e quindi la quantità di diritti incamerati sono i medesimi, in quanto è sempre Siae a controllare in Italia), che però si tratterrà una propria quota. Quindi si risparmia in  quota annuale (all’estero sono molto più economici) ma si guadagna in diritti molto molto meno.

Uno NON registra i propri brani? E’ macchinoso, per chi non è avvezzo con la burocrazia, deve comunque versare una cifra per il permesso Siae che poi verrà restituita, ma è esente dal pagamento Siae. Per i propri brani però. Se solo ci mette un arrangiamento di un brano di altri, o esegue un pezzo di Morricone, paga.
E’ sbagliato? No. Io, signor Morricone, scrivo un brano e se tu lo suoni fuori mi paghi i diritti. Esattamente come se mi suoni un brano della flauta, o smerci una sua foto in bikini per pubblicizzare un aspirapolvere, la paghi. E’ corretto.
Quindi mettiamo l’ipotesi che non registriamo nulla in Siae quindi non la paghiamo. Bene. Poniamo il caso che (succede, succede) qualcuno mette un nostro brano come sigla di un cartone animato o di una pubblicità (non parlo di ABUSO, ma di semplice USO). Che si fa?
Ci siamo mandati la busta a casa, bene, possiamo rivalerci con avvocato su chi usa la nostra musica e verificare i termini per un compenso. Quanto ci costa un avvocato?……. Okay, lasciamo stare, ascoltiamoci la sigla ogni pomeriggio e stiamo felici così.

Se invece siamo iscritti alla Siae, segnaliamo e la attiviamo in modo che (mettichesisiadistratta) recuperi i nostri diritti. Ribadisco, per l’abuso (mia musica che esce a nome di un altro) ci attacchiamo al tram, ma per meri diritti loro lo fanno, ne ho avuto più volte conferme.

Ma veniamo ancora al discorso Musica originale non registrata in Siae. Adesso si parla che non serve più autorizzazione e borderò, esattamente come mesi fa si parlava dei bollini sui CD non più obbligatori, come della legge (ma era solo una proposta, sospesa) della musica dal vivo liberalizzata come in Inghilterra….. Raga, è il web. Al primo controllo Siae cosa facciamo, gli mostriamo uno screenshot di un blog?… Informiamoci bene.

La vera “battaglia” non è “contro” qualcosa, è a mio parere abbastanza inutile straparlare e bestemmiare sulla Siae. E’ palese che non funziona, che ha poteri fortissimi che vogliono mantenere le cose così come sono. Ma i tempi cambiano. Noialtri dobbiamo farle cambiare.

La questione è: non ci interessa il diritto d’autore? Okay. Ma la fetta di programmi musicali più grossa è costituita da musiche di altri autori, italiani ed esteri, che il diritto d’autore lo vogliono. Quindi si paga lo stesso.

Insisto: la Siae va riveduta e corretta, anche se per piccoli passi, oppure va liberalizzato il mercato, con altre società che facciano la medesima cosa ma creando concorrenza, e trasparenza vera.

Chi lo può fare?…. la politica. Porco mondo.
Continuiamo a far rumore, è da lì che devono cambiar le cose.

37 pensieri riguardo “Posso davvero non pagare la Siae? Ed è giusto non farlo?

  1. Tutto giustissimo, ma intanto io non voglio più alimentare sto carrozzone purulento. Poi si può benissimo continuare con le denunce, rompere i coglioni a chi di dovere, chiedere a gran voce una liberalizzazione vera del mercato (se ci pensi bene in Italia non è mai esistita) ma se si continua a dare ossigeno alla bestia, mi pare un controsenso bello e buono.
    Poi, una volta riformata o semplicemente potendo davvero scegliere delle alternative uno può valutare, decidere, iscriversi o meno… ma per ora secondo me servono misure drastiche. Tipo, appunto, un’emorragia di iscrizioni che li porti ad essere un po’ meno sicuri della loro intoccabilità.

  2. …Ale, sei davvero sicuro che la Siae abbia un contraccolpo solo perché qualche decina di migliaia di iscritti non rinnovino più? Le quote annuali degli autori sono briciole in confronto al resto dei proventi (da locali, radio, televisioni, accise su cd e chiavi usb…)

  3. Si deve pur cominciare da qualche parte…
    AH! Una delle cose da affrontare SUBITO secondo me sarebbe quella della tassa sui supporti di memoria! Un PIZZO MAFIOSO bello e buono!
    Non capisco perché mio cugino (sul serio! 😀 ) che è pittore, quando deve salvarsi le copie in alta risoluzione dei suoi lavori o il suo portfolio, deve spendere un po’ di più in DVD o pen-drive, perché quei quattro stronzi hanno paura che qualche tredicenne si scarichi illegalmente il disco dei Linkin Park e devono farlo pagare AGLI ALTRI!!!
    Dai cazzo che mi tocca evocare lo spirito di Germano Mosconi, sennò…

  4. Ooops. Non aveo capito. Eccomi
    E’ il vecchio discorso che uso per spiegare le mie idee sulla politica: uno che gioca a carte e si accorge che al tavolo qualcuno bara. Ha tre possibilità –
    1. si alza e se ne va (io generalmente mi attengo a questa: non voto),
    2. si rivolge gentilmente ai suoi oponenti e gli fa notare che non sono onesti (ma funziona? Credete davvero di poter indurre dei disonesti a cambiare con un’azione gentile ed educata?),
    3. Li prende per il colletto e si fa ridare il maltolto. Io sarei propenso a un incontro ravvicinato del terzo tipo, in questo caso. Come pensate di aggiustare un meccanismo marcio in partenza? Non so. Illuminatemi, perchè non capisco.

  5. (Mio figlio ha 13 anni e adora i Linkin Park, per dire)
    Marco, il tipo al tavolo continuerà a barare altri, e ancora altri. Ci sono organi superiori che possono modificare le cose, legiferando.
    Oppure possiamo andarcene all’estero, certo, ma quindi? Evitiamo il problema?
    Io (coi mezzi limitati che posso avere) provo a lottare contro i mulini a vento.

    Ne ho le palle piene di chi si lamenta e basta. Mai nessuno che si esponga. Se una voce sbagliata si impone più della nostra è perché gli abbiamo dato spazio (che siano le multinazionali, le società, i politici).

  6. E’ esattamente quello che faccio, Alessandro. Ed è esattamente il mo punto: Se qualcosa è irreparabilmente rotto, va sostituito. Se poi, come la SIAE, è un meccanismo falsato in partenza che approfitta del sacrosanto diritto di autori di ricevere le proprie royalties per spillere soldi in più a noi musicisti, allora proprio “aggiustare” diventa impossibile.

  7. Flauta, la politica NON c’è. Non c’è nessuno che rappresenta la nostra voce. Lassù barano quanto quelli al taolo. Anzi, se non avesse i politici, la SIAE avrebbe già cbiuso. Se vogliamo prendere le cose in mano dobbiamo farlo noi. Ergo, se un buon legale dice che abbiamo davvero un caso, l’idea della class action.

  8. No certo. Fidiamoci di un legale (cosa vuoi che ci abbia da guadagnare?…coff..cofff…)
    Una class action per cosa? La legge non è stata abrogata. Non è “illegale” quello che fa la Siae. Io scrivo un così bel post e voi nemmeno lo leggete ostia.

    “Raga, è il web. Al primo controllo Siae cosa facciamo, gli mostriamo uno screenshot di un blog?…”

  9. il caro Bondi ha messo la tassa sui supporti cd dvd hd cellulari e non… ve lo ricordate?
    brava Anna!

  10. Ciao,
    io mi sono dissociato quest’anno, stanco e stufo di un andamento dell’azienda a dir poco discutibile! Non annoierò nessuno con i racconti della mia esperienza personale ma vorrei dire questo:
    Penso che la flauta abbia ragione quando dice che è giusto lottare per avere un servizio migliore in italia ma non credo che spetti alla SIAE offrircelo! Il problema, secondo me è il MONOPOLIO! Il monopolio da parte di chi lo detiene genera quasi sempre come naturale conseguenza un atteggiamento di stampo MAFIOSO!Le ragioni, ovviamente, vanno indagate nella natura dell’essere umano! come mai non è mai nata un’azienda concorrente in italia? e come mai chi leggifera lo fa sempre nell’interesse delle grosse aziende che sono sempre gestite da pupazzi o membri delle medesime caste cui appartengono loro? Il problema è forse anche di tipo geografico! Se in Italia c’è un così alto tasso di corruzione significa che persino le cose più semplici non possono funzionare in un modo corretto! è per questo che trovo giusto non dare ulteriori possibilità ad un’azienda che ha dimostrato di fottersene altamente dei suoi associati peccando in continuazione di negligenza, di scarsissimo controllo sui suoi dirigenti e dipendenti! che ha sempre fatto disparità tra grossi autori e piccoli autori! che estorce soldi agli autori che si autoproducono con enorme fatica tramite sti cazzo di bollini prima ancora che sti poveri cristi abbiano ricavato qualcosa dal loro duro lavoro! Concludo allegando 2 links molto interessanti che approfondiscono quanto detto da me e dicendo alla flauta che sono d’accordissimo sul fare rumore… che si alzi il coro degli indignati…. in Italia non funziona un cazzo di niente! ed è per questo che chi può se ne scappa via! ci sono posti migliori nel mondo….
    chi ha il tempo legga e diffonda la vox populi

    —–i link a cui alludi sono già presenti nel testo del post, Valerio: è proprio in base a quegli articoli che ho scritto tutto ciò (flauta)—–

  11. Valerio, sono d’accordo: va tolto il monopolio e creare concorrenza, lo scrivevo anche nel post.
    I link che hai inserito (che l’antispam ha fatto partire la sirena :D) sono all’articolo che cito all’inizio: si parla confusamente nei socialnetwork, in base a quell’articolo, di “abolizione della legge” e “illegalità di richiesta della Siae per una legge abolita”. L’articolo poi comporta un’inesattezza: parla del pagamento agli esecutori del concerto, che in verità non ha mai avuto alcun diritto di pagamento, ma semmai all’autore delle musiche, come ben sappiamo.
    Da che mondo e mondo per concerti che non includono brani coperti da Siae NON si paga. Anche per dischi (lo so per certo, visto che mi ha riguardato direttamente) NON si paga la siae come diritti ma solo il bollino.
    Il borderò non si fa (e non ho mai visto che la Siae lo pretendesse, a meno di ottusità dell’impiegato di turno) ma il permesso per il concerto è comunque necessario.

    So che alcuni hanno fatto una semplice autocertificazione che li esentava da ogni questione di pagamento di diritti.

    Il “regio decreto” del 41 esiste ancora, sono state solo abolite delle clausole ambigue, e su di esso si basa tutto il discorso sul diritto d’autore. Mentre in rete, e su FB soprattutto, tutti a gridare allo scandalo… dove lo scandalo non c’è. Semmai c’è poca conoscenza.

    Il risultato? Qualche ingenuo farà concerti senza Siae perché pensa che non serva interpellare la Siae. Che arriverà, vedrà che non ci sono i permessi, non potrà valutare se i brani sono coperti o meno dal diritto d’autore e scatterà il multone per tutti.

    E’ la medesima cosa che è accaduta coi bollini Siae… alcuni non li hanno più messi credendo a un articolo sul web.

  12. Ciao, complimenti per il sito, i contenuti e le idee. Sono giunto fin qui facendo l’ennesimo giro per il web per tentare di capire come si fa a pubblicare musica in internet. Sono anni che provo a iscrivermi alla siae e procedere ai passi successivi, ma alla fine rinuncio perché è tutto macchinoso e di difficile comprensione. Siamo praticamente in un’era totalmente digitale, dove tutto viene definito “user friendly”, ma per quanto riguarda sta storia della musica le cose rimangono sempre complicate. Ci vuole così tanto ad aggiornare il tutto? La gente rinuncia, si tiene le canzoni chiuse in casa, sia per la difficoltà del procedere (tecnica ed economica, ma soprattutto tecnica), sia per la paura ossessiva che qualcun altro gliele rubi. L’originalità dovrebbe essere incoraggiata e supportata, e invece sembra che ci sia una specie di controllo extraterrestre pure su quella.
    Insomma, per farla breve… Si tratta di un sito web? Semplificatelo, mettete pochi link e non diecimila, scrivete chiaro. Si tratta di un’organizzazione? Aggiornate i dipendenti, assumete qualche ragazzo che stia al passo coi tempi. Io non credo che ci voglia molto. Fareste un favore a tanti musicisti che, per un motivo o per un altro, non sanno muoversi agevolmente in queste cose burocratiche.

  13. Ok.. non bisogna credere a tutto incondizionatamente! sono d’accordo! ma se così tanta gente si lamenta ci sarà uno o tanti perchè? e se la politica è un tutt’uno con la classe dirigenziale quante chance abbiamo di ottenere qualcosa che sia oggettivamente giusto? perchè se sono iscritto alla siae 1000 bollini mi costano 1700 euro e se non sono iscritto soltanto 31? tanto lo sappiamo che quei 1700 sono solo un costo aggiunto perchè le nostre autoproduzioni in un’era dove il mercato discografico non esiste più riusciamo a malapena a venderle a cifre che non ci fanno recuperare ciò che abbiamo speso… figuriamoci la fatica fatta! perchè per vendere onestamente un cazzo di cd con la tua musica devi aprire una posizione alla camera di commercio e comprare un registratore di cassa per poter emettere ricevuta fiscale se a qualsiasi concerto delle star della musica nelle più prestigiose manifestazioni nazionali te li vendono in nero? certo, non è tutta colpa della siae! è tutto un sistema che funziona di merda e che non lascia spazio a chi vuole emergere o a chi vuole soltanto fare (che significa anche avere il coraggio di produrre) la propria musica! perchè il singolo deve essere onesto e le grosse aziende fanno quel cazzo che vogliono? perchè loro gli avvocati se li possono permettere? ok, ma se tutti i musicisti dicono basta loro su chi possono speculare? scusatemi se non offro soluzioni ma ribadisco che come in politica anche nel campo della tutela e gestione dei diritti e di tutto ciò che concerne la musica c’è bisogno di qualcosa di nuovo… bisogna spazzare via lo sporco incrostato e ricostruire qualcos’altro su nuovi presupposti…

  14. Ciao, sono Adriano di Patamu, innanzitutto complimenti per il tuo sito ed i suoi contenuti, e per la tua lettera aperta, è importantissimo far sentire la propria voce in questo momento.
    Ti scrivo perché in parte tirato in causa tramite il mio articolo (e la cosa mi fa piacere, è importante che si inizi a parlare apertamente di certe questioni).
    Come dici giustamente anche tu, il discorso è abbastanza complesso, e nessuno vuole essere contro nulla tout court. Ma non è neanche giusto trovarsi a pagare molti soldi alla SIAE ingiustamente, come purtroppo è successo a me (non mi metto a fare l’elenco qui, troppo lungo, basti dire tra le tante cose che una volta ho pagato 300 euro alla SIAE di mia tasca per aver organizzato una recita universitaria, con musica mia in Creative Commons, senza biglietti, e senza scopo di lucro), e succede a molti ancora oggi.
    E’ vero che la SIAE ogni tanto ridà qualcosa indietro, ma per una buona parte degli iscritti SIAE si tratta di una vittoria di Pirro: basti pensare che il 65% degli iscritti SIAE non riscuote neanche una cifra sufficiente per pagare la quota annuale (ovvero: è in perdita, ovvero: avrebbe guadagnato di piu’ non iscrivendosi, ed avrebbe fatto a meno degli imbarazzanti vincoli alla diffusione delle sue opere, che la SIAE impone, paradosso dei paradossi, a tutela stessa degli artisti).

    Non concordo con la frase “rega, è il web”. Questo sminuisce chi come noi cerca di fare un lavoro di informazione professionale per rendere tutti più consapevoli dei propri diritti, e degli abusi che subisce, offrendo anche dei servizi tangibili in questo senso (tutela dal plagio gratuita, consulenza legale).
    Il web, come tutte le fonti di informazione del resto, può essere usato bene o male.
    Nel nostro blog su Patamu, quando facciamo un’affermazione, trovi riferimenti normativi che puoi mostrare alla SIAE in caso di necessità.
    Per quanto riguarda il bollino SIAE, è vero che ancora si paga, ma è anche vero (e nessuno lo sa) che ci sono due bollini: quello per gli iscritti è molto più oneroso da pagare che quello per i non iscritti. Qui non si tratta di andare con uno screenshot del blog, si tratta di essere consapevoli per poter controbattere di fronte a certi “tentativi di disinfomazione” che a volte si prefigurano quasi come abusi.
    Da poco abbiamo “salvato” un ragazzo, che non essendo iscritto alla SIAE, ha pagato dopo la nostra consulenza (gratuita) 30 euro per 1000 bollini, invece dei 1500 euro richiesti all’inizio dalla SIAE (per quanto il ragazzo riferiva, un mandatario lo aveva quasi convinto del fatto che per avere i bollini ci si deve iscrivere per forza alla SIAE, cosa non vera). I tuoi lettori possono trovare qui l’articolo per informarsi: http://bit.ly/bollinosiae
    Ad ogni modo concordo su molte cose del tuo articolo, soprattutto sul fatto che dobbiamo continuare a far rumore 😉
    A presto!

  15. Ciao La Flauta, volevo darti ancora qualche risposta in dettaglio rispetto al tuo commento delle 16.09.

    Ho riletto a fondo il mio articolo dopo aver letto il tuo commento, perché mi sembra giusto correggere inesattezze se qualcuno le trova. Tuttavia non trovo il riferimento al “pagamento agli esecutori” di cui parli. A meno che tu non ti riferisca ai commenti (non nostri), o al virgolettato con cui riportiamo le parole (quelle si’, poco chiare) presenti sul sito della SIAE. Non mi sembra di parlare da nessuna parte in quei termini. Ti sarei grato se mi potessi chiarire il punto in questione, anche per mail eventualmente, grazie 🙂

    Sono d’accordissimo per quanto scrivi sul bollino (si’, si paga, ma senza diritti, esatto, quindi e’ molto piu’ economico).

    Invece, la questione di programma musicale è complicata: da che mondo è mondo, NON si dovrebbe pagare, concordo e straconcordo.
    MA “l’ottusità dell’impiegato di turno” è molto frequente (almeno nelle zone che frequento io). Ti faccio una domanda: ti sembra normale che la compilazione del borderò non dipenda da norme certe ed inconfutabili, ma dall’apertura mentale di chi abbiamo davanti?

    Per quanto riguarda la questione legale, il punto da noi portato avanti è semplicemente il seguente: la SIAE deve avere un riferimento normativo (esterno al regolamento generale SIAE) per ogni sua azione che implichi degli obblighi anche per i non iscritti.
    Il riferimento normativo tirato in ballo dalla SIAE per dire che “chi dirige l’esecuzione di opere musicali di QUALSIASI GENERE deve compilare il programma musicale” è il famoso articolo 51 del regolamento sull’esecuzione del diritto d’autore, che pero’ fa riferimento all’articolo 175 della legge sul diritto d’autore dell’anno precedente, articolo abrogato.
    Quello che voglio dire è che non siamo noi a tirare in ballo gli articoli sbagliati, o a scoprire l’acqua calda dicendo che un articolo è stato abrogato.
    E’ la SIAE stessa, nel suo sito, ad usare riferimenti normativi sbagliati od obsoleti, con cui giustificano affermazioni ambigue, e ciò crea solo confusione, come è ovvio.

    Detto in altre parole, sembra che le clausole ambigue abolite, a cui ti riferisci, siano ancora usate dalla SIAE come se fossero valide (complice la farraginosità del sistema legislativo italiano) per giustificare una certa arbitrarietà nel suo operato,che danneggia molti.

    Per i multoni SIAE: vorrei un’italia in cui non devo compilare programmi e chiedere permessi solo perché terrorizzato dalla multa SIAE; vorrei farlo perché una legge, chiara e trasparente, mi dice quando, perché e in che condizioni devo farlo. Non mi sembra chiedere molto.

    Tutto questo lasciarci sospesi, dirci che qualcosa si fa perché è così e basta, legarci alla simpatia del mandatario di turno, a me non sembra giusto. Sono davvero stanco e vedo in molti la stessa stanchezza. Segno del fatto che le cose, proprio a regola d’arte, non sono fatte.

  16. Il capoverso a cui mi riferisco è questo (ed è interno all’articolo): “Capita dunque spesso che i borderò vengano scartati dal procedimento di ripartizione anche se il permesso è stato pagato regolarmente. in tal caso i proventi della serata non vengono ripartiti tra i musicisti della serata ma versati in un deposito e ridistribuiti, secondo complessi principi di ripartizione, a musicisti che tipicamente con la serata non hanno avuto nulla a che vedere.”
    Probabilmente il refuso sta nell’aver usato il termine “musicisti” ove sarebbe stato opportuno scrivere “autori”… perché leggendolo così vien spontaneo comprendere (come è successo a molti) “ma allora i musicisti che suonano dovrebbero prendere i proventi della Siae!”….

    Stamane è uscito un ulteriore articolo di Aliprandi (http://business.laleggepertutti.it/2407_la-controversa-questione-del-bordero-siae) che chiarisce ulteriormente la querelle.

    Quello che vorrei chiarissimo è che la legge del 41 non è abrogata (e dal titolo dell’articolo si desume erroneamente questo), bensì un singolo articolo FORSE è stato abrogato.

    Sulla questione che ogni sede territoriale faccia quel che gli pare, ah beh, lo so benissimo. Come in tutte le cose, chiedere un permesso di costruire, aprire un negozio in centro, cantare sotto un ponte, bisogna nascere imparati burocraticamente… e saperne di più dell’ufficio preposto, per non farsi ingannare ora dall’incompetenza ora dalla semplice pigrizia dell’impiegato di turno.

    Ma se stiamo ognuno a lamentarsi nella propria cameretta, non risolviamo nulla. Dobbiamo parlarne e farci sentire. Ma se pubblichiamo, cerchiamo di non fare scoop, facciamo attenzione alle virgole, perché molti musicisti sono giovani e andranno davvero a fare concerti con lo screenshot di un articolo letto sul web, pensando che basti…..

  17. Ho letto questo articolo (commenti inclusi) e l’ho trovato molto interessante.
    Complimenti all’autrice del blog.
    Ho scoperto così dell’esistenza di Patamù. Molto bene, bravi.
    Mi chiedevo: qualcuno di voi sarebbe così gentile da spiegare a me e a tutti, in pochi e semplici punti, quali siano al momento le alternative e i passaggi da seguire per un autore che intendesse tutelarsi dal plagio e rendere la propria opera disponibile ad esempio sul web?
    Sarebbe sufficiente dotarsi di una licenza Creative Commons?
    I problemi si presenterebbero nel momento in cui si volesse proporre il proprio pezzo davanti ad un pubblico mentre sarebbero facilmente ed economicamente aggirabili se si volesse registrare il pezzo su un supporto ad esempio digitale da distribuire?
    Grazie.

  18. Anchio luca come te ho scoperto patamu il discorso è che ad oggi in italia diciamo che le license creative commons non funzionano come negli altri paesi quindi in tutti i casi dovrai tutelarti con un legale con queste license mica si può fare tutto.

  19. aoh io con la siae non mi ci son mai raccapezzato…….sono anni
    che ho pezzi da proporre alle a delle case discografiche realmente interessate,ma non mi son mai potuto permettere di pagare ste 200€ e passa di SIAE.
    Ci sarà un modo per uscirne senza che mi rubino le canzoni?
    (gia è capitato purtroppo)

  20. Cari Luca, Pietro e Ajaxx,
    essendo in parte tirato in causa provo a rispondere alle vostre domande (Brevemente, per non intasare e per non invadere spazi non miei. Potrò darvi risposte più ampie attraverso il nostro Forum su patamu.com).
    Ovviamente un grazie a La Flauta per l’ospitalità 🙂

    Luca, le licenze Creative Commons servono a dichiarare quali parti del diritto d’autore “standard” vuoi liberare: potresti ad esempio usare una licenza CC by-nc-nd per dire a tutti gli utilizzatori che se citano il tuo nome, non modificano l’opera e non la usano a scopi di lucro, sono liberi di farla girare senza chiederti autorizzazione o pagarti compensi. Questo tipicamente serve a far circolare più facilmente la tua opera. Trovi maggiori info sulle varie tipologie di licenze CC qui:
    http://www.patamu.com/index.php/it/forum/diritto-d-autore-copyright-left-creative-commons/21
    Le licenze CC tuttavia non tutelano dal plagio. Noi siamo nati per ovviare a questo inconveniente: con Patamu puoi tutelare le tue opere dal plagio gratuitamente e richiedere assistenza legale.
    Pietro ed Ajaxx, per tutelarsi dal plagio non serve la SIAE e non serve un legale: basta tutelare l’opera assieme ad una dichiarazione di paternità della stessa. Si può fare gratuitamente con le marcature temporali attraverso Patamu.com, con la posta certificata, inviandosi una lettera (ma è un metodo che può essere messo in discussione), o acquistando lettori smartcard presso enti accreditati per apporre da soli la propria firma digitale o marcatura temporale.
    Rimando a Forum e F.A.Q. di Patamu per avere ulteriori chiarimenti in merito 😉
    A presto!

  21. Ciao Adriano,
    grazie per le risposte.
    Ho letto anche le FAQ di Patamu.
    Mi rimane ancora qualche dubbio.
    Avreste per caso una casella e-mail a cui indirizzare quesiti specifici?
    Grazie.

  22. Luca, esiste Patamu come esiste Copyzero, come esistono mille altre modalità anche a costo zero. Paradossalmente, anche un video su Youtube può aiutare ad identificare la tua opera… Puoi anche pubblicare un disco, in Creative Common, pagando solo il costo del bollino Siae minimo (me par 0.018 cent a copia, omaggio). Con quello stai in campana.
    In ogni caso, qualsiasi sia il tuo modo di tutelarti (portali web, piccione viaggiatore autorecapitato, dischi in CC regalati ai parenti, Siae), se ti plagiano un pezzo devi trovarti e pagarti un tuo avvocato ed intentare una causa da solo.

    Per incassare i diritti d’autore senza passare dalla Siae, che in Italia detiene un discusso monopolio, puoi comunque affidarti a società estere (in Spagna, in Inghilterra, in America) dove le tariffe sono enormemente inferiori. Calcola sempre che, nel caso in cui i tuoi proventi provengano dall’Italia, passeranno comunque attraverso la Siae che si decurterà dal tuo compenso una propria commissione.

    Diciamola tutta, comunque: se il tuo disco gira in radio un paio di volte o se lo mette su una discoteca o un locale, Siae o meno non prenderesti una cippa. Purtroppo. Se usano il tuo brano per farne sei altri (o magari ti campionano per farne un pezzo dance da hit) ti costa più far causa che reclamare i diritti. Sempre che sia una hit di Rihanna, non di Pippo Nacifra Diggei.

  23. Concordo in generale, con laflauta, anche se alcune modalità sono più efficaci di altre.
    Senza scendere nel dettaglio di ogni tema toccato, una rettifica sui bollini:

    I costi del bollino variano enormemente a seconda del fatto che si sia iscritti in SIAE o meno. Infatti, se la SIAE non è mandataria dei nostri diritti (leggasi: se non siamo iscritti alla SIAE) si dovranno pagare solamente i costi di bollino e non i costi di compensi per diritto d’autore. Analizzo i due casi principali per fare chiarezza.

    Caso 1: creo un CD contenente solo opere di cui sono autore, non depositate in SIAE, incise da me.
    Se voglio venderlo, i bollini mi verranno a costare 0,031 euro per ogni copia (1000 copie = 31 euro), mentre se voglio regalarlo dovrò comprare i bollini per copie omaggio, che costano 0,0181 euro per copia (1000 copie = 18 euro).

    Caso 2: creo un CD contenente opere depositate in SIAE (mie o non mie, non importa).
    Ai costi indicati al punto 1 vanno aggiunti i compensi per il diritto d’autore. Bisogna aggiungere un forfait fisso di 0,360 euro a copia per le copie omaggio, mentre per quanto riguarda le copie in vendita va calcolato il 7,4% del prezzo di vendita (al netto d’iva) da aggiungere al costo “nudo” del bollino. Queste “aggiunte” sono calcolate per un CD standard da 74 minuti contenente solo opere depositate in SIAE. Se il minutaggio di opere depositate fosse più elevato od inferiore, la percentuale ed il forfait scaleranno di conseguenza.

  24. ..mica è una rettifica. In caso uno voglia esser sereno sulla propria opera in CC, può pubblicarsi il proprio disco, mettendo il bollino da 0,018 cent (abbiamo appunto detto CC, quindi no siae) e REGALARLO a nonna.

    (tolgo i vari link, Adriano, che non mi sembra corretto fare una campagna pro-tuaazienda, visto che il discorso è generale, perdonami).

  25. Laflauta, ho scritto rettifica senza alcuno spirito polemico, volevo solo correggere e completare il dato perché i costi per bollino copia omaggio di non iscritti alla SIAE (non serve che siano rilasciati in licenza CC) sono di 0,0181 euro e non 0,18 cent o 0,018 cent come era scritto nel tuo post poco fa.
    Per quanto riguarda i link e l’azienda, avevo linkato un articolo di informazione sul bollino SIAE che abbiamo sul nostro blog completo di dati e numeri solo perché le persone che leggano questo post potessero farsi un’idea chiara con maggior precisione. Non stavo pubblicizzando nessun servizio ma cercando di far circolare un’informazione importante. Se non si potessero linkare aziende non potremmo piu’ linkare neanche i vari giornali, siti, twitter, youtube, google…

    Ad ogni modo ci tengo a dire che patamu ha il solo scopo di sostenere sé stessa ed i suoi servizi, facendo sì che chi ha necessità professionali molto elevate possa dare un contributo per sostenere i nostri servizi gratuiti. Siamo azienda (giovanile e riconosciuta legalmente come socialmente innovativa) a causa di un concorso che ci ha dato i fondi per crescere e sopravvivere imponendoci di inquadrarci legalmente in questo modo. Io per vivere e campare giorno dopo giorno faccio il dottorato e lavoro a Patamu di notte. Scusa la precisazione personale ma per me era doverosa…

    Per la cifra del bollno ripeto, non c’era nessun intento polemico, davvero. Se hai interpretato come critica il mio riferirmi ad una “rettifica” mi spiace e mi scuso.

  26. Ho capito, grazie.
    L’unica è riporre la chitarra nella custodia e la penna nell’astuccio.
    O continuare a scrivere solo per il piacere e l’esigenza di farlo.

  27. Tanti auguri a tutti:
    – alla flauta per la sua lotta contro i mulini a vento (io ho smesso di lottare da quando ho smesso di credere sia in questo stato, sia in questa nazione…)
    – a Gino Paoli (che per le risposte che da sono certo lo vedremo presto candidato in questo o quel partito politico, se già non lo fosse…)
    – a tutti quelli che pensano di poter vivere in Italia esprimendo il proprio talento creativo
    – a tutti quelli che pensano che la musica possa risollevarsi dallo stato in cui (nessuno escluso) ce l’abbiamo fatta finire.

    Io, a prescindere da tutti e da tutto, continuerò a scrivere e cantare le mie canzoni a chi le vorrà ascoltare…

    Vi voglio bene…

    Peace and music!

    Andy

  28. Ciao a tutti! Innanzi tutto complimenti per il post, molto interessante.

    Volevo farvi una domanda un pò out topic.

    Per aprire una casa discografica (in Italia) con uscite esclusivamente in formato digitale, ed essere legalmente garantiti sui diritti di publishing, bisogna per forza passare tramite la SIAE o posso iscrivermi ad un servizio di un canale estero?
    Perché ovviamente dovendo essere associati con SIAE i conti non tornano e sposti il tuo even break point a mai più.

    Ho letto che:
    “Per incassare i diritti d’autore senza passare dalla Siae, che in Italia detiene un discusso monopolio, puoi comunque affidarti a società estere (in Spagna, in Inghilterra, in America) dove le tariffe sono enormemente inferiori. Calcola sempre che, nel caso in cui i tuoi proventi provengano dall’Italia, passeranno comunque attraverso la Siae che si decurterà dal tuo compenso una propria commissione.”

    Ma questo è esclusivamente per i produttori o posso associarmi anche io con un servizio estero e pagare delle esclusive commissioni per quello che riguarda i proventi sviluppati su suolo Italiano?

    Sperando di ricevere delucidazioni anche parziali sulla questione, vi ringrazio in anticipo!
    P

  29. Puoi iscriverti ad una società estera, certo. Alcune di queste (alcune americane di sicuro) hanno l’opzione di poter gestire direttamente i propri diritti anche all’estero, dribblando la Siae.
    Oppure hai un’altra alternativa: evitare a pie’ pari la questione ed agire di Common Creative. ne hai benefici tu e ne hanno gli artisti che promuovi. Ti rimando ad un articolo uscito proprio oggi che spiega l’esperienza di una di queste etichette.

    Ah… grazie per il “voi” ma qui non si è una redazione, si è solo una (e pure bionda) musicista con buona volontà 🙂

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/29/siae-etichette-senza-licenza-come-fare-musica-in-creative-commons/794234/

  30. Mi fa sorridere Francesco che dice “aggiornate i dipendenti, mettete qualche ragazzo sveglio”…. Ci rendiamo conto o no che la Siae e’, da sempre, il luogo dove piazzare gli amici dei politici, chi ti ha fatto un favore, i parenti ecc.ecc. ? Per esperienza personale a Roma in Siae ci sono andato spesso e la prima volta ci rimani male. 50 uffici, 4 o 5 che lavorano. E gli altri dove sono ? Boh. E’un carrozzone che tutti vogliono lasciare cosi’com’e’, perche’se fosse una societa’privata, con i costi di gestione che ha avrebbe chiuso dopo sei mesi. Perche’credete che non sia ancora stato adottato un sistema di monitoraggio online delle esecuzioni nelle serate, con tutte le possibilita’tecnologiche che ci sono ? Perche’a qualcuno fa comodo che si compili tutto a biro, cosi’per ogni brano sbagliato tutto il ricavato della serata va in un calderone dove poi chi sa come fare si ripartisce l’utile. In 30 anni ho fatto tutti gli esperimenti possibili per valutare quanto renda un’esecuzione e non ci sono mai riuscito, devo fidarmi di quello che mi mandano. Ho provato anche ad eseguire 5 brani miei di cui nessuno (a parte la Siae, alla quale sono depositati) sapeva l’esistenza (e quindi nessun altro oltre me avrebbe potuto eseguirli) in una stessa serata. Uno ha reso 15 centesimi, altri due 1,21 Euro e gli ultimi due nemmeno pagati… In base a cosa e’stata fatta questa ripartizione ? Alla lunghezza del brano ? No, perche’oltre i 30 secondi sono tutti uguali ai fini della ripartizione (parlo di musica leggera). Ma anche tanti altri esperimenti : brani in mix di cui uno pagato e uno no, e via di questo passo. E non vale neanche il discorso della ripartizione a campione, perche’se un bollettino e’stato estratto (perche’solo una percentuale dei bollettini viene ripartito analiticamente) per essere ripartito, come c’e’segnato un brano c’e’segnato anche l’altro. E allora ? Scusate il pessimismo ma ormai comincio ad essere vecchio e stanco di incazzarmi,,,, Guardatevi questo che e’meglio (riferito al discorso di Francesco) http://www.corriere.it/cronache/12_giugno_26/grande-famiglia-dipendenti-siae-quattro-su-dieci-legati-da-parentela-sergio-rizzo_37f7a81e-bf53-11e1-8089-c2ba404235e2.shtml

  31. ciao a tutti, domanda semplice:
    un mio brano (non registrato in siae) è stato inserito in un cortometraggio 5 anni fa e il suddetto corto è stato proiettato pubblicamente in diverse occasioni. Nel caso in cui io in data odierna depositassi il brano, riceverei i compensi del passato? O li comincerei a ricevere solo da questo momento per riproduzioni future? grazie

  32. Chi pensa che la SIAE gli paghi l’avvocato in caso di plagio è solamente un povero illuso. La SIAE afferma soltanto che tale opera è stata depositata quel tale giorno e succhia il 90% dei diritti d’autore incassati. L’avvocato lo deve pagare sempre chi fa causa.
    La BMI (americana) ti permette di utilizzare le tue opere senza bisogno di pagare NULLA, mentre con la SIAE se vuoi suonare le tue composizioni devi PAGARE…
    Con la BMI funziona così: tu comunichi che tale giorno a tale ora, farai un concerto, una manifestazione o farai utilizzare le tue opere a “tizio” e rinunci ai compensi. Basta comunicarlo da tre giorni prima a tre mesi dopo l’evento e sei a posto.
    Alla BMI serve solo per evitare di pagarti i diritti che non sono stati riscossi.

  33. Fino a quando i grandi autori, continueranno a farsi tutelare dalla SIAE, nonostante i compensi siano percentualmente bassi (ma ci sono, per es. piccoli autori percepiscono assegni anche di 3000€ l’anno) parliamo del nulla.
    Jovanotti per fare un nome “mainstream” percepirà diversi soldini dalla SIAE. Non ci rinuncia, quindi la SIAE gli fa comodo. Punto. E la ruota va avanti così.

  34. Salve
    ero iscritto anni fa alla siae come compositore di musica contemporanea classica ho pubblicato con vari editori stranieri tranquillamente con contratti chiari che non citavano nessuna società per i diritti d’autore, io sto bene così non ho intenzione di pagare e tanto meno associarmi ad una società strozzina, la siae va bene per la musica leggera e per i cantati noti, gli altri non esistono e le tasse pagate vanno proprio a questi signori spacca ugole per farli sempre più ricchi, da me la siae non avrà mai più nulla per me può fallire domani.

  35. Anna anche io mi sono bello che rotto i cosiddetti della SIAE, ormai sono arrivato al punto che compongo e suono brani che non deposito più, non pago SIAE da anni e lei non paga me, andassero a morì ammazzati sti deminquent strozzini, molto se ne sono andati dal carrozzone e anche io …l’emorragia continua. Ciao Bionda

  36. Salve vorrei delle info…quando si fa un concerto in un locale sia pubblico che privato eseguendo brani brani propri non SIAE bisogna chiedere il permesso SIAE e pagare la SIAE?

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