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Posso davvero non pagare la Siae? Ed è giusto non farlo?

Posso davvero non pagare la Siae? Ed è giusto non farlo?

Dopo la mia lettera aperta al Ministro, e relative risposte del Ministro stesso e del Presidente della Siae Gino Paoli, molti mi considerano un punto di riferimento per una sorta di guerra dei musicisti contro la Siae.
Chiariamoci: io vado proprio nella direzione opposta. Io non voglio abolirla, voglio semmai farla funzionare.

Mi hanno in molti tirata in causa dopo un altro articolo virale sulla questione, ma parliamo di cose molto diverse.
La legge sul diritto d’autore è del lontano 1941, chiunque abbia sottoscritto un qualsiasi contratto riguardante i propri diritti d’autore sa bene che si porta dietro una serie di clausole bizzarre (tipo l’obbligo di stampa di 300 copie, che uno pensa “mi ristampano i dischi?” ma invece si riferisce ai libricini con musica e testi che si usavan negli anni 50) ed è decisamente obsoleto, oggi.

Distinguiamo bene: se uno vuole esser convinto di registrare a proprio nome un brano, non serve la Siae, basta la storica ricevuta di ritorno per una busta coi propri spartiti, sigillata, autoinviata. Oppure ci si appoggia a servizi esterni, basta un giro sul web e ce ne sono moltissimi. Ma la questione diritto d’autore è un’altra cosa.

La Siae paga i diritti d’autore. Li paga poco e male? Questo è un altro discorso.
Uno registra all’estero i propri brani (BMI, SACEM, GEMA, ecc)? Se i brani girano in Italia, per radio o per propri live, passa comunque tutto attraverso la Siae, che ha mandato dalle altre (e quindi la quantità di diritti incamerati sono i medesimi, in quanto è sempre Siae a controllare in Italia), che però si tratterrà una propria quota. Quindi si risparmia in  quota annuale (all’estero sono molto più economici) ma si guadagna in diritti molto molto meno.

Uno NON registra i propri brani? E’ macchinoso, per chi non è avvezzo con la burocrazia, deve comunque versare una cifra per il permesso Siae che poi verrà restituita, ma è esente dal pagamento Siae. Per i propri brani però. Se solo ci mette un arrangiamento di un brano di altri, o esegue un pezzo di Morricone, paga.
E’ sbagliato? No. Io, signor Morricone, scrivo un brano e se tu lo suoni fuori mi paghi i diritti. Esattamente come se mi suoni un brano della flauta, o smerci una sua foto in bikini per pubblicizzare un aspirapolvere, la paghi. E’ corretto.
Quindi mettiamo l’ipotesi che non registriamo nulla in Siae quindi non la paghiamo. Bene. Poniamo il caso che (succede, succede) qualcuno mette un nostro brano come sigla di un cartone animato o di una pubblicità (non parlo di ABUSO, ma di semplice USO). Che si fa?
Ci siamo mandati la busta a casa, bene, possiamo rivalerci con avvocato su chi usa la nostra musica e verificare i termini per un compenso. Quanto ci costa un avvocato?……. Okay, lasciamo stare, ascoltiamoci la sigla ogni pomeriggio e stiamo felici così.

Se invece siamo iscritti alla Siae, segnaliamo e la attiviamo in modo che (mettichesisiadistratta) recuperi i nostri diritti. Ribadisco, per l’abuso (mia musica che esce a nome di un altro) ci attacchiamo al tram, ma per meri diritti loro lo fanno, ne ho avuto più volte conferme.

Ma veniamo ancora al discorso Musica originale non registrata in Siae. Adesso si parla che non serve più autorizzazione e borderò, esattamente come mesi fa si parlava dei bollini sui CD non più obbligatori, come della legge (ma era solo una proposta, sospesa) della musica dal vivo liberalizzata come in Inghilterra….. Raga, è il web. Al primo controllo Siae cosa facciamo, gli mostriamo uno screenshot di un blog?… Informiamoci bene.

La vera “battaglia” non è “contro” qualcosa, è a mio parere abbastanza inutile straparlare e bestemmiare sulla Siae. E’ palese che non funziona, che ha poteri fortissimi che vogliono mantenere le cose così come sono. Ma i tempi cambiano. Noialtri dobbiamo farle cambiare.

La questione è: non ci interessa il diritto d’autore? Okay. Ma la fetta di programmi musicali più grossa è costituita da musiche di altri autori, italiani ed esteri, che il diritto d’autore lo vogliono. Quindi si paga lo stesso.

Insisto: la Siae va riveduta e corretta, anche se per piccoli passi, oppure va liberalizzato il mercato, con altre società che facciano la medesima cosa ma creando concorrenza, e trasparenza vera.

Chi lo può fare?…. la politica. Porco mondo.
Continuiamo a far rumore, è da lì che devono cambiar le cose.