Sfogliato da
Tag: siae

Siae vs tecnologia, non ce la possiamo fare.

Siae vs tecnologia, non ce la possiamo fare.

Tredici. Di giugno. Non quel tredici lì, quello delle cassette, ma quello dei dischi, dei borderò, dell’Assemblea Siae. 
Ma sempre di suspence e di terrore per tutta la puntata si tratta.
La Vostra, qui, non è andata a Roma ma il resoconto può farlo, è necessario: la segue via streaming.

Eh, streaming. Fai presto a dire streaming. Dovevi passare il primo livello (‘a telefonata cor còre de ròma) nel quale dovevi comprendere le indicazioni del gioioso telefonista Siae per accedere alla votazione online. Quindi verificare la Pec gentilmente offerta da Siae, mandare documenti, attendere sms, prendere codici, bla bla, tutto traducendo dal prepotente accento romanesco che esce qua e là da un sottofondo che manco al mercato del pesce con le moeche in offerta.
La cosa commuovente: il telefonista che ti ringrazia. E tu sai che è sincero. Le bestemmie che si deve prendere quotidianamente appena pronuncia “La chiamo da parte di Siae….” le conosce solo lui.

Inizia l’assemblea, parla il Gran Mogol di Siae, Filippo Sugar (nessuna parentela con quello sul tetto che aspetta Lorella Cuccarini). Illustra la situazione attuale, dopo 5 anni di grandi innovazioni. Il portale autori, il borderò online, il deposito online, cosucce che chiesi a gran voce a suo tempo e che finalmente sono fruibili da tutti noi associati. Se funzionassero.
Poi Sophia, il cervellone che seziona tutta la musica ovunque e che ci succhia fuori i diritti che ci spettano. Uhm.
Poi altre cose (ma non essendo io un organo Siae, non sarò esaustiva) e la sensazione che “Evvai, abbiamo passato il gap. Siamo fichissimi, ora funzionerà tutto, viva l’innovazione! Vedi, vedi che la Flauta si lamentava tanto, eh, adesso di cosa ti lamenti, che funziona tutto? Eh? Eh?“.

Scherzi a parte, l’ottimismo prevale. Gli interventi dei rappresentanti delle liste sono dello stesso tenore, poche polemiche e molta voglia di fare.
“Dai, la sufficienza gliela diamo quest’anno, si è impegnato”.

E ora via, si vota! E quest’anno per la prima volta anche da remoto! Chi non può andare a Roma, chi non può delegare (delega notarile, mica due righe via fax) può fare da casa, come me, con la procedura che mi consente di far valere i miei miseri voti (sono in base al proprio “fatturato” Siae) ed assistere “come se fossi lì” all’assemblea.
Inizia. A Roma vanno tutti verso le postazioni coi tablet, ognuno col proprio badge con caricate eventuali deleghe. Io a casa attendo l’sms col codice per poter votare. Attendo. Attendo. Atten(okay, avete capito).

“Ehm, scusate, c’è un problema, nella scheda sui tablet manca una lista” “Dobbiamo rifare da capo”
(“ma la gente è fuori dalla sala, alcuni sono andati a casa” “ma fermateli alle porte” “richiamali” “hai il numero di telefono?” “no vabbè, che si fa?”)

I microfoni del palco sono aperti. Via streaming seguo impotente alla tragedia. Nel frattempo non han caricato nemmeno la delega del signor Cutugno Salvatore (…), diamine. Anche questa ci voleva. Fermi tutti. Chiama Esercito.

Passa mezz’ora. I commenti (e le telefonate a casa) risuonano nello streaming, inclusi suggerimenti inquietanti. “Beh, l’assemblea non è chiusa, quindi se sono andati a casa colpa loro, amen, andiamo avanti“. Sono basita.
Brusio in sala, polemiche, panico. Fermate le porte, chiudete le finestre, chiamate a casa, contiamoci, di chi è la colpa di tutto questo?
Il popolo dello streamNO COSI’ NON MI PIACE Gli associati che seguono la diretta comprendono che la colpa è della società incaricata del voto informatico, grazie alla soffiata di qualcuno che esclama “….otto mesi debbbando, in svizzera, sto cazzo, dovevamo annà proprio in svizzera!“. Okay, abbiamo capito.

Sugar prende la parola. E’ il giorno peggiore della sua vita. E’ presidente dimissionario, sperava di scamparla, finalmente, e invece. Chiede scusa, non è colpa mia, sono mortificato. Ti viene da abbracciarlo, lui e la sua camiciola bianca, che si erge sopra i mal consigli di chi vorrebbe in qualche modo “far lo stesso” “tenere un basso profilo”. Lo dice chiaro, Siae e quest’assemblea non meritano questo. Si rifà. Si riconvoca l’assemblea, si rifà la votazione.
S’alza forte l’urlo del malcontento. Non inquadrati gente che sventola deleghe da rifare, biglietti del treno da rimborsare, s’odono le voci dei noti della direzione che si chiariscono vicendevolmente le idee.
Il mio sms non è arrivato, ovviamente.

Termino lo streaming con la tristezza del volto del buon Sugar, che sperava che almeno questa andasse dritta. Rassegnato. Si cercherà una nuova data, una nuova sede, si chiederanno i danni alla società svizzera, si rifaranno deleghe, biglietti del treno, convocazioni, bla bla.
E’ chiaro, raga. La tecnologia ci è contro. A prescindere.
Ma noi musicisti lo diciamo da anni: meglio usare la matita che Finale craccato.
Facciamo ad alzata di mano, daje Fili’. Va bene uguale.

Del perché non parlo più di Siae

Del perché non parlo più di Siae

Molti anni fa, quando ancora il presente blog veleggiava su Splinder, scrissi un divertente post su “Come farsi un amante“. Era ovviamente ridicolo, ironico, un post da cazzeggio, ma santiddio, all’epoca non ci si prendeva troppo sul serio. Beh, nel tempo la parte dei commenti divenne una sorta di posta del cuore, svelando tutto un mondo di fedifraghi alla ricerca di sistemi infallibili per scoprire come si trova un amante, come si sopravvive senza disintegrare la relazione ufficiale, trucchi e metodiche comprovate per farla franca… ed ovviamente “Lascerà mai la moglie per me?” (No, fanciulle, no, se la lascia dovreste sorbirvelo da sole e no, non è per niente bello. Ringraziatela, la sua santa moglie, che si prende il peggio di quell’uomo al posto vostro).

Per parecchi anni è stato divertente. Io sono ben poco bigotta su quell’argomento (pe’ forza, non son più sposata…) e notoriamente infedele, ero già abituata a sentirmi chiedere “consigli” dagli amici in RL, non è stato un problema.

Poi ho iniziato a scrivere di Siae.
Prima la famosa lettera al Ministro, con risposta del Paoli, titoli immeritati su qualche giornale, visibilità che ho sfruttato per iniziare un’opera di divulgazione, novella Alberta Angela dei musici, su Siae, borderò, diritto d’autore, collecting alternative, con il supporto di amici più esperti di me per i quali facevo da megafono.
E’ stato sconvolgente scoprire la supponente ignoranza di tanti, troppi colleghi, spinti “a prescindere” contro la Siae, senza però conoscerne nemmeno vagamente i meccanismi. Oh, s’intende, non son mai stata una simpatizzante, nemmeno mi son mai messa a difenderla, ma non ho l’abitudine di straparlare di qualcuno/qualcosa per sentito dire, stile tifo da stadio, scritte sui muri, insulti da bar sport. (Sì okay, potrei dire “frase sui social sotto notizia politica seguita da 11”, capireste meglio).

Poi sono arrivati inviti a conferenze (sempre a titolo gratuito), consulenze telefoniche, via chat, durante le prove, per strada, a volte da amici e colleghi che manco un caffé, un saluto con una mano, e pure INDISPETTITI se non avevo tutte le risposte alle loro domande.

 

Che poi. La risposta che vorrebbero dessi a tutti è “Ma certo, sfancula la Siae e vai con la XXXX che ti fa tutto aggratis però guadagni tantissimo”. E invece.

 

Ecco, amici, colleghi, simpatizzanti, benemeriti sconosciuti: io sono un musicista. E’ questo il mio mestiere.
Posso darvi una dritta, ci mancherebbe, come spesso succede quando ci si consulta per cambiare microfono, effetti, boh, parrucchiere. Ma basta, vi prego, basta considerarmi il vostro consulente di fiducia, perché mi avete tolto la vita in tre anni.
Quel che vi consiglio è fare qualcosa per voi stessi: informarvi, sempre, perché le regole cambiano velocemente ed è IL VOSTRO MESTIERE sapere come funziona il diritto d’autore, come si compila un borderò, come mettere i bollini dei vostri cd.

Lo sapete che ora il borderò si può fare online? Lo sapete che per un concerto jazz NON dovreste compilare il borderò dei concertini ma quello Blu, che vi conferisce TUTTI i vostri diritti? Sapete che, invece che lamentarvi, potreste segnalare un mandatario malandrino direttamente alla Siae, agilmente con un messaggio privato su Twitter o su Facebook?
Ed ancora: siete soci di SOS Musicisti, dell’Acep, di qualche sindacato di musicisti, o almeno ne seguite gli aggiornamenti?

Bene. Fatelo. Informatevi. Vogliamo esser considerati al pari di ogni mestiere? Non siate cialtroni, allora, informatevi. Difendete il vostro lavoro.

E se invece ci tenete a chiedermi qualcosa lo stesso… offritemi da bere, organizzate una data insieme, siate gentili. Almeno, gentili.

 

Come depositare un’elaborazione di un brano di altri

Come depositare un’elaborazione di un brano di altri

Ipotizziamo di voler depositare in Siae, invece che un nostro pezzo originale, un nostro arrangiamento. Non intendo solo cambiare organico, tipo La Flauta che vuole arrangiare il Tristano e Isotta di Richard Wagner, per flauto, piano, voce recitante e diggey… ma una propria versione, con testi differenti e accordi pieni di undicesime diesis e drum’n’bass che pompa.
Lo arrangia, lo incide, lo suona anche in pubblico: che si fa, scriviamo “R. Wagner” sul borderò, anche se oggettivamente è una estrema elaborazione dello spartito del buon Richard?

Ve lo dico: io di solito, amen, scrivevo proprio R. Wagner. Stessa cosa quando suono la nostra versione di Teardrop, dando i diritti ai Massive Attack, o al buon Herbie Hancock per Maiden Voyage, anche se ci somiglia pochissimo.

E se invece volessi depositare e ricevere i diritti per la mia elaborazione di un brano, posso farlo?

Sì. Posso farlo. Non è una passeggiata, non è detto che mi riesca, ma posso farlo.

Un po’ è descritto sul sito Siae, un po’ (molto di più) mi è stato spiegato dal mio amico Luca Ruggero Jacovella, mio insostituibile mentore.

Innanzitutto: il termine usato da Siae è elaborazione creativa, quindi non vale fare un arrangiamento di Tanti auguri a te per coro gospel:  deve avere una valenza artistica.
E bisogna esserne certi, perché non è un deposito “automatico”, bensì dovrà essere vagliato da una commissione Siae (il Comitato Elaborazioni della Divisione Musica) per la modica cifra di € 12,40 + IVA 22% come diritti amministrativi di procedura. Alla fine, se verrà considerata genuina elaborazione creativa, gli verrà assegnato un “punteggio” in ventiquattresimi (il diritto d’autore è sempre diviso in ventiquattresimi).
Quindi il Tristano della Flauta, con buona pace dell’amico Wagner, potrebbe diventare “DallaValle-Wagner/TristanUndIsolde” e fruttarmi 4/24i del diritto d’autore.

Ipotizziamo invece ch’io voglia incidere una mia versione del successo di Laura Pausini “La solitudine”, quindi un brano non di pubblico dominio.
In tal caso, sempre che sia una valevole elaborazione creativa, la commissione non serve. Yuhhu.
Però, visto che il brano non è di pubblico dominio, devo chiedere autorizzazione all’autore e all’editore. E anche se magari io e Laura Pausini siamo amiche su facebook e ci mandiamo i poke (no, vabbé), Laura non è autore, devo chiedere a  Angelo Valsiglio e Pietro Cremonesi, autori delle musiche, ed ad Federico Cavalli, autore con Cremonesi del testo. Inoltre, devo trovare l’editore (e devo arrangiarmi, Siae può solo fornirmi gli elenchi degli editori per contattarli) e chiedere il suo consenso. Anche in caso di solo riadattamento del testo (una versione in veneziano della Solitudine potrebbe svoltarmi la carriera) prevede la medesima procedura.

Insomma, tutti quanti devono autorizzarmi e sottoscrivere la “Dichiarazione di espresso consenso all’elaborazione”. Inoltre, presenterò anche il Modello 150/B, ovvero una bella relazioncina su come ho trasformato La Solitudine in un brano che spazia dal Jazz alla Jungle con testo in veneziano, con una valenza creativamente interessante.

In tutti i casi dovrò presentare, come sempre, spartito dettagliato dell’originale e della mia elaborazione, o supporto sonoro se non tutto è trascrivibile su pentagramma.

Ne vale la pena?

Forse sì, forse no. Dipende. Molti di noi incidono proprie versioni di brani di altri, regalando i diritti anche se la propria versione è innegabilmente differente. Ma visto che qui vogliamo esportare creatività, e non cloni di musiche di altri, esorto tutti a provarci.

Io, col Tristano di Wagner, ci sto lavorando. Sai che figo. DallaValle/Wagner. Madonna santa.

Come tutelare la propria musica senza passare dalla Siae

Come tutelare la propria musica senza passare dalla Siae

Siae, non Siae, collecting estere, collecting italiane alternative… Troppo spesso ti passa la voglia di comporre. Approfitto della chiacchierata con Luca Ruggero Jacovella* su Soundreef della scorsa puntata, per provare a trovare una soluzione utile per i giovani autori.

Intanto: scrivo musica, sono giovane, vorrei tutelare le mie canzoni: devo per forza iscrivermi alla Siae?

No. Il costo annuale di iscrizione alla Siae non è ammortizzabile con i proventi dei borderò dei concerti, soprattutto per giovani autori che compilano prevalentemente borderò rossi (che non corrispondo a “riscossione certa” dei diritti) e che hanno difficilmente passaggi in radio o tv (attenzione: se il vostro brano passa in una radio locale, ed a volte anche in alcune nazionali, i diritti sono anche in questo caso non analitici. Ovvero, la radio paga un forfait di diritti che verranno distribuiti agli autori che “vengono trasmessi più frequentemente”, italiani e stranieri. Quindi, niente corresponsione certa, a meno che non siate Beyoncé).

Quindi servono alternative. Chiediamo a Luca.

  • Luca: Oggi è possibile tutelare le proprie opere dal plagio, ovvero poter dimostrare agevolmente la paternità delle stesse, in maniera telematica, a costi ridottissimi, e senza passare per SIAE (i cui costi anche per questa tipologia di servizio sono molto alti). Le principali soluzioni che conosco sono due: Patamu.com (piattaforma di deposito che collabora con Soundreef), e Tutelautore.com (portale di uno studio di avvocati). Entrambe rilasciano una “marca temporale digitale”, che, attraverso un sistema di crittografia, lega in maniera univoca l’opera (musica, poesia, saggio …) ad una data certa.
    E’ possibile anche scegliere il tipo di licenza con la quale diffondere l’opera, se in copyright tradizionale o “creative commons”. Patamu chiede un’offerta libera, mentre Tutelautore chiede solo 1 euro per ogni deposito di opera.

Una volta si diceva che bastava autospedirsi in raccomandata una busta con dentro i propri brani incisi, tenendola chiusa come prova. Ora si aggiunge che basta una registrazione di un live, magari pubblicato su YouTube o Vimeo o Soundcloud… Proviamo a chiarire bene la questione? Lo spauracchio del “plagio”, peraltro ben complicato da dimostrare in un tribunale, è un problema molto sentito.

  • Luca: la legge sul diritto d’autore, per quanto obsoleta in alcune cose, riconosce però la paternità della creazione (da cui il diritto dell’autore) nel momento stesso in cui nasce l’opera, senza alcuna formalità.
    E’ chiaro che però tale paternità va dimostrata, in caso di plagio. Anche la testimonianza di qualche ascoltatore potrebbe far fede. Per cui ogni strumento o testimonianza possono essere sufficienti, come anche la pubblicazione di una registrazione, di un video… ma ritengo non siano strumenti o supporti eterni: la pagina di pubblicazione del video potrebbe essere cancellata, il server di un sito potrebbe sparire…
    Per cui, ribadisco, la “marca temporale” è la migliore soluzione, agevole, sicura, economica e moderna. Anche con 1 solo euro di costo per un’opera intera. 

Aggiungo il fatto che non essere autori Siae ha una ulteriore facilitazione: suonando solo brani propri si può evitare il pagamento del borderò da parte dell’organizzatore del concerto, trattando direttamente il compenso per i propri diritti, rilasciando una certificazione che dichiari che i propri brani non appartengono al repertorio Siae

Luca, ma tu che ci bazzichi spesso ed hai il polso della situazione… com’è il clima in Siae? Davvero stanno cambiando le cose?

  • Luca: In SIAE ci sono almeno due “anime”: chi davvero sta lavorando alacremente per riformare tanti aspetti (da una più fedele ripartizione pensando ai “piccoli” autori, dal borderò elettronico all’abbassamento delle quote, ad un sistema più moderno e trasparente), e chi invece, per natura professionale o sensibilità diciamo “diversa”, pensa di più alla gestione economica della Società, attraverso investimenti immobiliari e quant’altro…
    Tra le persone emerite, vorrei menzionare Alessandro Angrisano, membro del Consiglio di Sorveglianza e Presidente Acep.
    In sostanza, qualcosa si sta muovendo, ma i tempi sono molto più lenti di quanto avviene in società più moderne e più piccole.

Okay. Attendiamo fiduciosi.

*Luca Ruggero Jacovella, musicista, consulente tecnico in Musica per il Tribunale di Roma, ha redatto un appello pubblico e relative linee guida per il riconoscimento del diritto d’autore nelle improvvisazioni jazz. Collabora con SosMusicisti

(Avete domande o volete delucidazioni? Chiedete, nei commenti, e vi sarà risposto. Guai a voi se vi lamentate di Siae, però, eh. Qui cerchiamo soluzioni, mica rissa…)

Soundreef, oppure i miei diritti me li gestisco da solo?

Soundreef, oppure i miei diritti me li gestisco da solo?

E’ un po’ che amici e colleghi mi chiedono cosa ne penso di Soundreef… ne ho parlato anche con Luca Ruggero Jacovella*, mio buon amico nonché punto di riferimento su norme, guazzabugli e leggende metropolitane sulla Siae ed il diritto d’autore. Insomma, uno di quelli che dialoga, che prova a cambiare le cose in Siae (grazie a lui e a Victor Solaris di SosMusicisti è stata abolita la norma allucinante di “sovrapprezzo” per esecuzioni oltre i 3 musicisti…) e non si lamenta e basta dietro un monitor. Cerchiamo insieme di dipanare un po’ di questioni.

borderò

  • Soundreef Live è l’alternativa alla Siae? Quindi se mi associo non pago più la Siae?

Non è del tutto così.
Soundreef è un’alternativa alla riscossione dei propri diritti senza passare attraverso Siae. Ma possiamo farlo pure da soli.

L’autore può benissimo contrattare, oltre al cachet, anche i diritti dei propri pezzi. Quindi: ci si può affidare a se’ stessi, invece che a Soundreef, prendendo il 100% dei propri diritti, mentre Soundreef te ne assicura il 68%.

Quindi: “ciao, sono il gruppo “laflauta&iballaballa”, sono 10 fiorini di cachet più 2 fiorini di diritti. Non serve chiedere e compilare il borderò, ti rilascio una certificazione in cui ti dichiaro che sono pezzi miei e non sono autore Siae”. Apposto così.

Nel caso in cui si ritenga complicata questa “contrattazione” dei diritti, la soluzione Soundreef può essere una valida alternativa: hanno una metodica simile a Siae (permesso – ma online, borderò – ma online, deposito brani – tramite altro partner, e pagamento diritti – ma sempre analitico) oltre ad un’assistenza legale. Ma attenzione, parliamo SOLO di brani “inediti”, niente cover ne’ brani di altri. 

Luca:   Si, è proprio così.
L’artista (non iscritto a SIAE) può trattare autonomamente i propri diritti d’autore, così come il cachet della serata. Oppure, se una band propone solo ed esclusivamente proprio repertorio autorale,  si può passare a Soundreef. Si evita di dover contrattare di volta in volta i propri diritti (magari capita di vederli anche negati perché “comunque si viene già pagati per suonare …”).
Se però la band, o i singoli musicisti, prevedono di suonare anche solo qualche rara volta, un brano “famoso” del repertorio mondiale, allora costringerebbe il locale a richiedere ben due permessi: uno a SIAE per anche un solo brano noto, ed uno a Soundreef per le proprie opere.

Ricordiamoci di specificare di nuovo che chi è già iscritto Siae NON può contrattare da solo i propri diritti col locale. Il rapporto di adesione, o di “mandato”  è esclusivo, e la contrattazione dei diritti è collettiva.

  • Spesso si rimane in Siae perché si hanno diritti che provengono da lavori che passano in radio o televisione, mentre i diritti che passano attraverso i live scompaiono nelle pieghe del borderò rosso…  E’ possibile aderire a Soundreef  “a metà”, ovvero solo per i concerti?

Luca: E’ possibile, entro il 30 settembre di ogni anno, comunicare a SIAE la “limitazione di mandato” per una categoria di diritti,  valevole per l’anno seguente. Quindi, nel caso da te citato, l’autore può rimanere iscritto SIAE raccogliendo diritti su diffusioni radio-televisive, ed iscriversi a Soundreef per la sola musica “live”.

Ancora una specifica: il problema vissuto in prima persona dai musicisti “piccoli autori”, che non percepiscono quanto dovrebbero in base all’attività live, è vero esclusivamente nell’ambito dei permessi per “trattenimento/già concertini” (borderò rossi). Mentre invece, nei permessi per “concerti” (borderò blu) ed anche “trattenimenti con ballo” (sempre rossi ma con voce d’incasso diversa), la ripartizione avviene in modo analitico (e quindi, i diritti di ogni brano inserito nel borderò vengono corrisposti all’autore). 

Però il borderò blu, che dovrebbe essere quello corretto per il jazz, io stessa lo vedo di rado (nella foto: l’ultimo borderò che ho compilato…rosso….), e non parlo di locali, ma di teatri, festival…. Costa di più, ed alla fine Siae “favorisce” il locale (che per carità, versa comunque troppo) cercando di fargli pagare il minimo, a scapito dell’autore (per la quale Siae dovrebbe lavorare…).

Luca: Si è vero. Il permesso per concerti (borderò blu) ha un costo minimo di circa 100 euro + iva, quindi anche più del doppio di un permesso per trattenimenti. Ma qui entra in ballo anche un criterio di valutazione molto discutibile applicato dalla SIAE: loro distinguono in “Spettacoli/Concerti” quando il pubblico è “passivo”, e in “Trattenimenti/già concertini” quando il pubblico è “attivo”, e l’evento musicale assume carattere accessorio rispetto all’attività principale del locale. Può sembrare surreale ma queste sono le “categorie” di pensiero applicate.

Quando guardiamo le foto e i filmati d’epoca del jazz in America, con tutti i grandi che hanno fatto la storia di questa musica suonare davanti a tavolini con bicchieri e a un pubblico giustamente “partecipativo”, beh … applicando le categorie usate dalla SIAE, sarebbero tutti “Trattenimenti”, quindi una forma inferiore allo spettacolo d’arte vero e proprio! Da cui la ripartizione non-analitica (“perché tanto si intrattiene con i maggiori successi già identificati …”).

Vorrei concludere col mio solito “sermone”: c’è bisogno veramente di nuove forme di pensiero e di cultura musicologica per gestire i diritti derivati da attività creative degli artisti sempre più trasversali e innovativi rispetto al passato. E’ curioso notare però come anche la modernissima SoundReef adotti terminologie e parametri identici a quelli della SIAE.

Già, curioso….

*Luca Ruggero Jacovella, musicista, consulente tecnico in Musica per il Tribunale di Roma, ha redatto un appello pubblico e relative linee guida per il riconoscimento del diritto d’autore nelle improvvisazioni jazz. Collabora con SOS Musicisti. Ed è una gran bella persona (okay, questo non è nella biografia ufficiale).


Domani approfitterò nuovamente di Luca, parleremo di come tutelare la propria musica senza passare dalla Siae (consigliatissimo ai giovani autori).

(Avete domande o volete delucidazioni? Chiedete, nei commenti, e vi sarà risposto. Guai a voi se vi lamentate di Siae, però, eh. Qui cerchiamo soluzioni, mica rissa..)
#siaenograzie – gli appuntamenti a Mestre, 12 aprile 2014

#siaenograzie – gli appuntamenti a Mestre, 12 aprile 2014

1277865_10152248080194706_2134413700_oCi siamo, sabato è il 12 aprile.

Il buon Andrea Caovini è riuscito, sbattendosi abbastanza, a fare rete, a riunire noi musici di buona volontà ed esercenti di altrettanto buona volontà per organizzare una serie di eventi, tutti appunto nella giornata del 12 aprile 2014, sotto l’egidia del diritto d’autore, come diritto degli autori e non come proprietà della Siae.

Sia chiaro. Io non ce l’ho con la Siae. Sono un’associata, figuriamoci se. Faccio solo tutto il can can possibile perché voglio provare a cambiarla. A renderla trasparente, innanzitutto, quindi facendo informazione, e poi provando a spingere, assieme a molti altri, verso una vera svolta.
Una svolta con la testa dei musicisti, quelli che lavorano nel 2014, non quelli salvificati da un successo radiofonico negli anni 60/70/80, e che ora campano con il pagamento degli altrui borderò.

Quindi: la lista dei locali e musicisti che hanno aderito e relativi eventi la trovate qui, l’evento generale su facebook da poter condividere è invece quest’altro . Ricordate, ogni condivisione, like e partecipazione fa aumentare la risonanza dell’iniziativa (indicizzando la cosa). Quindi, se non potete partecipare almeno fisicamente, fatelo coi social: facciamo girare. Facciamoci sentire.

A Mestre (casa mia insomma) due locali e molti musicisti hanno autonomamente organizzato due eventi distinti. In entrambi i casi tutto ciò che verrà suonato è esente da qualsivoglia richiesta di pagamento di diritti d’autore: sono tutti brani in common creative, o improvvisati, o della tradizione. Io mi sto attivando per partecipare ad entrambe le jam che seguiranno ai concerti principali.

Siete tutti caldamente invitati, amici musici, sul palco; pubblico sostenitore (che paga la Siae su ogni device che acquista, siamo tutti azionisti eh..) in platea a dar man forte.

 

Il primo appuntamento in ordine di tempo è dalle 18 al Palco

1957684_684159881647600_4691883361257352479_o

“All’ora dell’aperitivo sabato 12 aprile: ad una resident band acustica, formata dal trio EVE (Elisa Vedovetto-Francesco Clera-Federico Della Puppa) e da Anna Maria Dalla Valle, si aggiungeranno via via altri musicisti che hanno già aderito all’evento, tra i quali Roberto Borghetto, Paolo Corsini, Toni Costantini, Michele Russo e altri che si aggiungeranno in una jam acustica nella quale agli echi ambient e spiritual jazz si sommeranno brani classici esclusi dal diritto d’autore, avendo superato la soglia dei 70 anni”

(cliccate sulla fotina per aderire all’evento su FB e per farlo girare)

 

 

Dalle 20 parte il secondo evento, al Palaplip di Mestre:  “ANKENO’ – Serata live per i diritti d’autore, contro i doveri d’autore”.

10012756_10151939071051707_2569534561428641499_o

20:30 –Mr. Wob & the Canes. Voodoo blues
21:30 – Salvi & Liberi Subito. Neoplasia veneta su corpi in decadimento
22:15 – Fabio Zona e i Supernova feat. Acoustic Spirit. Rock d’autore from Roma
Jam session finale

(cliccate sulla fotina per aderire all’evento su FB e per farlo girare, ve l’ho già detto prima!)

 

Condividete. Avvisate amici, stampa, chiunque possa esser utile.

Usate l’hastag #siaenograzie per dire la vostra, su twitter, su facebook.

E se passate ai due eventi qui sopra, passate a salutarmi.

 

Copia Privata? Equo compenso?

Copia Privata? Equo compenso?

Sono così stanca di parlare di Siae. Così stanca.
Ma in settimana ci son stati due avvenimenti: il resoconto semestrale, con cui ci mangio una pizza, e una zelante mail della sede centrale.
Quando mai Siae ci ha mandato una mail? Incredibile.

Forse vuole dirci che…

d’ora in poi comunicheremo così. Niente autorizzazioni, programmi musicali, modelli da ritirare in sede provinciale, ora è tutto online, basta con i mandatari (a volte truffaldini), basta con i depositi fatti per posta su modelli firmati in calce e scritti a mano, da adesso tutto viaggerà per email.

i borderò saranno online, compilati in parte prima in parte dopo in concerto. I controlli vengon fatti con programmini stile Shazaam o Soundhound. Tabelle precise e uguali per tutt’Italia. Ricezione senza errori del programma musicale e distribuzione dei diritti in modo analitico, quindi tutti, proprio tutti, specificatamente.

– sezione online in cui gli autori segnalano l’uso dei propri brani (trasmissioni radio, tv, spot..), così ne beneficiamo sia noi autori che la casamadre.

– libertà dell’autore di decidere per il common creative, qualora ne sentisse la necessità (beneficienza, eccetera).

– istituzione del diritto di improvvisazione e di arrangiamento, figata, come in Francia! Se incido un arrangiamento  e improvviso su “La Gatta” di G. Paoli, ora 1/12 è destinato a me!

– …. han deciso di equilibrare la tassa di iscrizione in base al “giro d’affari” di ogni autore… Quindi io che prendo meno di 50 euro l’anno pago meno di chi ne prende 500mila.

 

….ah no. Mi chiedono di aderire ad una petizione. Guarda, l’ha già firmata Baglioni, Gualazzi, Elisa, Pausini, Verdone (Verdone??), … manco solo io.
Spe’… è la petizione che “aumenta” la quota sulla copia privata? Quindi la pagherò pure io, o meglio, già la pago, semmai la pagherò di più, in quanto consumatore.  Sul telefono, sul tablet, sulla chiavetta USB.

Però ne guadagnerò io come autAH NO, guadagnerei solo se fossi tra i più “trasmessi” autori d’Italia.
Dicono che magari penseranno ad una quota per i giovani autori. Dicono, così, per fare bella figura.

Ma io non sono giovane. E faccio jazz. E mi trasmettono ogni tanto, ma boh, sul resoconto non c’è traccia. Ed il brano più trasmesso in radio è “Get Lucky”, ecco, i soldi andranno a Get Lucky, mica a Music Power.

Lo so che siamo una rogna, noi piccoli autori. La Siae dovrebbe esser fatta solo da loro vip, noi siamo inutili (fino a che non serva la nostra firma…). Il problema è che non ci è concesso fare una succursaleSiae-per-sfigati, abbiamo una unica opzione, per legge.

Quindi? …  Non so voi. Ma io non firmo. Ma col cavolo proprio.

Anzi: firmo contro. Fatelo anche voi (a questo link, metà pagina) . La campagna la promuove Altroconsumo, ha già presentato le firme al Ministro Bray, che aveva sospeso infatti l’approvazione a tale aumento… Mo’ si ricomincia con Franceschini. Facciamoci sentire.

…amici Siae, lo so che vi state dannando per far passare questa legge (articoli, riunioni coi ministri, …addirittura mail nominali agli associati..), sarebbe tanto bello impiegaste tutte queste energie in altro verso:  i problemi sono altri.

 

 

…e quelli che son ancora vivi, non sono CULTURA?

…e quelli che son ancora vivi, non sono CULTURA?

Ve la ricordate la mia lettera al Ministro?…..
Son passati mesi ma il Ministro Bray (ma mica solo lui eh) nulla ha fatto per la musica.
Sia chiaro, di Siae si è occupato: con la Siae, per l’appunto. Un bel tavolo di lavoro, incrocio di intenti. Agevolando i diritti della Siae, che è discorso ben diverso da “diritto degli autori”, soprattutto noi inezie di piccoli autori, che per chiara espressione di Siae non siamo considerati. Infatti la mia bella letterina, rimbalzata in ogni dove, ha contribuito ad aprire un dialogo attivo tra il Ministro e… la Siae.

Ma maledetta quella volta.

Noi che, anche se meriteremmo il borderò blu, abbiamo quello rosso. Ovvero, noi che nemmeno meritiamo la distribuzione analitica dei nostri diritti. Usati anche fino a sto punto.

Ovviamente la legge sulla Musica dal vivo è stata  l’ennesima presa per i fondelli: nulla, nulla, nulla è cambiato per noi.  E’ stata invece una facilitazione (legittima, sia chiaro) per gli uffici comunali. Ma è stato disonesto passarla come mossa a favore dei musicisti, specificatamente associata al mio appello.

Ne’ il ministero ne’ altri, eh. La scorsa settimana un deputato di Scelta Civica ha interpellato il Ministro riguardo una revisione delle leggi (del 41) sul diritto d’autore… sì okay, bene. Pensiamo a mettere in sicurezza la nave. Peccato che la nave già è affondata.

Sono affondati tutti i sogni di giovani studenti di conservatorio, ad esempio: non hanno alcuna prospettiva, ne’ contratto di lavoro, ne’ futuro pensionistico, ne’ d’insegnamento, e a causa della crisi di amministrazioni locali o situazioni private che organizzavano concerti, nemmeno la possibilità di fare concerti a nero.

Sono decimate le scuole di musica, perché non considerate fondamentali come le attività sportive extrascolastiche (vi ricordate? il Ministro mi ha risposto parlando di Licei Musicali, ignorando completamente una realtà straordinaria e coraggiosa di docenti di musica che insegnano a tutti, anche agli stonati, perché la musica è un diritto, non un dono!). I docenti, che guadagnano 11 euro l’ora, devono farsi una partita Iva, ….. fallendo l’anno successivo.

Idem per i musicisti… come se non si sapesse che il nero impera, purtroppo per noi, grazie al budget dei concerti che prevede la fetta più grossa (con tariffe INAUDITE) alla Siae.

Sono arrabbiata. Ah sì. A’ voja. Perché non c’è alcun interesse a salvare I VIVI oltre ai monumenti di Pompei. Perché se si parla di cultura, si parla di monumenti. Cose da inaugurare in pompa magna.

Di noi poveri cristi, che non abbiamo bisogno di un restauro ma solo di esser messi in condizione di poter solo FARE IL NOSTRO LAVORO, non frega una mazza a nessuno. Cancellati da discorsi e prospettive future.

I musicisti stanno morendo. La cultura, quella che crea, che insegna, muore.
Ve lo meritate, Joe Bastianich in concerto al Blue Note. 

 

Notizie dal consiglio di sorveglianza Siae

Notizie dal consiglio di sorveglianza Siae

Vi giro le novità dal consiglio di sorveglianza SIAE, le proposte di AssoAcep (che condivido in pieno) nel loro Notiziario di fine anno.

Leggetele. C’è molto di ciò su cui andiamo ragionando da mesi: borderò online, diritto di improvvisazione, fondo pensionistico… Leggete e condividete.

Facciamogli sentire che ci siamo, a questi coraggiosi che portan avanti le nostre comuni proposte giù in consiglio!

http://issuu.com/assoacep/docs/notiziario_acep_set-dic-2013

Quando “suoni come un uomo” sembra un complimento

Quando “suoni come un uomo” sembra un complimento

Rileggevo Matteo Bordone,  stamane, come pure Alex Ross che disquisiva di un simile argomento, di quanto la musica classica (ma pure quella non classica, eh) possa essere maschilista, omofoba e quant’altro.

In verità non mi son mai sentita di affermare che ci possa essere maschilismo nel campo musicale. Ma lo penso. Eppure come tante cose, cerco di non dirle, per non avvalorarle, per non darle pubblicità, per non convincermi che ci sia solo una preferenza sessista e non effettivo valore o non valore delle persone. Se una donna non fa carriera è semmai perché non è sufficientemente brava (=coefficente di bravura maggiore di quello medio richiesto in un uomo, probabilmente), e non perché è “solo” donna.

Il problema è che ho un pochi di sassolini nelle scarpe. E capite, coi tacchi danno ancor più fastidio.

Quando studiavo in conservatorio, preparandomi per il mio primo diploma, era palese che certe carriere erano impossibili. Bordone cita i Wiener Philarmoniker, che fino al ’97 non ammettevano donne nel loro organico; io vi cito invece la Fenice di Venezia, che fino a vent’anni fa non ammetteva donne fra i fiati dell’orchestra. Quindi, se volevo fare l’orchestrale, era palese che non era il caso di sperare in una carriera nell’orchestra della mia città. Idem per Vienna, certo.  Non che la carriera di studentessa fosse stata tanto diversa: ero una ragazzetta caruccia e i dubbi su quale fosse il tipo di talento più apprezzato erano abbastanza palpabili.

E lo ammetto, crescere nel dubbio che siano gli occhioni azzurri a decretare il posto di primo flauto (o di bocciatura, in caso di commissione femminile) fa incamerare molte insicurezze. I commenti “innocui” di insegnanti o anche il solo ODIOSO “brava e anche bella” (ma cazzo mi frega del bella, ostia) sono spesso il dazio da pagare, ma accorgersi che un tal docente insiste nel fare due ore di lezione non certo perché tiene alla tua carriera, o perché “sente” il tuo talento, è una montagna che crolla in testa appena ci si confronta col mondo reale. E non sto parlando di molestie, sia chiaro.
Ma in un ambiente in cui il talento e lo studio sono fondamentali, non saper valutare se stesse perché confuse da un marpione di turno crea molti danni.

Ancora peggio se si pensa di sfruttare la propria avvenenza per far carriera: c’è sempre una più figa di te. E soprattutto c’è sempre quella più brava, che invece di perder tempo a darla via, studia, e si prende il tuo posto.

Ora, visto che gli elenchi mi piacciono e risvegliano l’attenzione dell’annoiato lettore, vi propongo una serie di frasi che mi son state rivolte negli anni. Non me ne vogliano coloro che si riconosceranno.

1. “Brava ma soprattutto bella”. E’ un complimento?? Ammettilo, l’hai detto mille volte, senza nemmeno farci caso. Difatti quando vieni ai miei concerti mi dici “vengo a vederti” mica “vengo a sentirti”. Te lo spiego: se fossi in lizza per Miss Uzbekistan capirei, ma in quest’ambito devo essere brava, ma soprattutto brava.

2.  “Bel bel pezzo, non sembra nemmeno scritto da una donna”. Pure questo è un complimento, “il brano è talmente bello che non potrebbe scriverlo una donna”. Maria Schneider (la compositrice, non quella del burro), vattela a sentire, forza.

3. (ascoltando un disco) “Ma come si chiama il flautista?” “Anna Maria D.V.” “Ma giura! Una donna? Sembra un uomo!”. Questo è peraltro stato detto da una stessa donna. E sì, voleva pure questo essere un sincero apprezzamento, come se per spaccare un woofer di energia bisogna avere per forza il pisello.

4. (A parimerito con “musicista con le palle quadrate” e “cazzuta”) “Suoni come se tu avessi il pisello”. Vabbè, questa non la commento.

Ci sarebbero molte altre infelici frasi da elencare… ma non sono specificatamente “apprezzamenti”, semmai atteggiamenti misogini e beceri, scemenze basate sul luogo comune e la paura, perché sempre quella è, delle donne.

La mia “tattica” di solito è di scordarmi di essere una femmina, col rischio di ritrovarmi in un clima alle prove che nemmeno nella peggior caserma. E’ sempre un equilibrio difficile, non devi rompere i coglioni, ma devi anche diplomaticamente tirar fuori le unghie per difendere i tuoi spazi (gli assolo ad esempio) e le tue idee (che dovranno essere decise e coraggiose).

A volte ci si mette al livello dei maschi per esser rispettata, per risultare inoffensiva, non bigotta, per farli sentire a loro agio, perché si dimentichino che c’è una femmina lì in mezzo. E il cameratismo diventa spinto, non da fanciulla di buona famiglia. Il colmo è che ci si prende anche delle critiche, perché una donna non può fare allusioni, non può nemmeno istigare volgarità, deve essere pura e candida e delicata.

Eppure, se mi devon dire che son brava, mi devono paragonare ad un uomo.
Ho una sola consolazione: sto invecchiando. Sfiorisco pian piano, e sotto rimane la mia orgogliosa tempra di musicista, sciolta da ogni corruttibile fascino fisico.
Finalmente, finalmente la resa dei conti è vicina. Presto sarò solo brava, vecchia ma brava.

flauta_berlin