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Ci provo, ad aver fiducia.

Perchè la mia frustrazione mi uccide. Provarci, a tirar su due voti. Passare weekend sopra due pagine, provarle tutte, e trovarmi il lunedì sera, per l’ennesima volta, con un voto nullo. E non capire.
Non capire se è colpa mia, colpa sua, colpa di maestrine egocentriche piene di giustificazioni.

E’ ora che mi sento sola. E’ ora, che tutto il mondo ha altro da fare, e non so risolvere. I discorsi di mio padre, gli enunciati di mio marito, i resoconti della disattenzione scolastica delle maestrine. Ma mai, mai nessun vero consiglio. Io lo seguo, ripeto ogni parola, preparo schemi e schede, ripasso con lui per ore, fino all’entrata in classe. E nulla.
Ora che volevo ricominciare la mia vita, non posso.

L’impotenza di me, madre, che non sa più insegnare, che non sa più risolvere, che non sa più trovare soluzioni, miracoli, aiuti. E tutt’intorno, solo gente che mi ripete, è distratto, in due ore non fa nulla, continui errori, ha la testa altrove. Il mio piccolo genio con la testa altrove.

E mi manca, ah si, oggi mi manca un vero marito. Qualcuno che si prenda carico, che vada avanti lui a guidare questa carovana di cose da insegnargli, che vada lui a combattere contro le scuse delle maestrine …che son sempre troppi in classe, che c’è poco tempo, che Gabry è distratto, che non finisce niente in classe, che tutti gli altri 24 riescono mentre lui no… Lo vorrei, un padre che si sieda in fianco a lui a darmi il cambio, a dirmi…adesso basta pensare a lui, riposati, e placa i tuoi sensi di colpa.

A letto senza cena, sgridate e minacce. E basta cartoni, e basta karate, questa volta ti cambio scuola. E trovarsi a piangere davanti al pc, impotente, senza sapere più cosa fare. Ho fallito, ne convengo. La grande professoressa, eccola lì, sa insegnare giusto quattro vocalizzi. Che sa solo sgridare, minacciare, brava deficiente…lo fai piangere e basta, giusto quella soddisfazione.

Non lo so, non lo so più come aiutarlo. Psicologi e altri idioti stanno a dirmi da anni che "passerà". Io, che alla sua età mangiavo libri e scrivevo racconti sulla carta del pane, io che sono così tanto nelle sue vene, non riesco a svegliarlo.
E penso di cambiargli scuola davvero, non insegnare più e provare a seguirlo dopo la scuola ogni giorno, colmando le mancanze di maestrine in carriera. E provare a fare altri sacrifici, lasciando perdere gli altri progetti.

Da giorni non dormo, forse solo mio padre ha compreso. Sarà perchè lui vede un solo sguardo e comprende, sarà che con gli altri "la butto sempre sul ridere". Sarà che non so più raccontarmi davvero.

Gli ho mandato un messaggio, davvero non riesci a venire al colloquio? E’ importante, ho bisogno del tuo aiuto. sei suo padre, aiutami. Ma lui è a Bucarest, o chissà dove. Cancello il messaggio. Piangerò finchè la solitudine non sarà alleviata dal sonno.

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