allora mamma……

allora mamma……

"Allora mamma, bene, bene, molto bene. 
Dall’ultimo colloquio molto bene, è cambiato radicalmente, ora c’è davvero interesse, volontà…ci TIENE. Vuole far bene, lo vuole veramente. I risultati arrivano, è certamente molto lento, ma ciò non vuol dire che non capisca le cose, non apprenda correttamente…Poi i compiti a casa, quelli per le vacanze….ah, davvero un lavoro EC-CEL-LEN-TE, ho fatto leggere le frasi a mio marito….davvero, bravissimo. Mi son fatta scappare un "ottimo" sul quaderno, grandissimo. Legge un po’ lento, ma basta che faccia ben esercizio. Davvero, mamma, siamo molto contente".

Quando l’ho riferito a Gabry, si è commosso. Felice. Non mi ha mollato un attimo, s’è addormentato in classe mentre io facevo lezione…sfinito, felice. E io son contenta, ho vinto la sfida.

 

(peccato che le uniche due persone a cui voleva dirlo con orgoglio, non gli hanno volutamente risposto al telefono. Padri di merda.)

 

Lauretta

Lauretta

 
Per i musicisti insegnare è sempre out. Lo si fa, più o meno tutti, ma non se ne parla. Come se, in fondo, ci si vergognasse di non riuscire a campare solo facendo concerti. Eh, forse si, ci vergognamo.
A meno che non si sia nel ghetto delle propedeutiche, loro si che son unite, insegnano ai bimbi nelle scuole, fanno i corsi Horff, Yamaha e Zen, discutono e condividono. Noi di "strumento principale" invece, ci troviamo per sentirci fighi, a suonare di qua o di la.
 
Però, ogni tanto, confidarmi mi farebbe bene.
 
Io li adoro i miei allievi. Odio i bambini, gli adolescenti e pure gli adulti con velleità musicali, però do l’anima per loro. Non mi si devono toccare i miei, che li sbrano tutti.
 
Lauretta son cinque anni che studia con me, ha iniziato che aveva sette anni. Un carattere simpaticissimo quanto inlavorabile (ultimamente mi mancano gli aggettivi e me li conio da me, si nota tanto?). A lezione impazzivo, pur di farla andar avanti, era una continua guerra tra il suo darmi il minimo e il mio pretendere il suo massimo. Da un paio d’anni è entrata nella "banda grande", assieme alla Fede, portandosi dietro anche Sara quest’anno. Ormai è musicalmente indipendente, segue e si arrangia, si lavora per smussare, per maturare il suono, la tecnica, e la musicalità stessa. Ma la scuola, i rientri, uno stress personale e probabilmente un suo periodo di cambiamenti, la stanno demolendo. Non c’è con la testa, col fisico, anche se l’impegno cerca di metterlo, in questo flauto che sembra davvero amare.
 
Giovedì scorso mi son seduta davanti a lei, per dirle che non se ne viene fuori, e cercare con lei una via d’uscita. Una bambina che io adoro, con quel guizzo di genialità che le potrebbe rendere tutto più semplice.
 
Abbiamo deciso insieme di sospendere un po’. Sua mamma ha accettato senza mettersi in mezzo, giudicando Laura adulta per scegliere cos’è meglio, e dando a me l’ennesima prova di stima incondizionata. So che Laura riprenderà, come sempre ho la palla di vetro (forse ereditata da generazioni di maestri di musica nel mio albero genealogico) e riesco a prevedere quando sgridare, quando incitare, quando lasciar passare, e quando si perde tutto se non si molla. Bella presuntuosa sono…eheh..
 
 
Ma "mollare" (anche se solo per un mese) Laura, è l’ouverture dell’opera. L’anno prossimo devo mollare io. Come tutte le cose che s’hanno da finire quando si cambia vita.
Per mille motivi, in primis la mia salute (che non tiro un ciocco per miracolo, quest’anno) e in seconda istanza, il mio sperato trasferimento. Facendo due calcoli veloci, insegno da 15 anni, un bel cambiamento. Certo, probabile che terrò la scuola di canto di là, ma non è la stessa cosa.
 
Non l’ho ancora detto alle mie flautine. Attendo la certezza, e il trovare un mio sostituto. Con la paura che tutto il mio castello venga buttato all’aria da qualcuno che, indubbio, non insegna come me. Io, la maestra pazza. Che però li fa suonare, e continuare, e divertirsi, entrando ed uscendo dalle loro vite con la discrezione di un tornado, ma lasciando dietro di me qualcosa di costruito, di maturato, di fiorito,…..almeno mi pare.
Penso che anche oggi, nella routine di scale, consigli, sgridate, studi suonati a memoria, ennesime spiegazioni su come e cosa, ….oltre alle mie assurde metafore per spiegare qualcosa…….beh, me le godrò a fondo, ‘che son le ultime volte.
 
Boh. Volevo dirlo, tutto qua.
 
f.

f.

Fran. Chiamami. Litiga con me.

Perché lo so, è tutto uno scherzo. Io e te ci sposeremo tra diec’anni, quando non avrò più amori da cercare, e tu avrai smesso di far la corsa alla carriera. E litigheremo tutta la vecchiaia, come abbiamo sempre fatto. E mi rinfaccerai sempre ogni cosa. E mi intossicherai con le tue cazzo di sigarette. E criticherai la mia musica nell’autoradio. E mi aspetterai in qualche improbabile posto, per fare un riassunto delle nostre vite in un quarto d’ora, perchè io non avevo mai tempo.

E perchè l’ultima volta che ti ho visto non doveva essere l’ultima. Per quella giacca troppo grande, per quell’amore che son sei anni che ci domandiamo perchè non va in porto. Perchè tu dici sempre "ho solo questo". Per un sacco, un sacco di cazzate.

Alza quel cazzo di telefono, e lamentati che ti tratto male. Dobbiamo chiarire, devo darti dello psicopatico per un sacco di tempo ancora. Non posso passare tutta la vita a ricordare le ultime cose che mi hai detto. Perchè odio i ricordi testamento della gente.

Un bacio alla stazione, mi hai promesso un cazzo di spritz, e io non avevo mai tempo. Guarda che festeggiamo il tuo compleanno appena mi libero, era mercoledì scorso. Non si ha un infarto a 33 anni, non esiste. Non si lascia un’amica come me senza darmi diritto di replica.  Non si muore così, Fran.

legami!

legami!

Mi sento sempre più una bambina di terza elementare di fronte a ste cose.

Ma vabbè, oggi leggevo che è iniziato il corso  di bondage (numero chiuso, solo in dodici, non v’accanite troppo..) a Roma. E, lo ammetto, il bondage mi sapeva tanto da tecnica gastronomica per non rompere il tuorlo nell’ovetto alla coque.

Questo il programma:

Lezione 1
7 febbraio
Nozioni di sicurezza e nodi base
Lezione 2
15 febbraio
Legature base: polsi e caviglie
Lezione 3
21 febbraio
Legature base: torso, braccia e gambe
Lezione 4
28 febbraio
Verifica apprendimento
Lezione 5
7 marzo
Legature complete: body harness
Lezione 6
14 marzo

Semi-sospensioni e mummificazioni

 

Insomma. Mi penso alla coppia di cinquantenni (lui onesto lavoratore del petrolchimico di MaRgheRa, lei storica bidella, che ne so, dei Cavanis) che vanno a farsi il corso di Bondage. E che, quando andranno in Vaporeto al Lido, guardando il marinaio dell’accitivù che attracca, lanciando la fune sul molo…si ecciteranno irrimediabilmente….

Ogni partecipante riceverà il programma del corso, il materiale didattico necessario e in omaggio un kit di corde in canapa.  

PS

Per chi si fosse perso il nesso, io ci sono arrivata da qui.
Comunque………si anch’io me lo chiedo….mummificazioni?????

 

ecco il banner!!

ecco il banner!!

…chi lo vuole se lo prenda.

Un ringraziamento MONUMENTALE a supergiovane che ci ha confezionato la cosa.  Penso renda DIBRUTTO l’idea. Ha, ovviamente, il link diretto al post.

E come tutte le cazzate che faccio e m’invento, so che ne verran fuori delle belle.

campagna troia 2006

campagna troia 2006

si, sono una troia anch’io, e me ne vanto!

Se pensate anche voi che definire "troia" una ragazza non più vergine, e quindi tranquillamente violentabile, è una SOLENNE STRONZATA aderite alla campagna della flauta.

Perchè, se una decide di darla via a 14 anni, non per questo è una troia.
Perchè, se una è stata violentata, è da bastardi solo pensare alla frase "se l’è cercata". Come giustificare un assassino se quello davanti gli stava antipatico. Perchè ne ho le balle piene leggere deficienti, e sentire deficienti, che pensano che in certe situazioni "ci si metta per scelta". Perchè NON SI PUO’ DIRE NO in certe situazioni.

E per una volta…perchè non pensano a quanto sarebbe bello vederli violentare da un lottatore di sumo, attaccati a faccia al muro, giù le braghe e via di trenino dell’amore.
Che vengano qui a dirmi, dopo, se hanno coraggio di denunciare, di uscire di casa, di farsi ridere in faccia o peggio, accusare dal padre-moroso-marito, di aver "incoraggiato".

Troia? Si grazie. Ma intanto ti faccio sodomizzare, dopo mi dici come ci si sente.


 

Per aderire, la stringa del banner è questa (e grazie milleeuno a supergiovane per avermela "costruita"..), inseritela pure.

<a href="http://laflauta.splinder.com/post/7225180"><img src="http://digilander.libero.it/scarabocchiO/tr.jpg"></a>

 

nessun titolo

nessun titolo

Ho visto cose inaudite in quella palestra.

Parenti stanziati sulle tribune manco fosse un picnic di pasquetta, nonne parcheggiate li a vedere improbabili gesta dei nipoti, cineprese e macchine fotografiche di genitori frementi di vedere grandi eroi. Ma soprattutto…ho sentito cose ABERRANTI.

Non potete immaginare, se non ci siete passati, cosa diventi la categoria "genitore" in occasione delle gare sportive dei figli. Soprattutto quando sono paragonabili alle gare della salsiccia, o anche meno (moooolto meno). Che lo storico carcerier-manager della Comanenci era un cucciolo affettuoso in confronto.

Mi chiedo, dopo 17 anni da maestrina e dopo 6 da mamma, perchè diamine si debba sempre rovesciare le proprie frustrazioni di mancato atleta sui figli. Perchè non farsi una peretta al selz, come direbbe qualcuno, invece che addossare ai figli ansie da prestazione inutili se non malvagie. Che vincano, che perdano, chissene fotte: citando un padre che conosco "non si fa sport per vincere, ma per crescere".

Il Gabry ha perso. Ha fatto un Kata buttato li, poco preciso e certamente meno "karateistico" degli altri piccoli atleti. Il combattimento poi, sembrava una cavalletta…scappando di qua o di là senza mai attaccare. Insomma.. Punteggio basso sul primo, perso il secondo. Insomma, chissene. Si è divertito, era la prima gara, ed ha una medaglia (di partecipazione) che per lui vale tutto. Se mi penso alla mia prima gara…alla prima medaglia….azzo che gioia. Anch’io quella notte ho dormito con quella al collo.

E da più grande….ehm…avessi potuto dormire con la mia prima coccarda…eheh…

– (con i lacrimoni) mamma…ho perso……

– amo’ pazienza, però hai imparato un sacco di cose. Miglioreremo.

– ma io ho fatto tutto giusto, mi sono impegnato tanto…ecco…se non mi mettevi in castigo quella settimana…

– amo’, ti sbrano sai?? Sei stato a casa in castigo una settimana, e sai benissimo che ci torni se non finisci i compiti a scuola….non scaricar barili adesso…

– uffa. ma io avevo fatto bene (e giù lacrimoni…)

– eh, a quanto pare non del tutto. Insomma…qualche errore l’hai fatto, eri impreciso…e sul combattimento, eri sempre in difesa…ma poi, io non ne capisco nulla di karate….

Lo abbraccio forte. Stiamo un poco a guardare le gare, asciugo le lacrime, e ringrazio il cielo che suo papà non abbia trovato la palestra. Il papà campione di Karate, per cui o si vince o si vince.

E quindi, ci sta la seconda foto di oggi. Della serie, sto blog è sempre più mammesco…ma non vogliatemene. Adesso è l’unica cosa di cui valga parlare (e vivere).

la mia storia.

la mia storia.

Splinder mi ha mangiato il post di ieri. Indi, non mi sento molto generosa di idee stamane. Peraltro, ho un giramento di balle da presenza di exmarito nei dintorni, un  taglio al mignolo destro grazie ad una pratica edilizia, e cazzo sabato ho un concerto e il mignolo mi serve!, ed un mal di testa feroce da giorni, assieme a un tot di preoccupazioni, pure lavorative. Ma queste son quisquiglie.

Oggi è il giorno della memoria.

Mia mamma è nata a Zara, in dalmazia. Per anni non ho ben compreso perchè diamine si offendesse a morte (lei come tutti gli altri con in comune la sua storia, e qui in veneto sono moltissimi) se la chiamavano "croata". A lei il demerito di non aver mai ritenuto di spiegare a noi figli cosa davvero era la sua storia; allo stato e a tutti gli altri lo sdegno di non aver mai letto una riga su alcun libro di storia, di ciò che son state le foibe, l’esodo giuliano-dalmato, e tutta una storia che, in fondo, m’appartiene.

E’ un discorso che v’annoia? …meglio che la flauta scriva di cazzatine, così si passa il tempo?

No. Leggete.

Una sera, guardando un normale programma in tv, nella fattispecie "Terra" di Toni Capuozzo (settimanale di approfondimento del TG5) ho scoperto la storia di mia madre, di mia nonna, del mucchio di parenti strani e permalosi con cognomi con desinenza ich.  Giusto qualche anno fa, dico.
Ho scoperto perchè hanno abbandonato tutto, casa lavoro beni e memorie. Ho scoperto perchè mia madre, che ebrea non era, mi parlava di campi profughi, di campi di concentramento, di "foibe", crepacci naturali dove far sparire chiunque, per "pulire"; ho compreso perchè da piccola mi diede uno schiaffo inspiegabile, mentre cantavo soltanto "Bella ciao". Ho compreso perchè "sçiavi" sinifica, nel suo dialetto, slavi; ma anche scarafaggi. Ho compreso perchè di tante malinconie e altarini per casa, della sua dalmazia. Ho compreso perchè, suonando l’inno del suo "paese", si commuova esageratamente.

Ho scoperto perchè, dopo anni, pianga ancora un fratello, "disperso" in guerra. Anche quando non è affatto disperso, ma prelevato davanti ai suoi occhi di bambina, dai titini. E ucciso poche ore dopo, come tanti tanti altri. Ma non ha il coraggio, dopo sessant’anni, di accettarlo.

Copio incollo da qui:

Almeno diecimila persone, negli anni drammatici a cavallo del 1945, sono state torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. E, in gran parte, vennero gettate (molte ancora vive) dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le "foibe".

A sessant’anni di distanza con queste pagine vogliamo far conoscere questa tragedia italiana a chi non ne ha mai sentito parlare, a chi sui libri di scuola non ha trovato il capitolo "foibe", a chi non ha mai avuto risposte alla domanda "cosa sono le foibe?".

Vogliamo ricordare, a chi già conosce la storia delle foibe, ai figli e ai nipoti di chi dalle terre d’Istria e di Dalmazia è dovuto fuggire, cacciato dalla furia slavo-comunista.

Vogliamo anche capire perchè, a guerra ormai finita, migliaia di persone hanno perso la vita per mano di partigiani comunisti e perchè, per sessant’anni, la storia d’Italia è stata parzialmente cancellata.

Pulizia etnica, pura e semplice. Obbligarono gli italiani, etnia "minore", ad abbandonare ogni cosa. E gli italiani d’Italia, al loro arrivo….li trattarono come "ricchi fascisti".

Preso da qui:

…..non può essere taciuto il comitato di accoglienza che queste popolazioni così ampiamente tribolate hanno ricevuto dai comunisti italiani al loro arrivo nella loro madre patria: insulti, fischi e sputi a Venezia e Bari quando le navi cariche di profughi attraccarono al porto; minacce di sciopero a Bologna per evitare che un treno di profughi avesse modo di rifocillarsi al posto di ristoro organizzato dalla Pontificia Opera di Assistenza; la costante azione di diffamazione operata nell’indicare al pubblico ludibrio come ricchi borghesi "fascisti" che fuggivano dalle "magnifiche sorti e progressive" del comunismo di Tito.

Occorre inoltre dire della costante azione di travisamento dei fatti, di misconoscimento dell’immane tragedia operata da parte di una intellighenzia di sinistra, lungamente predominante nella scena politica-culturale italiana, che bovinamente ha voluto interpretare l’esodo soltanto con gli occhi dell’ideologia e non con quelli di un popolo travagliato, con la conseguente liquidazione degli eventi giuliano-dalmati nei libri di storia con un semplice trafiletto limitato al solo "problema di Trieste", come se noi istriano-dalmati fossimo dei marziani.

Il misconoscimento e l’oblio storico è riuscito così bene che la stragrande maggioranza dei giovani italiani mentre sa quasi tutto sui ‘desaparecidos’ argentini e cileni, non sa quasi nulla dei fatti istriani e dalmati, e quando dico di essere nato in Istria mi sento rispondere: "Ah, allora sei slavo!".

Non mi frega una cippa del risvolto politico della cosa. Comunisti o fascisti, non mi tocca la cosa. Erano persone. Era la mia famiglia d’origine.  E oggi, oggi voglio contribuire a dargli un po’ di quella dignità che gli è stata tolta.

 

Okay. Ora potete tornare a leggere bastardidentro.it, ho finito lo sfogo.

Buon weekend.

….blocco…..

….blocco…..

Oggi, giovedì,  a Mestre e dintorni c’è il blocco totale della circolazione.

Di nome e di fatto, perchè le auto in centro son vietate, e in tangenziale, autostrade e strade limitrofe son bloccate  da ore in coda.

E la domanda mi sorge spontanea….io com’è noto, lavoro a Marghera… dico, l’inquinamento a Marghera, secondo questi, proviene dalle auto private…….

 

……………ma un blocco totale del Petrolchimico, di giovedì, no??

mezzeria

mezzeria

Le auto sfrecciavano davanti, illuminando come spot da discoteca il suo viso, impassibile.

La sua mente era ben altrove. Aveva ancora i colori di quel suo amore, impossibile, e lui si diceva stronzo, stronzo, stronzo, ancora. Ho perso tutto ancor prima di sforzarmi per averlo.

Per giorni l’aveva vista da dietro casa, nascosto nelle sue sicurezze, nel suo bel mondo. Bello, beh…diverso, ecco. Lei invece era bella, o cavolo se era bella. E ragionava così diversa dagli altri, lei che vedeva dall’alto le vite di tutti, che sapeva cosa voleva dire sacrificarsi per poi, cambiare vita, aspetto, e sbocciare in una nuova vita.
L’aveva ascoltata mille volte, incantato, ma non se la sentiva proprio, tanto diversi, al di là del guado non vado, non so, non mi decido, aspettiamo un po’, ci pensiamo domani. E domani daccapo, aspettiamo.

Ogni auto sfrecciava veloce, lo spostamento d’aria lo faceva quasi cadere. Vado. Ora vado.

Un fiato, e via, di corsa. Le luci in lontananza tanto sembravano sempre uguali, non c’era un momento migliore o peggiore, o si vive o si muore. Se sto qui non muoio, ma non vivo.

Lei si dimenava gridando, imbrigliata in quella trappola, senza riuscire a liberarsene, rimanendo sempre più esanime, immolata in nome della sua libertà, senza potersi ribellare. E lui non riusciva a far nulla, non poteva muoversi, pietrificato, davanti a quel suo fragile amore ingoiato dal suo destino, dalla sua codardia, da una ragnatela di bugie, di promesse.

Stava correndo come un pazzo, finalmente la mezzeria, metà è fatta. Oddio. Che incoscente. Un istante a guardarsi indietro..e il panico. Che sto facendo. Che sto lasciando. Non son più sicuro di nulla.

– Vai ragazzo, vivi, vinci le tue paure, una vita non è vita se non vivi oltre il tuo guado. Perchè c’è sempre un guado a separarti dalla felicità. Vivi, supera, felicità.

I fari erano sempre più vicini, il bordo troppo lontano. Non ce la farò. Ho paura. Che faccio qui, ora, sulla mezzeria..indietro non si va, e avanti ho paura. Ma se sto fermo…sarò travolto. Ho paura.

Oh tesoro…l’ho detto. Ho paura.

 

In fondo….sono solo un piccolo ranocchio. Innamorato di una farfalla.