Fumo

Fumo

Teneva la cicca tra le dita, mentre si mordeva le unghie, seguendo la dubbia logica del filo di fumo. Pensava, decideva, desisteva, e di nuovo, daccapo.

Dal suo terrazzino nell’alba, i tetti addormentati, e il traliccio lontano, con i passeri in fila, a guardarla. E lei pensava alla passera, quella passera che dormiva di là, nel suo letto, irresponsabilmente dalla sua parte.

Avrebbe dovuto esserle grata, la sua brava bambina l’aveva fatta godere senza risparmiarsi, da disciplinata scolara, senza chiedere altro che rimanerle poi a fianco, abbracciata, addormentata, null’altro in cambio.

“sei peggio di un uomo, Giulia”

L’aveva lasciata lì, il suo corpo pallido a confondersi sotto il piumino e le labbra ancora piene di lei. Doveva uscirsene a prendere aria, a uccidersi le corde vocali malconce con la nicotina e il gelo.

Fumava piano, sentendo il tabacco bruciarle la lingua, profumarle i capelli. Un momento, sospesa nel niente, nell’indifferenza di quel mondo silenzioso, potendosi gridare dentro i pensieri senza essere disturbata.

La testa appagata e i sensi ancora ubriachi di sesso.

Spense la cicca sulla ringhiera, godette dell’ultimo istante di egoistica solitudine, e tornò in casa. Scivolando accanto alla sua dolce conquista, baciandola piano, senza svegliarla, e accarezzandole i capelli, docili e indifesi.

E fissando il soffitto, si chiese se forse poteva essere il momento giusto, per metter la testa a posto.

O anche no.

6 pensieri riguardo “Fumo

  1. Il metro di valutazione del “mettere la testa a posto” varia da persona a persona e in ogni caso le bionde sono esentate dal doverlo fare. L’ho letto da qualche parte quindi dev’essere vero.

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