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la notte di moijto e di luna sfacciata

la notte di moijto e di luna sfacciata

E’ spettacolare da quant’è bello. Mi viene spontaneo, quasi abituale, fare un po’ la scema purchè me lo presentino. Ma ignoro che diamine di nome abbia finchè, dopo due ore, glielo ridomando.

E parli, e ridi, e scherzi. E un Moijto ammorbidisce i toni, accorcia i tempi di conoscenza, rende l’atmosfera quasi sensuale. E quel "purtroppo sono impegnato" diventa un " beh, però la conosco solo da due settimane". E quel "ah sento che è splendida, è quella giusta per me.." diventa uno scambio di numeri di telefono. Tanto impegnato non è. E le scrive via sms che stia a casa, "stasera sono tutto per te".

E lui è bello, scandalosamente bello. Non si può discutere, è insindacabilmente bello.

E quando è ben chiaro il concetto, con una schiettezza che se non fossi una flauta mi imbarazzerebbe, io ci penso. Ho mezzora per pensarci. Sono single, ed ho di fronte un ragazzo bellissimo che stasera non vede che me. E per l’altra, poche balle, non ho sensi di colpa o solidarietà femminile.

Ci penso. Giro la cannuccia sul ghiaccio che è rimasto del Moijto, ascolto i Tantrici e penso. Penso che metter le mani su quel ragazzo mi piacerebbe proprio, è una tentazione bella e buona. E’ bello da morire, è proprio fatto per questa notte di luna, e io stasera ho proprio bisogno di sentirmi bene.
Me lo ripeto, poi, non ho nessuno a cui dover spiegazioni, anzi. E’ una tentazione, me lo ripeto, una tentazione fatta ad arte. E io una notte di follie con un ragazzo così bello non me la lascio scappare. E come ha detto lui, la vita va vissuta.

Domattina non lo sentirò più, o forse resterà (l’ennesimo!) uomo delle notti di follia, ogni tanto, mentre la morosa-moglie-compagna a casa lo aspetta. Tornerò a casa senza mandare alcun sms di "e’ stato bello" o altre cazzate di melassa, mi terrò un ricordo e una sensazione, e non dirò nulla a nessuno, come fosse uno spinello fumato di nascosto.

Ho il suo numero sul cellulare. Lo chiamo. E poi, visualizza numero, opzioni, elimina.

Si. Sono una deficiente. O forse…sto maturando.

No. Sono una deficiente. Ma sta bene così, stasera.

 

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Come ritrovarsi alla vigilia del periodo ferragostino, e non avere uno straccio di spiaggia dove andare.

E NON SOLO

Aver preso la macchina nuova. Star cercando casa. Ed essere in bolletta sparata.

E NON SOLO

Tutti i miei amici (sposati) sono con la moglie e la prole al mare. E " gli manco tanto" (ma intanto, loro sono con le chiappe al sole).

E NON SOLO

Tutte le mie amiche (sposate, alcune con quelli di cui sopra) sono con marito e prole al mare. E "non ne possono più" (ma intanto, loro sono con le chiappe al sole). Se non avessi bikini troppo ini, magari, mi inviterebbero.

E NON SOLO

Gli amici/amiche single sono in bolletta, o in qualche isola sperduta della nuova guinea. Manderanno cartoline lamentandosi che li piove sempre (e devono accontentarsi delle idromassaggio dell’hotel 42 stelle).

A tutti questi, un solo unico saluto: ANDATE TUTTI A CAGARE.

Con affetto, s’intende.

Buone ferie, cari amici…………..

Lei

Lei

Fino a ieri era tutto diverso.

Giravo in incognito, arrossendo quando venivo squadrata dalla vecchietta di turno, ero una straniera, con la gonna troppo corta, il capello troppo spettinato, quella vaga rassomiglianza con una ragazzina di buona famiglia, ma annebbiata dal lungo peregrinare per le vie (della perdizione) della provincia.

Al mio paesello invece, ci si conosce tutti. Mi fermano per strada, ci si saluta come parenti ovunque, ognuno ha la sua etichetta: io sono la maestra di musica, o la mamma del rubinetto (parte fortunatissima assegnata al Gabry alla recita scolastica di due anni fa, in cui il rubinetto era il protagonista. son cose.).

Hai bisogno di qualcosa? C’è il cugino dello zio del fratello del moroso…si quello che poi è assessore-stradino-presidente della proloco e suona il bombardino in banda…essì che ti conosce…
Devi andare velocemente a fare due commissioni in piazza? Ci metti due ore, perchè ti fermeranno tutti per strada, e come ti sta, e il picolo, e el cavàeo, e cussi insomma dai… E vànti. Vànti che gho freta.

Invece.

Invece qui nessuno mi conosce più. La grande metropoli, tutti uguali, tutti sconosciuti, nemmeno il dirimpettaio conosci. Ti nascondi se rischi di incrociare qualcuno in ascensore…che non sai nemmeno riciclare qualche bel discorso sul caldo, il freddo, la mona della marcona. (gran bella donna, la marcona).
E ti senti…ti senti di troppo. Sola in mezzo ad un mondo di soli.

E arriva lei.

(attimo di rispettoso silenzio)

E’ lei che giudicherà la tua appartenenza a questa comunità.

Ti guarda. Tu non la vedi, ma lei ti guarda.

Per settimane ha scrutato nella tua vita, nelle tue abitudini. Sai quanti figli hai, quanti gatti hai, se sei in dieta di fritti o hai la paranoia del macrobiotico. Sa pure che assorbenti usi, e sa pure (che imbarazzo!!) che le mutande le compri al supermercato, ebbene si, altro che negozio costosissimo di intimo. Sei te che togli l’etichetta coop perchè "lui" non se ne accorga mai.

Ecco. Lei è lì, a mani nude sulla tua vita, maneggiando tutto ciò che fa di te ciò che sei. E alla fine te lo chiede, e tu non hai mai potuto dire di si.

Ma oggi, oggi è tutto diverso. Oggi ce l’ho. Sono anch’io parte di voi. Non sono più una sconosciuta.
Mai più vergogna e sguardo basso, mai più quel senso di inadeguatezza e quel mormorio dietro di te. Io si, io qui esisto, ci vivo, e ora mi dovrete accettare. Mi dovrete sorridere incontrandomi, essi, perbacco.

La guardo, lei mi guarda. Non se lo aspetta, lo so.

– ha la carta soci?

– SI!

….ho gridato. Lei mi ha guardata. Mi ha sorriso. Gliela porgo, sopra il carrello straripante, con orgoglio.

Standing ovation e scoscio di applausi alle mie spalle.

 

 

 

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Fate vedere le facce??… si….siiiiiiii……si si, si vede che è capitato anche a voi.

Per tutti, nell’epoca del benessere (fanculizzando chi dice che si stava meglio quando si stava peggio) c’è il momento dell’addio. E tutti, si, tutti ci comportiamo come dei deficienti infantili e piagnucoloni. Ovviamente, non lo ammetteremo mai, nemmeno quando incontreremo il vero ammore e gli racconteremo i nostri intimi segretini, accendendo una cicca dopo una paurosa notte di sesso selvaggio, e conseguenti coccole (ipotesi applicabile nella prima settimana del rapporto). Si, gli racconteremmo pure di quando abbiamo smesso di bagnare il letto, ma mai ammettere l’eterna debolezza dell’abbandono.

Io voglio sfatare il mito. Io ieri l’ho lasciata. L’ho abbandonata. E lungo il tragitto, come ogni essere vivente pirla, le ho parlato.

L’ho ringraziata, ho elencato le mille avventure fatte insieme, i viaggi impossibili, le nottate, le telefonate fatte tornando a casa, i chili di ampli microfoni casse strumenti (e strumentisti) caricati alla bell’e meglio. I traslochi. I trasporti (fieno e similari, tzé) e gli imbarchi per isole sconosciute, valichi di frontiere terrestri e sentimentali.

E lei, la mia 106, è stata impagabile. Non mi ha mai, dico mai, lasciata a piedi. Quando avevo bisogno di lei, bastava guardare fuori per averla lì, pronta a partire, tornare, scappare, salvarmi dagli acquazzoni emotivi e… temporaleschi. E lì dentro, quante telefonate, quanti discorsi, quante risa e quanti lacrimoni. E quante sgridate, quante prediche fatte al gabry.

E il leoncino sul volante, ah quanti cazzotti gli ho tirato, incazzata col mondo (via, diciamo pure precisamente "con l’uomo di turno" ), e quante volte ho gioito vedendo che, scesa dal treno, mi aveva aspettata li, al parcheggio, lei si che dipendeva da me.

Se scodinzolava con la marmitta? Ovviamente si.

E l’ultima avventura, dribblare i tifosi in festa per il mondiale, con bandiera fuori dal finestrino. Splendida.

In sostanza, ieri l’ho portata dal carrozziere. Suo compito, darle l’estrema unzione, o più romanticamente accompagnarla al pensionamento.

E lì, a togliere ogni cosa che ci ha legato, telepass, carta stradale del nord italia, portacd, pastorello che suona il flauto attaccato sullo specchietto (uaaaaaaahhh  il pastorello nooooo uaaaaaaaaahh).

Per strada la ringraziavo, le ripetevo che non la scorderò mai, che è stata la migliore, non mi ha mai tradito e mai deluso. La migliore macchina al mondo, e dopo averle chiesto troppo, 200mila e passa chilometri, era giunto il momento di dividerci.

(dentro di me pensavo…adesso arrivo dal carroziere e mi si apre in quattro, modello finale dei Blues Brothers….)

E’ stato triste, drammatico lasciarla li.

Tutta sola.

Abbandonata al suo destino.

……

……

..

 

ehm ……106 chi?…

Ma quanto sono zoccola.

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Sono molto, molto allegra.

Ho gridato le virtù di mamma zidane sotto i fuochi del redentore, dico, mentre mio figlio non ha mai finito lo slogan gridato da ogni frequentante l’affollatissima laguna (il termine che censurava indicava le doti amorali della zizi mother). Che dico, son soddisfazioni.

Come è soddisfazione sfogare la propria ancestrale volgarità, riappropriandosi della propria lingua natale. Che solo gridando un “e che ghe sboro!” ci si sente davvero di nuovo mestrina.
Spritz a profusione.

(non ditelo alla mia mamma)

l’estate pastello

l’estate pastello

I lampi attorno sembrano flash di angeli paparazzi.

Il sonno mi aggredisce, mentre cerco di trovare l’entrata dell’autostrada. Eppure è alla fine di una strada dritta, non posso essermi sbagliata, con tutte le volte  che ci son passata di qui. E’ tanto buio, nonostante sta luna che mi osserva divertita, mentre cerco un diamine di cartello verde.

La radio trilla discorsi, che quando ho sonno devo impegnare la mente in parole, la musica mi concilia troppo. Questi parlano, parlano, che ne so. Ho gli occhi spalancati, ho paura di addormentarmi in questi trenta chilometri soltanto.

I lampioni del casello, il saluto del telepass, l’aria calda che entra dal finestrino. Quante volte son tornata a casa troppo stanca. A volte mi fermavo proprio, un caffè, o anche una dormita proprio. Quei mal di testa che mi prendevano, senza dormire mezzora in qualche parcheggio non sarei riuscita a ripartire.

In fianco al casello, le insegne dei motel, come mi diceva Fran, "ci ho fatto la tesi sugli alberghi in fianco al casello dell’autostrada..", e c’hai ragione, son concentrati più qui che in centro a Jesolo. Domani, ma per ora non lo so, incontrerò il mio nuovo direttore, che per anni è stato il tuo capo. Capo autoritario, a volte fonte di umiliazioni, ma che alla fine ti ha dimostrato quanto eri per lui, riportandoti a casa per l’ultimo sonno. Domani lo vedrò, sai, e mi verrà voglia di raccontarti come le nostre vite si sarebbero incrociate, se ci fossi ancora. E dirti quanto era serioso, come son riuscita a portar acqua al mio mulino, chissà se per potere della gonna o per reali capacità.

Strabuzzo gli occhi, un brivido sulla schiena e una grande domanda mi tormenta: cazzo, ma l’ho presa giusta?…cerco i cartelli, si okay…taci va, che per abitudine non me ne andavo verso trieste stasera..

D’inverno metto la mano fuori, così mi gelo la pelle e almeno un poco, mi sveglio. Ora c’è solo un’afa che soffoca, il condizionatore gracchia e serve a poco. I lampi illuminano tutto, un po’ spaventano, un po’ illudono. La gente fuori, drappi di gente che chiacchiera, anche se oggi è già diventato domani.

E due ragazzi, stretti stretti che si fan promesse per l’eternità, sopra un motorino, che un po’ li invidio, che un po’ mi sento vecchia. Quando Max mi riportava a casa, un Garelli scassato, ma a me sembrava una porsche. E scampoli di batticuore che, chissà perchè li avevo messi nel cassetto, tornano fuori, e sento ancora i suoni, i profumi, i colori opachi pastello dei miei quattordic’anni.

Bello.

Parcheggio sotto casa dei miei, prendo Gabry in spalla e vado verso il portone. Ho talmente sonno che mi pare di vedermi, ragazzina d’estate, nell’Estate, di quelle che non ne fanno più. Che l’estate a quel gusto lì non l’ho più trovata in giro.

Buonanotte, fla.

il quiz dell’estate

il quiz dell’estate

Insomma, cosa cazzo gli ha detto a sto zidane?

Qui ci sono le ipotesi, ma sinceramente non penso gli abbia detto "..sei stato implicato nello scandalo doping che ha visto sul banco degli imputati la Juventus, la tua vecchia squadra di club". Per tempistica, più che altro.

Farei un sondaggio, ma non son bona. Quindi votate nei commenti:

  1. tua sorella è una majala
  2. tua sorella è una zoccola
  3. tua sorella è una ragazza molto attraente
  4. stronzone
  5. recchione
  6. venduto ai paesi baschi
  7. transessuale
  8. c’hai le gambe storte
  9. francese di merda
  10. algerino di merda
  11. juve merda
  12. ma va dar via el cul
  13. ma che deodorante usi?
  14. susu prova a darmi una testata
  15. (alludendo a zizu e il quarto uomo) morosetti, morosetti..
  16. ma vai a lavorar in miniera
  17. terrone!
  18. cazzone!
  19. puzzone!
  20. pupusettete!

si accettano altre alternative, che saranno prontamente aggiunte.

Lo so, lo so che non ci dormite la notte..

riflessioni sul titolo mondiale (che se le fan cani e porci, le potrà ben fare anche una flauta!)

riflessioni sul titolo mondiale (che se le fan cani e porci, le potrà ben fare anche una flauta!)

A quanto ho capito, il Materazzi ha detto solo "delinquente".  Ecchè sarà mai. A Calderoli cosa dovrebbe fargli?
("E’ una vita che cerco di far comprendere che se anche il Mezzogiorno corre, suda, lotta e lavora tutto il Paese può vincere: questa sera lo abbiamo visto su di un campo di calcio, ma avrei voluto vederlo anche sul voto per le riforme – ha dichiarato il senatore leghista Roberto CalderoliQuella di Berlino è una vittoria della nostra identità, dove una squadra che ha schierato lombardi, campani, veneti o calabresi, ha vinto contro una squadra che ha perso, immolando per il risultato la propria identità, schierando negri, islamici e comunisti!". da qui)

Il mio pensiero va anche a quei poveracci che si son visti di spalle tutte le partite. Avete presente, quelli che stavano tutt’intorno al campo, a guardare le tribune, vestiti con le casacche rosse?…Sentir urlare gooool e non potersi piegare alla curiosità girandosi?..

Mia madre. Mia madre non ha capito una mazza della partita. Ogni tanto ci chiedeva cosa c’era da gridare, scocciata. Mio padre spiegava (tre volte, a volume crescente, vista la sordità) e lei generalmente non capiva. Come spiegare le barzellette insomma. Sarebbe stato quasi spassosa sta cosa, non avesse solo tentato a inizio partita di cambiar canale perchè "ghe xe el telegiornàl".

Stamane, discutendo sulla partita coi colleghi, ho confuso il termine "supplementari" con "preliminari". Mi han chiesto con chi ho visto la partita ieri…Pfui. Magari.

Stanotte in giro c’era uno in mutande che girava per Mestre, tra la gente festante, penso che molti l’abbiano notato. Stamattina ho capito chi fosse. E’ il proprietario di Mediaworld.

Ieri tutto un gran cancan…e oggi? Finito tutto? Io ho addosso la maglietta della nazionale, come promesso. Eppure alla pausa pranzo, la gente in giro mi guardava come avessi un paio di camperos anni 90. Son fuori moda.  

Oggi fa comunque un caldo beco. La terminologia tipica del veneziano è la seguente: "che sòfego" "mi morti se pìca (el sol)" "sèra ea porta che ghe xe l’aria confesionàda" "son drìo scuajarme qua fora".
Io tra tutte preferisco questa: "CHE AFA ANCUO" (da leggersi tutta attaccata). Non c’entra col mondiale? Bah, dipende.

Resterà nella storia la serie di boiate del cronista "lancio in porta, ma è una telefonata a Buffon", "tu dici che non c’era rigore per la francia, nemmeno dopo queste immagini?…vabbè, ognuno è libero di pensare.."  "camoranesi, giocatore oriundo" "cannavaro, la fortezza italiana" "totti, che non è entrato in partita" "Buffon, il migliore al mondo", ""buffetto affettuoso tra i due, fairplay in campo" "giocatore in terra, l’italia manda fuori palla, grande fairplay in campo" "la seredova si toglie le ciglia solo durante il gioco fermo, grande fairplay in campo"…Ma dargli un repertorio nuovo, a sto uomo, no?

Ma, a chiusura di sto post non riuscitissimo (ma ho male al collo, vacca boia, grazie al tamponamento con cui ho assorbito la sfiga altrimenti designata all’italia…), posso solo fare un appello:

50 EURO A CHI MI TROVA I FOTOGRAMMI, TRA IL SECONDO SUPPLEMENTARE E I RIGORI, DI CANNAVARO CHE ALZA IL PANTALONCINO BAGNATO, LASCIANDOCI LA GODURIOSA VISIONE DI COSCIA E GLUTEO SPLENDIDAMENTE TORNITI.

Sentitamente, ringrazio.

(Mi raccomando, fairplay nei commenti).

 

di getto.

di getto.

Il mio papà sta male.

Stamattina è andato al pronto soccorso, per una visita specialistica urgente, le transaminasi in tilt, il fegato che lo fa tribolare, ancora, di nuovo.

Ieri sono andata a prenderlo dal medico, stava aspettando l’autobus per tornare da solo. Quando gli ho chiesto "e allora che t’ha detto?" mi ha risposto un silenzio. E gli occhi lucidi.
Ho spiegato al Gabry che è il caso non rompa le balle, in questo momento. E ha capito.
Ho spiegato a mia madre che è il caso smetta pure lei di romper le balle, e non ha capito. Mi chiedo a che serva esser sposati quando in questi momenti ci si ritrova ancor più soli, con un menefreghista in fianco.

Io stavo là, a sdrammatizzare, a dar coraggio, a…non so nemmeno io cosa.  Che per mio padre son cose sue, e si commuove se mi preoccupo. E si commuove se avviso mio fratello. E non ne vuol sapere di farsi accompagnare in ospedale.

Ieri se ne stava li, sulla poltrona, guardando in direzione della tv, senza guardarla. Lo vedevo, nella sua paura, nel ricordo vivo di tre anni fa, di quella rianimazione maledetta. Mia madre continuava i suoi cazzi, preoccupata dei suoi diploma da cantore della marciana. Ma sai che mi frega, volevo dirle.

Ora sembra ci siano ancora dei calcoli da togliere, una recidiva, e non ci sono letti, e i dottori sono in ferie, bisogna aspettare la settimana prossima.

Almeno stavolta sono a casa. E me ne occupo io, come posso, non mi taglieranno fuori di nuovo.

 

Sono arrabbiata. Non so per cosa, ma sono arrabbiata. Bon, l’ho detto a qualcuno almeno, un po’ meglio mi sento.

Anzi, no.