(Ri)flessioni
Riflettevo che c’è una vaga poesia nel fare CtrlC-CtrlV con mignolo e indice sinistro. Che da questo si capisce che il mignolo non serve solo a giucciare l’ultima goccia di nutella del barattolo.
Riflettevo che questo tempo di merda ha una valenza positiva: ci concede di mettere, ogni sei ore, tutto il guardaroba da mezza stagione, che altrimenti rimarrebbe chiuso in cassetto per motivata calura prematura.
Riflettevo che mi sto dannando, anche quest’anno, per i saggi di fine anno. E già lo so, domenica notte tornerò a casa depressissima, e lunedì mattina scriverò un post depressissimo.
Riflettevo che c’è qualcuno che ha comprato delle gomme da pioggia perchè ho gufato. Se non piove davvero, immagino conseguenze negative.
Riflettevo che forse, quando mi porti a Roma, tutta quell’euforia è amore. Ma anche coca.
Riflettevo che adesso, che la collega TTC (TuttaTetteCulo) del piano di sopra s’è fatta trasferire a Venezia, rimango l’unica gnokka degna di nota dello stabile. Ma senza competizione non c’è più gusto.
Riflettevo che magari, chi passa di qui, domenica (4 giugno) ha voglia di venire a sentire i ragazzi. Alle 16.30 (solisti e miniband) e alle 20.30 (il gruppone con le vecchie quercie della scuola) i due saggi, al Centro Culturale Da Vinci (quello in piazza) di San Donà di Piave. Repertorio rock, molto rock, quest’anno. Quella che presenta (e fa l’idiota sul palco) sono sempre io.
Sulla chiusa (l’idiota) c’è da riflettere.
18 pensieri riguardo “(Ri)flessioni”
Confermo, sono a Reggio.
ma ti mandero’ il mio saluto.
E saro’ pronta a sostenere il tuo umore dopo i saggi di fine anno.
guarda che ci conto, sa?
prima di stufarmi di pioggia, ne deve cadere un bel po’.
sembrava il deserto, cazzarola.
anche io suonavo il flauto! (quello dolce in terza media: al saggio per totale incapacità sono stato relegato, insieme ad altri tre reietti, a far tintinnare il triangolo. che umiliazione)
“…Riflettevo che magari, chi passa di qui, domenica (4 giugno) ha voglia di venire a sentire i ragazzi. …”
mi perdoni gentile Flauta, ma intende domenica 3 giugno ovvero lunedì 4?
son certa che non ricordi nemmeno una volta in cui mi sono tirata indietro.
contaci.
@search, assolutamente si. Ci sei sempre stata.
@bevi, sono in tilt, hai ragione. E’ che ho un ponticello per l’heineken jammin’ festival che m’ha torturato tutta la mattina…comunque è domenica 3.
@cinas, solo dire “tintinnare il triangolo” rende il commento con un che di erotico. Comunque io vado di traverso, da una moltitudine di anni. Ma i miei allievi lì cantano. E gli allievi “acquisiti” tintinnano chitarre, bassi, batterie e pianoforti. C’è di che esultare, insomma. Yuhhu.
ma qual’è lo stabile okkupato dall’unica gnokka degna di nota ?? e in qual altro stabile di venezia sarà andata la TTC ?? ah, saperlo, saperlo….
Se uno deve stare su un palco, alla fine deve farlo per forza l’idiota. Ma per i ragazzi del saggio sarà un buon esempio ? Può darsi che un giorno preferiranno quello allo studio del solfeggio e ad ore di esercizi di respirazione !
Cacchio, pure io uso il mignolo, non me n’ero mai accorto.
@anonimo, basta girare qualche ufficio, e mi si trova subito, credimi.
@corobi, se c’è una cosa che mal sopporto sono i commenti faciloni. Indi nemmeno rispondo.
@#6, per la nutella p per il copiaincolla?
una povera ragazza di nome Mary stava vagando per il web quando si ritrovò in questo strano blog. E sorpresa sorpresa il blog era della sua prof di canto O__O
siamo stati bravi U.U altro che depressione
Kiss (you don’t have to be rich..)
Mary!! TeSSora!
Sei stata bravissima ieri, siete stati bravissimi tutti! E adesso scrivo, prometto. Ho solo avuto un brutto cinque minuti, ma passano.
I just wanna Your kiss…
senza competizione non c’è gusto, parole sante 🙂
Ho certamente spiegato male il concetto. In realtà volevo solo esprimere uno dei pensieri che ogni tanto mi passa per la testa quando insegno quel poco che so ai miei allievi, ed essendo anch’io talvolta un “idiota” da palcoscenico, mi chiedevo se loro potessero essere più attirati dal palco che dalla passione. Non volevo essere facilone, perdonami.
@corobi, mi scuso io allora. (ripongo la baionetta). Io, tutto IMHO; credo che debbano sapere che oltre alla bravura dev’esserci la forma, l’arte scenica, il sapersi muovere sul palco (far l’idiota, in gergo stretto..). Io so incazzarmi tanto per una stecca quanto per la postura da baccalà sul palco. La gente “compra” il pacchetto intero, bravura e figura.
Quanti “bravissimi” non sanno comportarsi in palco, se la tirano o peggio, non creano alcun contatto col pubblico? Quanti bravissimi non sono seri, arrivano tardi alle prove o non sanno fare un soundcheck?
Non sarà “più” importante dello studio, ma il solo studio ci porta a suonare bene dentro ad una caverna. Dev’essere un connubio di più fattori, per far fruire a tutti, nel miglior modo, della nostra fortuna, l’esser musicisti!
Mi piacerebbe discutere sul rapporto tra l’animale da palcoscenico e il pubblico. Io ho avuto spesso contrasti giganteschi da questo punto di vista, e ancora non ho capito se il pubblico è una necessità dell’artista o non dovrebe essere invece una conseguenza.
@corobi, io ritengo d’aver avuto un dono, che come per Spiderman “un grande potere dà grandi responsabilità”. E’ quindi per me un piacere, una necessità mia per sentirmi viva, poter far musica. Ma soprattutto, un dovere: un dono che va coltivato, insegnato, donato agli altri. Ed ho l’obbligo di trasmetterlo nel migliore dei modi. Come fosse l’ultima volta che suono.
Nasco da una famiglia (e da generazioni) di musicisti, con una linea materna infinita di insegnanti di musica modello astroungarico, ho nel dna un approccio fortemente disciplinato e severo con lo studio e la didattica… ma anche una “faccia da palco” (sia quella serissima da classica che quella più da pagliaccio della leggera) che ritengo ci stia tutta, sempre. E’ un messaggio che si deve trasmettere, senza esagerare, e senza lesinare. Il pubblico non serve a noi, siamo noi che dobbiamo servire PER il pubblico.
C’è poi chi suona per gaudio personale, per sentirsi migliore. Ma prima o poi, cade.
Tu che ne pensi?
Penso che sei d’accordo che il pubblico sia una conseguenza. E’ interessante anche il discorso che fai sull’insegnamento, io avrei dovuto studiare di più, soprattutto chitarra, mentre pur studiando sicuramente di più canto, non mi sento in grado ancora di insegnarlo. Ma forse è effettivamente un limite che a un certo punto deve essere valicato, come dice qualcuno, uno a un certo punto deve insegnare quello che sa, in fondo i limiti tecnici possono essere colmati anche in seguito, all’inizio quello che è da trasmettere è la pura passione, quello che magari ti rimane anche a 40anni, quando hai più bisogno di cantare “per te” che per “gli altri”.