quella metà della mia vita che.

quella metà della mia vita che.

I gesti quotidiani. Il caffè al bar, la briosche, che la barista conosce già i tuoi gusti. Lo sguardo al giornale, scampando dagli sguardi degli altri che incontri. Come nella calle, dietro l’ufficio, che per fortuna piove e puoi nasconderti dietro l’ombrello, e smettere di salutare gli sconosciuti.
Odio, questi sconosciuti.
Passano parte della mia vita vedendomi ogni mattina, sanno come mi vesto ogni giorno, cosa mangio, se ho cambiato taglio di capelli. Sentono il tono della mia voce, conoscono quando sono malata, o se sciopero perchè sostengo quel partito. Sanno anche cosa gira sulla mia scrivania, le mie “competenze”. Nome, cognome, età, stato civile.
Sanno se ogni tanto ingrasso, sanno se mi bruciano gli occhi, sanno se oggi devo andare dal medico, o se vado in vacanza. Riescono a intrufolarsi nel mio privato, origliando le conversazioni private che posso dimenticare di proteggere.

Mi strozzano i discorsi vuoti e inutili, le amenità sul governo e le pensioni e le tasse, i dettagli sul vestito, le pessime battute di chi si permette di vedere il tuo fianco scoperto.

Scompaio, piano piano. E parlo con le voci, da un telefono, che mi protegge dagli occhi degli altri, e null’altro. Mi rinnego, nei miei sorrisi e nella leggerezza del mio carattere, frustrata.

E attendo, tornare a quella seconda parte di vita, in cui la solitudine è dolce, e chi mi ama sa poco di me.

3 pensieri riguardo “quella metà della mia vita che.

  1. Essere gnocca non basta, neh; bisogna anche scrivere benissimo. Non sai più che cosa inventarti, e non ne hai bisogno

  2. Al contrario: scrivi benissimo, e sei bella da svenirne. Tutto qui

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