nessun titolo

nessun titolo

Caro Dan,

avevi ragione. Bisognava scappare, come hai fatto tu.

Mollare tutto, lasciarsi tutto dietro, e cercare come si voleva vivere davvero, perchè avevamo sbagliato.

Tu che mi odiavi quando te lo ripetevo accusandoti, della nostra vita di merda. E vedi, oggi che io ho rimesso tutto a posto, me lo ripeto. Ho sbagliato di nuovo, non è questa la strada.

 

Mi manchi te, mi manca l’idea di te. Di quel personaggio obbligato a stare qui, a condividere tutto, ad ascoltare, a risolvere con me, a portare la carretta quando inciampavo. Peccato che non ho fatto a tempo, ad inciampare, che m’eri già sparito.

Adesso che non mi fido nemmeno dei miei pensieri, nemmeno la ricordo più la sensazione di potersi sciogliere senza riserve con qualcuno. Dopo le tue esaltanti pugnalate, dico, sarei un’idiota a fidarmi ed affidarmi a qualcuno. Che poi, per carità, m’hanno accoltellato anche senza che mi ci affidassi, ed è stato egualmente lacerante, ma questa è un’altra faccenda.

E’ che ora ne ho proprio bisogno, di quell’idea spettacolare di marito che m’ero sposata. Che poi non sei stato, certo. Ma se potessi tirar fuori la mia fottuta anima, e metterla lì sul tavolo, e chiederti cosa farne, e dove portarla, sarebbe bello.

Sarebbe bello.

 

Perchè sai, la fottuta anima stava sotto un cumulo di carte. Documenti legali, pratiche dell’ufficio, compiti di terza elementare, testi di canzoni pop per adolescenti. E buoni, ottimi consigli per il mondo. L’ho tirata fuori, e nemmeno la riconoscevo. E sai, il problema più grande è che non so che farne. Non so dove portarla.

Gli anni mi passano sotto come un tapis roulant, e io corro guardando avanti, soldatino tra soldatini, pettinandomi i capelli, scaricando la lavastoviglie, prendendo il caffè alla macchinetta dell’ufficio, comprando acqua latte birra succhi merendine frutta yogurt, l’identica lista della spesa, ogni settimana. La responsabilità della famiglia, quella che tu hai rigettato per la paura, e che io ho tirato su con la rabbia dell’orgoglio, diventando un pilastro d’acciaio, dimenticando cosa avrei voluto, cosa sognavo, dove volevo andare.

La priorità è casa figlio lavoro. “Ah si signore e signori, ecco qui il risultato di anni di studio sulla donna che riscatta il fallimento e dimostra quanto, oh, ma quanto, è brava e affidabile e bla bla”.

La fottuta anima è schiacciata da ciò che non sono.

 

Voglio scendere. Voglio mandarli affanculo tutti anch’io, come hai fatto te. Ho portato la carretta fuori dalla tempesta, adesso voglio ripartire da me.

E che ”me” non so dove l’ho ficcato.  E nemmeno so cosa farne.

 

..e te, te vendi camion. Non lo so, alla fine, chi davvero ha vinto.

5 pensieri riguardo “nessun titolo

  1. Fla, tesoro… Oggi mi sono resa conto che dolore, amore e orrore rimano, tra loro. Perciò ti dico di tirarla fuori, quell’anima, di sezionarla tutta centimetro per centimetro e di darle retta. Io l’ho ignorata, e ora…

    Sii forte, flautina. Non ti sentirai a buon punto, nel tuo guado, non vedrai la terra ferma e la corrente sarà forte, ma hai costruito un’imbarcazione inaffondabile, forti remi e hai robuste braccia.

    E allora rema!!

    I camion non galleggiano…

  2. :’-)

    Le decisioni che prendiamo ci cambiano la vita, purtroppo.

    Sono drastica, ultimamente, lo so, ma se butti un’occhio di là capirai…

    Baci

  3. e c’hai ragione anche te, momy. ma mica l’è tutta semplice. ogni tanto, ogni parecchio, scivolo in canàl.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.