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Tag: Venezia

Ho un concerto.

Ho un concerto.

Amici: HO UN CONCERTO.
Mi vien da piangere dalla commozione. E no, non è una battuta.

Non so nemmeno se mi sento pronta, se sono ancora capace.
Ho una serie di paure, dimenticherò le strutture, sbaglierò quel tema, andrò a fragole in quel giro di solo, chissà se verranno ancora a sentirmi, tutti pensieri che addirittura superano il “che cazzo mi metterò che ormai vivo in felpa”.

In questo momento mi rendo del tutto conto che cosa ci è passato addosso, cose che non abbiamo detto, non abbiamo pubblicizzato ne’ confidato a nessuno: quel dolore sordo, perdere la nostra identità, il nostro essere, il motivo per cui ci si svegliava la mattina. Sono un musicista, ma se non suono allora cosa sono?

Quando Paolo mi ha confermato la data mi è partita la paura, l’inadeguatezza. Io, che ho una faccia di bronzo da sempre, che ho fatto il primo concerto a 8 anni, io inadeguata. E poi, pian piano, la paura di illudersi, magari ce lo annullano di nuovo, cazzo e se mi ammalo?, metti che piove, e via così.

Io indietro non voglio tornare. Io nemmeno voglio voltarmi, a guardar dietro, a quel giorno in cui vedevo solo concerti annullati, di tutti, dai piccoli ai grandi, tutti a casa. E fan culo ai balconi e ai video-collage suonati a distanza. Fatemi suonare per voi.

Ora vado a studiare.

Poi compro una felpa nuova. Coi lustrini.

Ciò che tu sei

Ciò che tu sei

Tacchi che suonano in una calle addormentata, bagnata un po’ dall’acqua alta. Sguazzo nei miei pensieri, anche a notte fonda, in apnea prolungata sotto il livello della coscienza. Rielaboro, organizzo, lavoro. In continuazione, le mie rotelle girano, trasportano, incasellano, e ancor più al ritmo dei miei passi, sempre questi tacchi, a svegliare la polvere della fondamenta, disturbandomi la laguna. Pure la laguna, adesso, dorme. E io invece ragiono, ragiono, ragiono….

Ho fatto tardi, mi ha aspettato sveglio. Scarico borsa e flauto sulla sedia, ancora nella gig dei miei discorsi, fino a fermarmi, rallentare. Che pace c’è qui. La musica, l’aria, le poche cose nel disordine di chi non abita troppo spesso. Che pace. La respiro, la godo.

E mi addormento nell’abbraccio, un sonno senza sogni, senza cose in sospeso da risolvere.  Tutto qui.