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#siaenograzie – gli appuntamenti a Mestre, 12 aprile 2014

#siaenograzie – gli appuntamenti a Mestre, 12 aprile 2014

1277865_10152248080194706_2134413700_oCi siamo, sabato è il 12 aprile.

Il buon Andrea Caovini è riuscito, sbattendosi abbastanza, a fare rete, a riunire noi musici di buona volontà ed esercenti di altrettanto buona volontà per organizzare una serie di eventi, tutti appunto nella giornata del 12 aprile 2014, sotto l’egidia del diritto d’autore, come diritto degli autori e non come proprietà della Siae.

Sia chiaro. Io non ce l’ho con la Siae. Sono un’associata, figuriamoci se. Faccio solo tutto il can can possibile perché voglio provare a cambiarla. A renderla trasparente, innanzitutto, quindi facendo informazione, e poi provando a spingere, assieme a molti altri, verso una vera svolta.
Una svolta con la testa dei musicisti, quelli che lavorano nel 2014, non quelli salvificati da un successo radiofonico negli anni 60/70/80, e che ora campano con il pagamento degli altrui borderò.

Quindi: la lista dei locali e musicisti che hanno aderito e relativi eventi la trovate qui, l’evento generale su facebook da poter condividere è invece quest’altro . Ricordate, ogni condivisione, like e partecipazione fa aumentare la risonanza dell’iniziativa (indicizzando la cosa). Quindi, se non potete partecipare almeno fisicamente, fatelo coi social: facciamo girare. Facciamoci sentire.

A Mestre (casa mia insomma) due locali e molti musicisti hanno autonomamente organizzato due eventi distinti. In entrambi i casi tutto ciò che verrà suonato è esente da qualsivoglia richiesta di pagamento di diritti d’autore: sono tutti brani in common creative, o improvvisati, o della tradizione. Io mi sto attivando per partecipare ad entrambe le jam che seguiranno ai concerti principali.

Siete tutti caldamente invitati, amici musici, sul palco; pubblico sostenitore (che paga la Siae su ogni device che acquista, siamo tutti azionisti eh..) in platea a dar man forte.

 

Il primo appuntamento in ordine di tempo è dalle 18 al Palco

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“All’ora dell’aperitivo sabato 12 aprile: ad una resident band acustica, formata dal trio EVE (Elisa Vedovetto-Francesco Clera-Federico Della Puppa) e da Anna Maria Dalla Valle, si aggiungeranno via via altri musicisti che hanno già aderito all’evento, tra i quali Roberto Borghetto, Paolo Corsini, Toni Costantini, Michele Russo e altri che si aggiungeranno in una jam acustica nella quale agli echi ambient e spiritual jazz si sommeranno brani classici esclusi dal diritto d’autore, avendo superato la soglia dei 70 anni”

(cliccate sulla fotina per aderire all’evento su FB e per farlo girare)

 

 

Dalle 20 parte il secondo evento, al Palaplip di Mestre:  “ANKENO’ – Serata live per i diritti d’autore, contro i doveri d’autore”.

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20:30 –Mr. Wob & the Canes. Voodoo blues
21:30 – Salvi & Liberi Subito. Neoplasia veneta su corpi in decadimento
22:15 – Fabio Zona e i Supernova feat. Acoustic Spirit. Rock d’autore from Roma
Jam session finale

(cliccate sulla fotina per aderire all’evento su FB e per farlo girare, ve l’ho già detto prima!)

 

Condividete. Avvisate amici, stampa, chiunque possa esser utile.

Usate l’hastag #siaenograzie per dire la vostra, su twitter, su facebook.

E se passate ai due eventi qui sopra, passate a salutarmi.

 

In cosa consiste il decreto sulla musica dal vivo.

In cosa consiste il decreto sulla musica dal vivo.

Ieri è passato in Senato (EDIT: ed anche alla Camera) quel punticino in cui si propongono nuove regole per poter organizzare eventi dal vivo. La musica dal vivo liberalizzata, yeah yeah, eccetera. (Su Repubblica sembra davvero tutto figo)

Ma io (che già mi son sposata una volta e ho imparato che certi begli avvenimenti magari nascondano delle chiaviche niente male) non mi sento di far festa ed aprire bottiglie. Mica solo perché tanto deve prima passare in Parlamento (EDIT: è passato, l’8 ottobre). Sarà che tutte ste cose annunciate in pompa magna mi insospettiscono sempre, beh, mi son informata, ho cercato dei riscontri reali.

Passo a pie’ pari sulla discussione in aula, non me ne vogliate, avrei un sacco di battute per quel cabaret, se non fosse tanto triste il repertorio su cui ironizzare. Vi rimando al sito del Senato per i dettagli di colore.

Il decreto si concentra su una fascia specifica di spettacoli dal vivo: quelli con un limite di 200 spettatori, con durata che non superi le ore 24.

– Ma finora serviva l’autorizzazione?

Ecco: in circoli privati o teatri no, ma nemmeno nei locali. Poniamo esempio, la mia regione cita la L.R. 29 art.31 del 25/09/2007 cita esplicitamente :

Art. 31

Attività accessorie

1. Fermo restando il rispetto della normativa vigente in materia, le autorizzazioni di cui all’articolo 8, comma 1, abilitano all’installazione e all’uso di apparecchi radiotelevisivi ed impianti in genere per la diffusione sonora e di immagini all’interno dei locali abilitati all’attività di somministrazione e non allestiti in modo da configurare lo svolgimento di un’attività di pubblico spettacolo o intrattenimento.

2. Le autorizzazioni di cui al comma 1 abilitano, altresì, alla effettuazione di piccoli intrattenimenti musicali senza ballo in sale dove la clientela accede per la consumazione, senza l’apprestamento di elementi atti a trasformare l’esercizio in locale di pubblico spettacolo o intrattenimento e senza il pagamento di biglietto di ingresso o di aumento nei costi delle consumazioni. È comunque fatto salvo il rispetto delle disposizioni vigenti ed, in particolare, di quelle in materia di sicurezza, di prevenzione incendi e di tutela dall’inquinamento acustico.

Quindi, se suono in un locale, senza maggiorazione ai tavoli o biglietti d’ingresso, il gestore non ha nessuna autorizzazione da chiedere. 

– E allora chi chiede l’autorizzazione?

Chi organizzava un evento o manifestazione magari in luogo pubblico, in un parco, una piazza.

– Come funziona sta cosa di chiedere l’autorizzazione?

Si va in Comune, si compila un modulo, in marca da bollo (da 16 euro). A seconda del tipo di evento si allegano una planimetria dell’area interessata, foto delle eventuali aree verdi, programma dettagliato della manifestazione, dichiarazioni varie (di chi organizza, soci, gestori punti ristoro, ecc). Di solito si dovrebbe presentar domanda 60 giorni prima dell’evento, ma spesso la pratica si conclude in una settimana, in tempo anche per i ritardatari. Versamento dei diritti di istruttoria (qui da me son 100 euro). L’ufficio prepara la pratica, richiede i diversi pareri (polizia municipale, verde pubblico, eccetera) e prepara l’autorizzazione. E’ tutto piuttosto veloce (qui da me, almeno) e serve a verificare che ci siano le condizioni, di sicurezza in primis, per una tale manifestazione. Per grandi eventi è utile anche per predisporre un servizio di sicurezza o prevedere ambulanze o quant’altro, prevedere i flussi (affiché non ci sian blocchi del traffico, eccetera).
Se agli eventi partecipa anche l’amministrazione (spesso accade) questa trafila la segue il Comune direttamente.

Arrivati i pareri, preparano l’autorizzazione e l’organizzatore va a ritirarsela (con un’altra marca da bollo da 16 euro).

 – Cosa propone invece il decreto valorecultura?

Una semplice Scia, in cui si comunica la manifestazione. Nessun pagamento, presentazione al Comune e via, ma attenzione, solo per manifestazioni sotto le 200 persone. Se io organizzo un concerto in piazza è complesso prevedere che ci saranno solo 200 persone…..  Per i locali si continuerà a non pagare e richiedere nulla come autorizzazione, come ho spiegato prima, a meno di biglietto di entrata o maggiorazioni.

– Quindi abbiamo VINTOH!

No spetta…. quanti concerti/evento si fanno, su suolo pubblico/privato e sotto i 200 spettatori, e non in locali o teatri? Una piccola fetta. Comunque un successo, in questa Italia che non ne viene mai fuori dalle scartoffie.
Gli stessi impiegati che ho contattato mi hanno confermato che era una logica conseguenza di tutto un meccanismo di semplificazione burocratica, che strozza più gli uffici comunali che il singolo cittadino. Insomma, non sono molto sicura sia una vittoria di una petizione online, come ho letto in questi due giorni.

– Ma quindi si aiuta la musica dal vivo o no?

Il macete vero e proprio, quello che cala sulla testa dei gestori/organizzatori che voglion far musica, ma soprattutto sui cachet (e sui contributi previdenziali) dei musicisti, è sempre quello: la Siae. Ben più costoso di quei 132 euro (ipotesi veneziana) di autorizzazione comunale che risparmieremmo ora. Quindi, a conti fatti, è cambiato ben poco: la Siae si continuerà a pagare.

Però. Però sembra che il discorso SIAE e legislazione del nostro mestiere sia prepotentemente entrato nell’OdG del Senato. Sembra che a passettini qualcosa si muova. Poco, ma si muove.

Ora: della vittoria (circa) di ieri si son presi i meriti tutti. Da chi ha firmato la petizione, a chi l’ha proposta, esposta, a chi l’ha sostenuta, a siti singoli, associazioni e quant’altro.  Eh, ma mica è finita qui, raga. E’ lunga, mica possiamo accontentarci delle patatine. Dobbiamo continuare l’opera di condivisione e martellamento di media e quant’altro, abbiamo diritto al pranzo completo. E se faccio una metafora col cibo quotidiano, eh, chiedete ad un musicista quanto sia appropriata…..

 

La risposta ufficiosa della Siae: autocertificazione e via (in teoria)

La risposta ufficiosa della Siae: autocertificazione e via (in teoria)

Esce oggi un articolo sul Fatto Quotidiano che ripropone il discorso di Patamu dell’articolo di legge abrogato, e nuovamente dipanato dal buon AliprandiSta Siae che ci chiede il borderò per brani non registrati è “fuorilegge”?

Mi sono informata. Perché, come ci sono concessionari Siae da appendere per le orecchie al muro, ce ne sono anche di disponibili, chiari, appassionati nel loro lavoro e, senza far polemiche, con anzi molte idee per migliorare e gestire al meglio la macchina infernale della società autori ed editori. Ho chiesto.

Come definito da Aliprandi non è affatto chiaro (come per molti altri casi della legge italiana) se quell’articoletto che legittimava la Siae ad una sorta di controllo totale sia stato abolito o meno. Come invece è ben chiaro è che ci sia una “discrezionalità” (ancora più scandalosa, a mio parere) differente per sede territoriale. In sostanza, se suono qui basta che autocertifichi che non suonerò brani coperti da diritto d’autore, ma se suono lì il gestore del teatro mi dice che devo fare il borderò a prescindere, e ha già pure versato una pesante quota a copertura degli eventuali diritti.

Allora. La risposta chiara, precisa e circostanziata che ho avuto dalle mie fonti Siae è la seguente: non possono pretendere diritti se si dichiara che  sono brani non protetti dal diritto d’autore.
Ci si può giustamente aspettare un controllo Siae, che verificherà se i brani suonati durante il concerto sono effettivamente al di fuori del vasto repertorio che viene salvaguardato dalla società.

Caso 1: I brani del concerto sono vostri. Dovete presentare il programma (in carta semplice) ed un’autocertificazione in cui dichiarate che sono brani vostri, e in quanto autori NON SIAE (e relative consorelle estere) vi occupate voi della gestione dei vostri diritti. Quindi l‘autore stesso presenta l’autocertificazione.

Caso 2: I brani del concerto non sono vostri ma sono di autori non associati Siae/consorelle estere. Situazione diversa, più complicata, sarebbe utile avere l’autocertificazione dell’autore, o almeno un programma di sala, una locandina, un cd, da cui si desuma che i brani non sono coperti, così eviterete discussioni ulteriori.

Caso 3: I brani sono di autori deceduti da 70 anni (e quindi di pubblico dominio). In questo caso, locandina o programma di sala e autocertificazione, non possono chiedervi nulla.

Il discorso è: Siae non può chiedervi “caparre” per la presunzione che possiate dichiarare il falso.

Chiaro, un pezzo di carta da presentare è il modo migliore per evitare litigi e spiacevoli discussioni con gli ispettori Siae… e a quanto sembra questo è il modus operandum ufficiale indicato dalla Sede centrale.

Se è tutto così chiaro, perché non dirlo subito? Beh, è abbastanza ovvio. Non hanno alcun interesse a favorire altri se non i propri interessi, di sede territoriale in primis. Gli interessi degli autori sono un’altra cosa, sia chiaro. Ovvio che io, autrice Siae, vorrei che verificassero davvero se nei locali che dichiarano musiche non coperte magari suonano pezzi miei…. Ma sarebbe ben più logico che quando le suonano e le scrivono sui borderò correttamente, quei diritti arrivassero. E non è proprio così.

Non parliamo del fatto che, senza questa sorta di boicottaggio degli uffici territoriali per i concerti senza brani registrati in Siae (o corrispettivi esteri), si incentiverebbe tale repertorio, avremmo prevalentemente concerti di musica originale free-diritti oppure una classica definita ai 70 anni dalla morte dell’autore. Repertorio che non frutta una cippa alla società.

E qui mi viene la riflessione che in 25 anni di onorata carriera concertistica mi risulta di aver compilato sempre borderò anche se si trattava di una 24ore vivaldiana.

Insomma, che ci vuole a mettere un bel disclamer chiarificatore sulla home del sito ufficiale, caro ufficio di comunicazione Siae?….