
L’invito è, in questo desertico ferragosto, a guardare questo.
Primo, perchè è opera di Renato, un chitarrista speciale (lo sentite anche come soundtrack, infatti). Poi perchè è il contestatissimo ponte "moderno", che a me, non nego, piace. Anche se è difficile bypassare il fatto che sia costato un’indecenza. Qui c’è il romantico passaggio sotto il ponte di Rialto del concio centrale, sempre ad opera di Renato.
Venezia è la città in cui sono nata. Amo le sue calli, i suoi odori, i suoi problemi; la sua pigrizia, la sua puttaneria nel vendersi ignobilmente ai turisti, questi guardoni, gregge rimbambito che morde senza troppa poesia ogni palazzo, ogni campanile, ogni rio.
Senza capire, senza sentire, senza volersi perdere. Io adoro perdermi. Per ritrovarmi dall’altra parte, ignorando come.
E sto ponte? Probabilmente cozza. Magari avrebbero preferito una pessima imitazione dell’accademia. Ma a me, sto coso innovativo, moderno, rossiccio e mezzo trasparente, ispira. Penso ai racconti di mio zio, la Venezia contemporanea, con Nono, con Sciarrino, con Poe, con Guggenheim, con l’arte e la poesia e la musica VIVA. Odio vederla sarcofago di storia e basta. Odio sapere che esiste solo Vivaldi lì dentro.
Quando ho potuto far la mia musica, nella storica sala concerti di Palazzo Pisani, è stato come bestemmiare in chiesa forse. Eppure mi è sembrato risvegliare i putti degli affreschi. Giuro che ne ho visti alcuni battere il tempo col piede, sentendo il feel giusto, sul due e sul quattro.
E allora che sia Calatrava, perchè no.
Per i desperados del cazzeggio, vi butto lì anche quest’altro link, sempre medesimo operatore, qui nella sua veste giusta. La voce di Rosa merita, fidatevi.