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Autore: laflauta

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Salve, son Giulio. Io faccio il dipingitore di strissie.

Che lo dico ai miei amici, non son mica uno stradino, io sono un dipendente dell’anas. Ma ho la specialisasione, sono adeto alle strissie. Io dipingo la linea di meserìa.

Sono l’ultimo di quatro fratelli, due lavorano in germania da diese ani, sono nel campo dei gelati. Una volta tuti andavano in germania a far gelati, era un lavoro duro, ma serio. Li poi si son trovati due germaniche, e si son sposati e hanno fatto i putèi. Io e il Nane, mio fratello medio, siamo rimasti a casa. Lui gli piace studiare, è ingeniere lui. E’ tutto conti e robe serie.
A natale ci ritroviamo dalla mama, con mia sìa e i nevodèti intorno, e i miei fradei intorno al pandoro parlano di cose serie. Mutui, politica, a volte ascolto, ma non capisso gnente. Preferisco stare coi nevodèti, e gli monto i giochi e faccio le costruzioni.
Tra tuti me piase Lorenso. Lorenso è il figlio del fradeo gelatiere, ha diese ani. Lui mi spiega tante cose, come funziona il compiter, ad esempio. Mi ha fato disegnare, col compiuter. Però no vien ben come a mano, ma hai tanti colori, e puoi spruzare come la bomboleta spray.

Oggi porto Lorenzo con me al lavoro. Mio fradelo non era dacordo, dice che prende fredo e si anoia, ma poi si è messo a parlare di berlusconi e prodi e si è dimenticato.

E’ seduto nell’ape vicino a me. Io sono emosionato, di solito son da solo. Gli spiego che nei paesini non è come da lui, qui le strissie le faciamo a mano. E devono essere liscie, precise, perchè quando viene el caigo, la nebbia forte forte, la linea in meso alla strada guida tutti. La strada si chiama caregiata, gli spiego, e bisogna sapere quando fare le linee trategiate o meno. Se trategi l’interno si può superare, ma mai prima de una curva all’interno, nele curve si mette quela doppia così risolvi. Poi devi vedere se uno può girare, e alora trategi perchè uno entra magari nel cancello di casa sua. Bisogna sapere un sacco di cose, dipingendo le strissie.

In paese c’era un semaforo. Dovevo fare le frece per tera. Non avevo lo stampo, e alora le ho fate a mano, vedessi, sembrava un capolavoro. Poi è arivata l’europa, che ha deto che bisogna far le rotonde. E bisogna far i triangoli per tera, per la precedensa. A volte non ghe stèmo, bisogna farle picole perchè lo spazio è poco.

Il momento più belo è quando togli i coni rancioni. Li togli e apro la strada, e tutti invece che girarti intorno seccati, provano la segnaletica. Perchè deto in cìcara, deto come dicono i funsionari del comune, si dice segnaletica. E vedi tutti, anche i foresti, che seguono le indicazioni che ho disegnato io sull’asfalto. Si fermano allo stop, ripartono, si danno la precedensa. Tutti beli ordinati, in fila, seguendo le mie strissie. Ci pensi Lorenso, se non facessi più le strissie?

Un anno ha nevicato fisso, era tutto bianco in tera. E le strissie non ghe géra più. Vedessi, tutti persi, un casin. O quela volta che c’era el caigo, la nebbia forte che ti dicevo prima, tutti andavano piano e seguivano la linea di meserìa, che si chiama così perchè è quela che sta in mèso a la strada. Tuti piàn, e la mia linea, la mia opera che guidava le loro vite sensa che andassero fuori da la strada, se non ci era la strissia andavano tutti nel fosso, sai.

Lorenzo mi dice che io sono un artista.

A mi me par che esagera, io disegno solo le strissie. Ma lui dice che sono un artista, e un po’ poeta, perchè guido le vite degli altri, anche gli avventori dei nostri paesini, che sarìa i foresti. Mi ‘conta che ci sono i Madonari, che dipingono per tera i disegni coi gessetti. E sembrano veri, sembra di essere all’academia, e son quelli di gioto, di leonardo.
E lui dice che son un artista anche io, perchè i madonari disegnano ma poi piove e non serve a gnente. Io invece guido le vite degli altri,  meto amore nel mio lavoro, meto il cuore. Lorenso me lo dice, e io mi sento importante, che Lorenso ha visto il mondo e suo papà è gelataio importante in Germania.

E quando semo rivati a casa, mi ha portato alla cooperativa in paese. E ho comprato i peneli picoli e i colori con le tempere. Mi ha deto che il mio cuore è grande, e posso fare i disegni sui fogli grandi, quelli Pigna, e fare le mostre.

E alora mi son messo a fare il primo dipinto. Ho colorato tuto di nero, e poi ho fato una riga, in meso, drita e bianca. E non è lo stesso, perchè non ci sono curve, sul foglio della Pigna, e non serve a niente. Ma a Lorenso non l’ho deto.

 

Mediocre

Mediocre

 Come da tradizione, ilmio postsottol’albero2006.
 
 
         No no guarda, non hai capito.
 
Con un dito spinse più su gli occhiali da vista.
S’era preso pure il giorno di ferie. Aveva concluso le commande da qui al 2027 giusto per non aver la coscienza sporca, aveva comprato un bagnoschiuma al vetiver, che dicono faccia molto macho, sconfessando la fede per il pino silvestre, troppo da arbre magique. S’era fatto la barba in giù, in su, di lato, per poi passare un leggero foglio di carta vetrata su eventuali ruvidità mandibolari che gli fossero sfuggite. E aveva messo pure il gel. Per tre volte. Sembrava un budino.
Aveva cancellato tutti i 6 messaggi del cellulare, doveva esser lindo pure quello.
 
         no senti, non ci siamo proprio..
 
Aveva speso 15 euro per far pulire l’auto a mano. Che le spazzole strisciano la carrozzeria, e lui alla sua Punto ci teneva. Era vestito di tutto “punto”, d’altronde, con pure una cravattina della domenica che gli stava a fagiolo. Resisteva pure col primo bottone della camicia allacciato, all’inizio.
 
         te hai fatto tutto da solo. Ma figurati se io….
 
Insomma, era materialmente impossibile che lei non lo notasse: era razionalmente perfetto. L’uomo ideale.
 
         …se io mi metto con un ometto mediocre come te.
 
E adesso cosa faccio? Guardava il volante della Punto. Lo stemmino della fiat così elegante, così ex-fascio. Le linee essenziali, scarne di ridicoli e inutili vezzi. Solo in quell’auto, senza una diavolo di autoradio gracchiante. Aveva comprato pure una scatola con un’orchidea, con dentro la cannuccia per tenerla in acqua. I cioccolatini eran troppo retrò.
Lei rideva, dopo averlo malamente scaricato, e brindava con gli altri colleghi, che se la baciavan tutti, la troia, sotto il vischio. Continuava a tirar su gli occhiali, che scivolavano sulla parete sdrucciolevole del naso. C’era una conca unica, dalla fronte alle narici, sotto la neve diventava un trampolino per olimpiadi invernali di formiche.
 
Stava uscendo, lei. Si raggomitolò sotto il volante, per non farsi vedere. E lei, accortasi, ululò un grido incazzato. I colleghi pettegoli intorno, a passar col dito su quello sfregio, a guardarsi intorno. Sarà stato un balordo, un extracomunitario, uno che non sa parcheggiare.
 
D’un tratto, un fascio di luce sul parcheggio, ad illuminare come l’occhio di bue la Punto. Scendendo con decisione da primo della classe, guardando dritto per non far scendere gli occhiali, facendo trillare un mazzo di chiavi affilate davanti alla giuria dei colleghi.
 
Voleva dirle che era da mediocri lavar la macchina all’automatico, striscia la carrozzeria.
Ma ormai non lo guardavano più. Se mai l’avessero guardato.
 
Era solo un mediocre pastorello, innamorato della Madonna.
 
 
 
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La sveglia squilla, e io le chiedo scusa se non l’ho badata nell’ultima mezzora…. è la vigilia, cavolo, comprendimi.

Perchè è incredibile a dirsi, ma gli idioti che la vigilia di Natale sono in ufficio, ci sono. Io, ad esempio.

Le cose positive : non c’è traffico. Stamane avevo addirittura l’impressione, vista la mattina più grigia e buia del solito, d’esser partita un’ora prima.
Gli unici in giro sono i nonni ( mio padre, ad esempio) che vanno presto al mercato per prendere il pesce fresco per il cenone. Canoce, mazzancolle, cape sante, i peoci e le vongole no che vengono dalla spagna. O, se di dimensioni notevoli, da Porto Marghera. Le riconosci anche perchè le apri e hanno ancora il fiaccolamento in corso.

Ammetto, il fiaccolamento m’è rimasto dentro.

Poi niente code. Ne’ ai semafori, ne’ agli incroci, ne’ alle rotonde.
Versione per i comunali: nemmeno coda alla macchinetta del caffè.

Ci si cerca nei corridoi, si contano i presenti. Qualche utente bussa all’ufficio, disperato, vuole i miracoli il 24 dicembre… mi chiede a chi può scrivere. Gli propongo un protocollo intestato al comune di Rovaniemi, che lì lavorano soprattutto oggi.

In caso di noia, suggerisco:

– cercarsi e stamparsi l’oroscopo 2008.

– stamparsi i post sotto l’albero, e regalarli agli amici.

– ricercare le ricette doc per Natale, gli addobbi per la tovaglia, gli accostamenti del vino.

– controllare e prender nota della programmazione televisiva dei prossimi giorni. Per dire, stasera fanno Shrek3.

– scaricare (se non l’avete già fatto) le canzoncine di natale. Fanno atmosfera e reprimono gli istinti litigiosi delle feste.

– controllate dove e quando fanno qualche bel concerto, valide scuse per fuggire all’orda di parenti.

– preparatevi il discorso, e imparatelo a memoria. Perchè i parenti vi chiederanno, a tradimento, di tutto: preparate delle domande ad hoc per tarpare le ali ad ogni stimolo di discussione successiva.

Se siete impenitenti fuoricorso, e vi chiederanno polemicamente quando finite sta università. "Ho una relazione con il docente di economia aziendale, se mi laureo non potrò più approfittare dell’aula magna per metter in atto le mie fantasie sessuali". Non replicheranno.

Se siete sfidanzati, vi chiederanno " e allora sta morosa, la troviamo o no?" :  dite d’essere gay. Parlate a caso di un’amica/amico e dite che per ora non rendono pubblica la relazione perchè i LORO PARENTI sono molto bigotti e non comprenderebbero. Non replicheranno.

Se siete fidanzati da anni, dite che vi state lasciando da buoni amici. Siete lì ancora in coppia per approfittare a sbafo dei regali delle due famiglie. Non replicheranno.

Se siete sposati, e non avete figli o ne avete solo uno, vi chiederanno " e allora, quand’è che si allarga la famiglia?", dite che vi hanno chiuso le tube. Che potendo soffochereste i figli che già avete. Non replicheranno.

Se infine, non avete lavoro, dite candidamente che fate il commesso. Distribuite i pizzini per la Mala del Brenta. Aggiungete che vi pagano bene, versando anche i contributi. Siate seri, e non replicheranno.

Importante: subito prima di rispondere, approfittate della reazione choc per offrire un altro po’ di prosecco, un cubetto di torrone, un dattero caramellato. Se tutto va bene, si soffocheranno. E per l’anno prossimo avrete meno parenti a cena.

Auguri eh!

 

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Ho due occhi da dracula cocainomane da giorni, per una congiuntivite indefessa.
Ho anche un evidente cappio al collo, data la firmina sul contratto che mi son rassegnata ad accettare.

Ma ciò che è molto più evidente, è la notte brava, la ciuca paurosa, e le due ore di sonno con inclusa colossale nausea del risveglio.

Ma una ciuca allegra, di quelle che ti lascian lucida, che stimolano l’amabile conversazione e le disinvolte sardonate davanti a due begli occhi, con la serenità dell’essere se stessi e tutte quelle altre menate li.

E son stata così brava ma così brava da salire nella mia macchinina all’alba, senza combinar danni.
Pregasi sostituire "brava" con "mona".

Inserendo la retromarcia per uscire dal parcheggio, mi son detta "…ma me lo lascio andar via così?..ma son deficiente?". Ed ho proseguito ad insultarmi fin casa.

Sto tragicamente mettendo la testa a posto. Ovviamente nel momento sbagliato, porca di quella zoccola vigliacca e storpia.

Vado a prendere del collirio. E una boccia di gin. 

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– questi son post da scrivere una settimana fa….

Ma finiscila. Lo sappiamo tutti che sabato e domenica saranno tutti lì, al parcheggio del centro commerciale, a bestemmiare in aramaico antico con inflessioni talvolta giudecchine (che alla giudecca han più eRRe di Marghera, ho scoperto), perché "manca ancora il regalo per tua cognata".

Orde barbariche a ravanare tra gli scaffali, infierendo come le cavallette, acquistando a cifre impensabili oggetti scandalosi, che andranno nel lotto "oggetti che ti lascio volentieri" delle cause di separazione coniugale.

Andiamo quindi con una carrellata (che qui ci si sfascia sull’utile e il dilettevole) sui consigli d’acquisto regalizi 2007.

I parenti stretti. Via il buonismo e la dimostrazione di ricchezza: siate parchi. O anche giardinetti. Basta un pensierino, anche noiosissimo.

La mamma: qualsiasi cosa le regalerete, non la userà mai. Quindi, fatele una bella confezione di qualsiasi cosa, quella la ricorderà di certo, il resto tanti saluti. Volendo, una pianta. Si, l’idea giusta è una pianta. Basta non andiate sul trash con l’inflazionata Stella di natale.

Il babbo: un libro? La cosa migliore è un avvitatore elettrico. Il simbolo della virilità, e di buon auspicio metaforico per il futuro.

Fratelli e sorelle e cognati: il pensierino. Se fatto dai vostri figli poi, è geniale. Dovranno accettare improbabili art attack e osceni pupazzi in pasta di sale, e tenerli sulla scrivania dell’ufficio.

Capitolo a parte, le cognate: da liquidare con due, e solo due, tipi di regali. Le minigonne e i top. Taglia 38. E godrete, ah se godrete. Opzione per le sadiche "se vuoi che ti lascio lo scontrino, così se ti è piccolo lo puoi cambiare.."

I nipoti: sopra i dieci anni, soldi. Solo ed unicamente soldi. Piantatela con i discorsi sul consumismo, guai se regalate libri (non azzecchereste). Volendo, potete optare per un buono da spendere in un negozio di dischi. Non stupitevi se vi diranno "ah, perchè i dischi si comprano?".
Sotto i dieci anni, apocalisse. Redimete ogni istinto di spesa sopra i trenta euro, oltre questa cifra esistono solo giocattoli costosissimi, con cui non giocheranno, di cui perderanno i pezzi, che scorderanno. E non regalate cose per la scuola, o vestiti, a meno che non siano cose iperfighe da giocatore di basket o da mini-wings, ma andreste fuori badget.

Il partner. Più il regalo sarà costoso, e più lui/lei si dirà "deve farsi perdonare, allora ha l’amante". Regalate il maglione, la cravatta, cosucce che non implicano nulla. Regali come un depilatore o una crema antirughe minano il matrimonio, vibratori o bambole gonfiabili risultano scherzosi sebbene lievemente offensivi, senza parlare dell’imbarazzo dello scartare i regali di fronte a vostra madre (o vostra suocera).

Al fidanzato nuovo-nuovo: ah, questo è un casino. Se regalerete una sciarpa dai colori giamaicani, lui arriverà col solitario. Figura di merda. Idem se sarete voi a regalare un bracciale coi vostri nomi intrecciati… lui sorriderà, abbozzerà, regalerà "sola come un gambo di sedano" della Littizzetto, e dirà "non posso accettarlo". Ma no, direte, ma no…. è un regalo d’amicizia. Lui tra due mesi lo fonderà per rifarci la leva del freno della moto, e ci porterà in giro un’altra. L’idea è due regali. A seconda del caso. Sul braccialetto, solo le iniziali. E se non trovate il prossimo col nome giusto, coniate per lui fin dai primi giorni un simpatico vezzeggiativo. Il riciclo prima di tutto.

Vi sembrerà strano quante sciarpe giamaicane comprerete nella vita.

Ed infine, i figli, ah tasto dolente. I figli prevedono un costo galattico.
Prevedono una letterina pregna di cose costosissssime. Perchè, vi risponderanno, tanto paga babbo natale.
Fate opera diplomatica, fategli uno schemino su excel sul costo di mantenimento di un branco di renne, le scarpe su misura per i folletti, gli ansiolitici per la Befana…. e tentate di dissuaderli a favore di regali più abbordabili. L’idea è mille regalini piccini e un regalo più importante alla fine. In certi casi merita la quantità.

Importante è trovarli per tempo: già ai primi di agosto è bene mettersi alla ricerca, continuando il mantra per i mesi successivi al fine di non fargli cambiare idea. Perchè cercare un dannato giochino per il NintendoDs solo un mese prima, significa rischiare di perdere la faccia. Perchè se non lo trovate voi, distruggerete il mito di Babbo Natale. Vigliacchi, scaricare la colpa su di un povero vecchio cocacolizzato.

Consiglio di donna flauta: regalate tempo.
Un biglietto per il cinema. O per una gita al Gardaland invernale. Un attestato tipo "il giorno ventisei dicembre papà sarà al suo servizio dalle ore nove alle ore 21". Non lasciate che il natale passi senza che lo sentiate addosso… e solo i bambini sanno ciò che vuol dire.

E possibilmente….non regalate a Cinas la macchina per il pane. L’unico a cui i familiari, sfiniti quanto noi, hanno anticipato il regalo di natale.
Ci dev’essere del morboso in una macchina del pane. Sicuro.

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Torce a Porto Marghera [19 Dicembre 2007, 06:40]

Livello di emergenza: Codice Verde
Data ed Ora della notizia: 19 Dicembre 2007, 06:40 

La Centrale operativa della Polizia municipale ha reso noto che l’azienda Arkema di Porto Marghera, via fax , ha avvisato che dalle ore 5.35 a causa di un guasto alla pompa di alimentazione dell’impianto AM9, sta mandando in torcia una quantità limitata di acetoncianidrina.
L’evento è tuttora in corso; l’azienda non ha specificato se la combustione avviene in regime di smokeless (cioè senza produzione di fumo). Al momento il vento soffia in direzione sud-est a una velocità di 2.5 metri/secondo.

Nel corso della nottata la Centrale operativa era stata informata dalla società Polimeri Europa dell’invio in torcia, dalle ore 3.20 alle 3.40, di circa 10 tonnellate di etilene e propilene a causa di un intervento di un dispositivo automatico di controllo della pressione. La combustione era avvenuta in regime smokeless.


Torce a Porto Marghera [19 Dicembre 2007, 08:53]
Livello di emergenza: Codice Verde
Data ed Ora della notizia: 19 Dicembre 2007, 08:53
La Centrale operativa della Polizia municipale ha reso noto che l’azienda Arkema di Porto Marghera, a causa di un guasto alla pompa di alimentazione dell’impianto AM9, sta mandando in torcia una quantità limitata di acetoncianidrina.
L’evento è tuttora in corso.

Nel corso della mattinata seguiranno ulteriori aggiornamenti.

Ostia, spéta che séro i véri.*
trad.: perbacco, debbo davvero accingermi a chiudere le finestre dell’ufficio.
update

Sfiaccolamento concluso [19 Dicembre 2007, 10:07]

Livello di emergenza: Codice Verde
Data ed Ora della notizia: 19 Dicembre 2007, 10:07
La Protezione Civile del Comune di Venezia ha reso noto che con fax la società Arkema di Porto Marghera ha comunicato che l’evento di sfiaccolamento si è concluso alle ore 8.30 di questa mattina.
I gas inviati in torcia sono stati metano e ammoniaca.
L’azienda ribadisce nella nota che non vi è stata alcuna conseguenza ambientale e/o di sicurezza.

Non seguiranno altri comunicati.

……sfiaccolamento??
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Rigira tra le mani un amore.
L’inutilità delle parole, dei compromessi, della contrattazione, la sfinisce.
Mentre lo manda via, lascia la porta aperta, e scuse e occasioni per ricominciare, per voltare pagina, per aggiustare le cose. E più ci prova, e più smette di crederci, di averne voglia.
E’ la lenta agonia delle storie che finiscono. Uno tace, lascia passare il tempo, come se tutto fosse immutabile.

L’altra propone, grida, implora, caccia via. Nel mare del silenzio, e di tutte le parole che son già state dette, non c’è spazio per nulla.

Lei guarda la finestra, e gli occhi le si inondano di rabbia. Ha cercato di opporsi all’ennesima storia fallita, ha cercato di crederci, di aggiustare i pezzi, dimenticare, dimenticare, perdonare, perdonare, ricominciare, implorare un solo gesto. Nello squallore del sesso, prendere il piacere come merce per ferirlo, e addormentarsi vuota.
Ci credo solo io, si diceva. Non serve a niente, ripeteva. Ma il coraggio di provare altrove, ancora, e fallire con un altro, ancora, non c’era più.
Che tutti gli uomini sono uguali, che ogni storia è identica, che bisogna adattarsi, per non rimanere soli. Quando invece, la solitudine più feroce è quella di fronte al silenzio di chi ami.
O credi d’amare. Perchè è impensabile non amare più, si ripete, non potrei vivere senza amare.

Come fosse automatico. Ti svegli, e ami qualcuno; smetti di amarlo solo perchè inizi ad amarne un altro. Magari.

Lui intanto guida, verso la routine della sua vita, incapace di reagire, troppo pigro per voler decidere per primo. Sopporta le scenate, in silenzio. Non lo sa proprio cosa dire. Non vede l’ora di fuggire, che non capisce perchè lei lo stressi tanto. Poi, è devastante, mi tratta malissimo. Lasciamo le passi. Che tanto le passa sempre.

La neve scende, infierisce sui colori, uniforma i paesaggi, cancella le forme. Tutto rimane immutato, nella neve fresca, immobile, come quel tempo in cui tutto si sospende,in cui nulla si risolve, nulla si costruisce e nulla si distrugge. Forse verranno tempi nuovi, che romperanno il silenzio.

Lei asciuga gli occhi, si maledice per aver perso tempo, per l’ennesima discussione inutile. Quando smetterò, ripeteva. Quando finirò di provarci, di dargli l’ultima occasione.

Forse, oggi. 

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E’ arrivato.

Quest’anno, come post-triSteSSa penso di meritarmi il premio.

C’è sempre un poco d’orgoglio nell’essere inclusa da Sir Squonk in quell’ambaradan, per il terzo anno. Dalla mia paginetta 34 (come i miei anni…) guardo gli altri, quelli che scrivono sul serio. Mi piace sta cosa, ecco.

Quest’anno però… stampo tutto e lo regalo al mio papà, che è dai tempi del liceo che non legge nulla di mio. Vi farò sapere la sua opinione. Aehm.

Buona lettura.

Post sotto l’albero…..natale.01

 

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Okay, ce la faccio.

Oggi ho avuto un’autentica crisi isterica (o attacco di pianto, va’) che non mi si addice. Mi son rinchiusa nella stanza della collega, incredula, rifugiandomi da occhi indiscreti e pettegoli. Ero fuori di me. Come un muretto in costruzione, si sommano le cose, una sull’altra, solo che invece che metterci la malta l’uno sull’altro, me li lanciano in faccia!

Poi sono uscita, con nonchalance e sorriso smagliante, a riaffrontare il tutto.

La goccia è stata una, volendo, cretinata di routine, l’utente isterico che ti insulta. Il comunale che è mio dipendente, dice. La comunale però che non ha più un contratto, dico io.

Tengo duro, ah si diamine, sono una roccia.

Ci son periodi, come il Natale, che probabilmente fanno buca. E tutto ci rotola dentro, in concentrazione vastissima. Ogni anno penso sia il peggio, e invece è un’imbarazzante escalation di fine dicembre raccapriccianti. Completi, sicuro, che non ce n’è una che vada dritta, non c’è un ambito che si salvi.

La salute, ah, la salute. Me la salvavo fino a ieri, mo’ ho un mal di testa di proporzioni bibliche.

Ho quindi deciso di prendere due giorni di ferie, prima di scatenarmi in reflain di . Di andare via, col Gabry o senza, se dovrà andare col papà.

Ipotesi fighe: tre giorni a Roma, con clima più delicato, in aereo. O tre giorni a Parigi, dallo zio, sempre in aereo, che al Gabry andare in aereo piacerebbe un sacco.
Problema: trovalo te, un prezzo decente sotto natale.

Ipotesi abbordabili: Gardaland, due giorni, con Verona, giro dei presepi. Problema: sempre che sti cazzo di camionisti mi liberino le strade (e i distributori).

Altre idee?

…. no dico, meglio ne abbiate, altrimenti passo dal 24 dicembre al 7 gennaio a scriver post depressi e apocalittici…. (si, è una minaccia).