l’estate pastello
I lampi attorno sembrano flash di angeli paparazzi.
Il sonno mi aggredisce, mentre cerco di trovare l’entrata dell’autostrada. Eppure è alla fine di una strada dritta, non posso essermi sbagliata, con tutte le volte che ci son passata di qui. E’ tanto buio, nonostante sta luna che mi osserva divertita, mentre cerco un diamine di cartello verde.
La radio trilla discorsi, che quando ho sonno devo impegnare la mente in parole, la musica mi concilia troppo. Questi parlano, parlano, che ne so. Ho gli occhi spalancati, ho paura di addormentarmi in questi trenta chilometri soltanto.
I lampioni del casello, il saluto del telepass, l’aria calda che entra dal finestrino. Quante volte son tornata a casa troppo stanca. A volte mi fermavo proprio, un caffè, o anche una dormita proprio. Quei mal di testa che mi prendevano, senza dormire mezzora in qualche parcheggio non sarei riuscita a ripartire.
In fianco al casello, le insegne dei motel, come mi diceva Fran, "ci ho fatto la tesi sugli alberghi in fianco al casello dell’autostrada..", e c’hai ragione, son concentrati più qui che in centro a Jesolo. Domani, ma per ora non lo so, incontrerò il mio nuovo direttore, che per anni è stato il tuo capo. Capo autoritario, a volte fonte di umiliazioni, ma che alla fine ti ha dimostrato quanto eri per lui, riportandoti a casa per l’ultimo sonno. Domani lo vedrò, sai, e mi verrà voglia di raccontarti come le nostre vite si sarebbero incrociate, se ci fossi ancora. E dirti quanto era serioso, come son riuscita a portar acqua al mio mulino, chissà se per potere della gonna o per reali capacità.
Strabuzzo gli occhi, un brivido sulla schiena e una grande domanda mi tormenta: cazzo, ma l’ho presa giusta?…cerco i cartelli, si okay…taci va, che per abitudine non me ne andavo verso trieste stasera..
D’inverno metto la mano fuori, così mi gelo la pelle e almeno un poco, mi sveglio. Ora c’è solo un’afa che soffoca, il condizionatore gracchia e serve a poco. I lampi illuminano tutto, un po’ spaventano, un po’ illudono. La gente fuori, drappi di gente che chiacchiera, anche se oggi è già diventato domani.
E due ragazzi, stretti stretti che si fan promesse per l’eternità, sopra un motorino, che un po’ li invidio, che un po’ mi sento vecchia. Quando Max mi riportava a casa, un Garelli scassato, ma a me sembrava una porsche. E scampoli di batticuore che, chissà perchè li avevo messi nel cassetto, tornano fuori, e sento ancora i suoni, i profumi, i colori opachi pastello dei miei quattordic’anni.
Bello.
Parcheggio sotto casa dei miei, prendo Gabry in spalla e vado verso il portone. Ho talmente sonno che mi pare di vedermi, ragazzina d’estate, nell’Estate, di quelle che non ne fanno più. Che l’estate a quel gusto lì non l’ho più trovata in giro.
Buonanotte, fla.
4 pensieri riguardo “l’estate pastello”
quant’è bella giovinezza…
che poi, chissà fra quanto tempo di ricordi ne avrai altri.
avrai i ricordi di questi giorni.. in cui pensavi al passato.. 🙂
su su, che lei non dimostra nemmeno i pochi anni che ha e la parte della barbogia malinconica le viene male …
Lo vedi che sei una tenerona, in fondo?
Bello, malinconico come piace a me.
Ma io son fatto male, si sa…
🙂
Daniele