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Quest’anno per loro sarà l’ultimo.

Non me l’hanno detto, ma io lo so. E io impacchetto tutto quello che avrei voluto ancora dirgli, insegnargli, spiegargli, lo metto in una scatoletta e la apro appena entrano in classe. Un vento di frustrazione nel vedere che certe cose non le ho risolte, il tempo perso, la malinconia di non poterli di nuovo accompagnare (proteggere) idealmente sul palco.

L’anno scorso, dopo sei anni insieme, ne ho lasciati andare sette, lasciando le mie classi ad altri. Ho assaporato le ultime lezioni, le ultime sgridate, le ultime dannate lacrime d’emozione chiuse dentro gli occhi. Sapendo che poi, com’è infatti stato, qualcuna non avrebbe più continuato.

Lo so che rimarrebbero solo per l’amicizia che ci lega. Lo so che vengono a lezione solo per rispetto, ma la mente è altrove. Ed è giusto, ci son momenti in cui si intraprende un cammino, per poi doverlo smettere, chiudere, e proseguire altrove. Per mille motivi, mancanza dell’obiettivo originario, altre priorità, o sentore di aver "concluso" il percorso, consumandolo del tutto.

Non glielo direi, ma è la cosa giusta. Ho potuto seguirli per tre, quattro anni, ma ora altre voci vogliono proseguire, altri allievi mi tendono la mano e debbo accompagnarli al di là del ponticello. Che poi, mille volte son stati loro a tenermi su, in equilibrio.

Esco dal portone, nel caldo di un’estate precoce, dopo avergli dato "tutto". Mi sento svuotata d’energie e di conoscenze, ho fatto un download estremo di tutto ciò che sapevo dire, e sono contenta, soddisfatta, orgogliosa di loro. Non è del tutto merito mio, son bravi a prescindere, io cerco solo di pungolarli ogni tanto, di dargli mezzi, spunti, esperienza. Loro nemmeno lo sanno quanto sono contenta quando mi cantano così.

La piazza è deserta, i bar impilano le sedie per la chiusura, proseguo lenta verso la mia macchina che mi "aspetta". Una solitudine gigante mi siede accanto, come d’abitudine, mentre penso a loro che tornano a casa, pensano ai loro pezzi, a come e a cosa. Ci resto appigliata, al loro entusiasmo, alle paure, alle incertezze, e appoggio la mia maschera sull’altro sedile.  La maschera del mio saper tutto, risolvo tutto, so tutto e ora ti spiego tutto, …….e torno umana.

C’è una piccola fiamma che mi scalda: sapere che ogni tanto, tutte quelle mie parole torneranno nella mente di Andrea e Monica, e forse a qualcosa sarò servita.

15 pensieri riguardo “nessun titolo

  1. A poter scegliere non lascerei mai andare nessuno. Poi penso che l’affetto rimarrà sempre e questo un pò mi consola. Buona giornata

  2. Quando negli anni li incontro di nuovo, è bellissimo vedere che il loro affetto è rimasto intatto, anche se mi definiscono stronza ai massimi livelli (ma forse è un pregio..:D).

    Peccato non poter mai dare il massimo, e vederli andar via senza aver “finito”…

  3. finalmente!!!!!! lo sapevo!! l’ho sempre detto!!! tu un cuore dietro quella corazza ce l’hai! …e anche parecchio grande!!! …ti voglio bene maestrina……….con la lacrimuccia che scende ti abbraccio…sara

  4. Mi hai fato venire in mente le parole del mio vecchio maestro di Viet Vo Dao, che ha scritto queste parole

    “…Quando ho iniziato ad insegnare, il mio Maestro mi disse: “Questo è un lavoro duro ed ingrato, non aspettarti niente dagli allievi!”. Credevo intendesse intimidirmi, ma potei constatare la realtà quando i primi allievi che amavo tanto andarono via, facendomi soffrire moltissimo e facendomi sentire tradito.

    A distanza di anni, penso diversamente: tutti gli allievi, prima o poi, si allontaneranno dal proprio Maestro, poiché non saranno mai dei Maestri se rimanessero sempre sotto di noi. Voler bene all’allievo, significa augurarsi il suo bene e la sua crescita, anche se dovesse intraprendere un’altra via senza di te!”

    Penso ben che tu sia un’ottima Maestra !

  5. Beh, mettila su sto piano, se non lasi andare questi, non ne verranno altri e quindi in tanti si perderanno il piacere di ricordarti un domani…

  6. che bel mestiere, eh?

    (ho fatto il supplente, nel lontano ’89 e non sono ancora sicuro se, dopo essermi passata la sbornia del supplente giovane e entusiasta, avrebbe continuato a piacermi)

  7. Mi stai, mi state facendo piangere, per tanti e tanti motivi.

    Io mi porterei dietro tutta la vita, non lascerei mai niente, forse è questo il mio problema fondamentale…

    Grazie.

    LC

  8. @sara… il cuore ce l’ho da sempre. Per te poi, gigantesco. Poi, se vinci i concorsi di canto adesso che non studi più con me :DD un motivo ci sarà! Ma nulla è più difficile di un’adolescente da domare, credimi.

    @bevi, il tuo maestro la sapeva lunga. Indubbio.

    @mata…sono come tutti, via.

    @sandy, di allievi non me ne mancano, incredibilmente. Potrei far lezione tutti i giorni. E giusto quest’anno ho voci promettenti, che mi fan già dannare a sufficienza da non rimpiangere @sara, ad esempio! 😀

    @caporale, penso che il mio “mestiere”, legato ad anni di lavoro, e stretto a doppio nodo alla vita emotiva dei miei cantanti, sia molto più coinvolgente delle supplenze annuali nelle scuole di grado. Di conseguenza, o scappi, o ti appassioni senza scampo.

    @maf, e chi lo sa.

    @

  9. @lord, ma tu qui piangi sempre! Eppure io sono uno spasso!

    Basta prepararsi, con qualche piccolo rito, e il distacco diviene liberatorio.

    Gustarsi gli ultimi giorni di scuola, o l’ultimo bacio con un uomo, o l’ultimo giro del proprio paese prima di trasferirsi per sempre via.

    E poi, leccarsi le ferite, e guardare disinvolti il resto della strada da fare. Tanto, tutto torna.

  10. Flauta, ahahahahah, rido ;PPP [Davvero!] Mi sono sentito molto BrookeLogan (che piange sempre) ;P

    Comunque, sì…ha presente la scena finale di CastAway? Ecco…

    Lei mi scuote qualche corda che non so…ecco perché reagisco così, Flauta.

    Mi perdoni, so benissimo che Lei è uno spasso, profondissimo, spasso.

    Suo,

    BrookeLogan al secolo Lord Crespo di Svezia

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