quel giorno.
Ero vestita di bianco, quel giorno.
Come le spose. Giusto l’antitesi di ciò che ero, quel giorno.
Percorrevo il tunnel di pendolari, come una fatina bianca trasparente, invisibile, agli occhi del passante frettoloso, dello studente in eterno ritardo, degli impiegati assuefatti dalla routine. Io, che li la routine la iniziavo, quel giorno.
Un suo ritardo breve, e rimanere lì davanti alla stazione di una città a me straniera, ad aspettare, a riflettere, che ogni volta ci si ritrova ad una pausa inattesa, il cervello inizia a lavorare implacabile, elaborando i pensieri, spogliandoli dall’ipocrisia di come vorremmo vederli. Togliendo la cornice ai nostri felici quadretti, togliendo la luce soffusa, esponendoli al pubblico sdegno, e alla propria vergogna. Che io, mi vergognavo, quel giorno.
Fino a prima non ci facevo caso. Facevo tutto con leggerezza, non mi sentivo addosso quell’immagine, nascondermi era quasi divertente. Eccitante. Ero la vera e propria "cattiva ragazza", il massimo della provocazione. Peccato che li, in quella stazione, vestita di bianco, era diverso, quel giorno.
Mi misi addosso scampoli di orgoglio, e seguii le indicazioni arrivatemi via sms. Gira di la, son parcheggiato davanti li, ti aspetto, amore mio. Eh. Amore mio. Qui mi guardano tutti, mi additano, mi insultano, o forse nemmeno mi vedono. Ridicola, sta mia coscenza che batte cassa proprio ora, mi dissi quel giorno.
Salendo in macchina, non riuscivo a dir nulla. La mia esuberanza non si accendeva nemmeno davanti a quel sorriso.. Volevo chiedergli, ma te, te come fai? Come riesci a non farti problemi. Come fai a non fermarti, a non avere un pensiero fisso quando sei tra le mie braccia. Come puoi riuscire a vivere alla giornata. Come puoi accettare senza ribellarti mai. Io quel giorno, quel giorno ci avrei strappato di dosso il burqa delle menzogne. Quel giorno.
Ma poi, poi reciti. Come se il mondo cambiasse. Un mondo parallelo, opposto, in cui vivere come ti pare, senza redini, senza regole dettate dal reale. E tutto scivolava, giorni, pasti, passeggiate mano nella mano, anima nell’anima, corpo nel corpo. Quel giorno poi, dimenticai.
Poi il rientro. Di nuovo quella stazione, di nuovo il mio vestito bianco, che ora non mi sembrava più tale. Scesi dall’auto. Guardavo le mattonelle sporche della strada, reali quanto quella fine di parentesi. Le lacrime esplodevano dentro di me, ma tra noi non se ne parla mai, è un dato di fatto, inutile. Scendo qui, vado da sola, ci vediamo, ti chiamo, ti amo. Gli occhi scoppiano, i miei, i tuoi. Me ne scappo via. Quel giorno corsi tra la gente, con solchi sul viso di liquide emozioni. Iniziava a bruciarmi viva, quel giorno.
Ho comprato un estintore per passioni. Poi una crema protettiva per le speranze, a copertura totale. Ho preso un autoabbronzante per la felicità, così si pensa che lo sono, felice. E ho un ombrello che mi ripara dai colpi di fulmine. Ho poi preso un demolitore di sogni, silenziosissimo, nemmeno te ne accorgi.
Eppure continuo a bruciare, bruciare viva. Ogni giorno lo stesso giorno.
11 pensieri riguardo “quel giorno.”
Fla’, ti devi decidere.
Io mi lascerei bruciare, dalle passioni.
Riuscendo a trovarle, ovviamente.
Dai!
🙂
Daniele
Urka… che dire? Cambia d’abito? Serve un po’ di foille?
io ieri sera son uscito con una e son arrivato all’appuntamento con i pantaloni macchiati… chissa’ dove mi son appoggiato… pero’ poi mi son divertito.
se ci sono delle decisioni da dover prendere… prenditi il tempo, non prendere le decisioni.
lo dico a me ed a te.
Però in braghe corte faccio la mia porca figura.
Credimi.
daniè
non devo mica decidere nulla, credetemi.
le mie scelte le ho già fatte.
Uhelà!
Dùt ben?
Daniele
insomma.
giornata triste, sarà il premestruo… o il tempo.
o forse sto perdendo la pazienza nel cercare di sistemare tutto sto casino.
Urge sua telefonata, geometra. Con ettolitri di ottimismo, prego.
leggo ,e rivivo le emozioni dell’attesa, sentirsi nel posto sbagliato al momento sbagliato, ad aspettare la persona sbagliata. pero’ le farfalle nella pancia, e qualcosa che brucia dentro. per queste cose val la pena vivere.
Al più presto, al più presto.
E’ comunque bello vdersi accumunati a te.
Daniele