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Mario mi manca. E’ il mio compagno di banco.
Siamo una coppia perfetta: come starskj e hutch, uno fa il violento e l’altro l’accomodante, quando ci arriva un cittadino che fa il furbo. Uno mima la rissa e la punizione corporale sull’utente malcapitato con pagamenti incompleti o solo un accenno di disinformazione o supponenza, l’altro lo frena e cerca di trovare il compromesso. Il potere del branco, contro il comune nemico del comunale: il cittadino.
Mario non c’è. E’ in ferie.
Dovrebbe esserci su Rizla Psicosomatica un articolo che affronta il vero, grande stress di chi "rimane": l’esser soli, nell’ufficio vuoto, senza il proprio amichetto del cuore.
Oggi andare a pranzare fuori, da sola, non me la sentivo. Certo, avrei potuto chiedere a quella delle certificazioni urbanistiche, o ai tecnici dell’altro corridoio, di certo mi avrebbero accolto nella community, sebbene sia chiaro che è una comunione d’intenti gastonomici senza alcun futuro. Ma no, meglio di no.
A metà mattina, sono andata a prendermi qualcosa al super, e via, davanti alla scrivania, faccio pausa qui, guardando un tgweb e un paio di blog. Ecco.
Ho preso una scatoletta di vitello tonnato. Ci ho pescato, nel guazzetto di maionese e baffi del nostromo, due fettine di vitello. Che se lo sapesse, il vitello, d’esser stato accoppato per finire in quella scatoletta, lui bello magro, solo dieta vegetariana, e tutt’intorno una mattanza di grassi e cubetti di colesterolo….povera bestia.
Io ci provo. Cerco ti tagliare con la forchettina (di plastica blu, che a contatto con la maionese vira colore verso il verde) la fettina di carne. Mi torna in mente quando bambina, intagliavo il bastone di legno da passeggio, quello con tutti gli stemmini di metallo di tutti i rifugi raggiunti. Stesso rumore, stesso dileguarsi di materia da un lato e dall’altro del taglio.
Non ce la faccio. Mi chiedo perchè cazzo, cosa diamine mi ha folgorata la testa per comprare quella cosa.
Il vitello è tonnato a morire, nel cestino.
Mangiucchio un po’ di Pringles, leggo le istruzioni dell’ennesimo concorso (e scema come pochi, non resisto dal grattare l’argentatura sopra alla scritta "non hai vinto, coglione!") e il sale piano piano corrode le mie labbra. I lati della bocca si feriscono, piano piano mi albapariettizzo. Finisco sette bottigliette da 50cl di Lora Recoaro naturale, rinforzando i bicipiti aprendone 3 con un solo colpo, e rimettendoci due incisivi per i successivi bestiali tentativi. Mi riprendo.
Ho preso due nocipesche. Si. Cibo sano, transgenico quanto basta. Ho ripreso il controllo della situazione, guardo fuori e penso…piove….anche io mancherò a Mario, me lo sento. Sgranocchio la nocepesca e i frammenti degli incisivi, e mi digerisco tutti i blogger che salutano i lettori per partenza immediata in ferie. Come se non si sapesse che han messo in macchina il portatile e la lista dettagliata degli internet point di tutto l’emisfero di appartenenza.
Un pezzo di pesca cade, rovinosamente. Forza signora Longari, indovini di che colore ha la maglietta madama flauta?….
Devo smettere di vestirmi di bianco. Oggi non è proprio, proprio giornata.
7 pensieri riguardo “nessun titolo”
essì, va ben non essere trasgressiva, ma in bianco no, non è da lei …
oggi siamo in vena umoristica, eh caporale? scherza sulle mie disgrazie??
Come ti capisco (;o;) lavorare in questi giorni e’ troppo frustrante. E’ per questo che finisco con il passare tutto il tempo a leggere blog e navigare in internet… o almeno in questi giorni ho una scusa per la mia coscienza.
(^o^)
sa, il clima (pre) vacanziero mi fa questo effetto
concordo, il compagno/a di banco è una delle figure più importanti della vita…con chi fare cazzate altrimenti…purtroppo è anche una specie in via di estinzione, troppo spesso i compagni di banco diventano adulti, così, a tradimento.
dimenticavo…questo blog mi piace parecchio…
no aspe…dugongo, in realtà è il vicino di scrivania, mica un compagno di banco scolastico. e grazie se ti piace qui.
ti giuro che non lo faccio apposta..