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Come depositare un’elaborazione di un brano di altri

Come depositare un’elaborazione di un brano di altri

Ipotizziamo di voler depositare in Siae, invece che un nostro pezzo originale, un nostro arrangiamento. Non intendo solo cambiare organico, tipo La Flauta che vuole arrangiare il Tristano e Isotta di Richard Wagner, per flauto, piano, voce recitante e diggey… ma una propria versione, con testi differenti e accordi pieni di undicesime diesis e drum’n’bass che pompa.
Lo arrangia, lo incide, lo suona anche in pubblico: che si fa, scriviamo “R. Wagner” sul borderò, anche se oggettivamente è una estrema elaborazione dello spartito del buon Richard?

Ve lo dico: io di solito, amen, scrivevo proprio R. Wagner. Stessa cosa quando suono la nostra versione di Teardrop, dando i diritti ai Massive Attack, o al buon Herbie Hancock per Maiden Voyage, anche se ci somiglia pochissimo.

E se invece volessi depositare e ricevere i diritti per la mia elaborazione di un brano, posso farlo?

Sì. Posso farlo. Non è una passeggiata, non è detto che mi riesca, ma posso farlo.

Un po’ è descritto sul sito Siae, un po’ (molto di più) mi è stato spiegato dal mio amico Luca Ruggero Jacovella, mio insostituibile mentore.

Innanzitutto: il termine usato da Siae è elaborazione creativa, quindi non vale fare un arrangiamento di Tanti auguri a te per coro gospel:  deve avere una valenza artistica.
E bisogna esserne certi, perché non è un deposito “automatico”, bensì dovrà essere vagliato da una commissione Siae (il Comitato Elaborazioni della Divisione Musica) per la modica cifra di € 12,40 + IVA 22% come diritti amministrativi di procedura. Alla fine, se verrà considerata genuina elaborazione creativa, gli verrà assegnato un “punteggio” in ventiquattresimi (il diritto d’autore è sempre diviso in ventiquattresimi).
Quindi il Tristano della Flauta, con buona pace dell’amico Wagner, potrebbe diventare “DallaValle-Wagner/TristanUndIsolde” e fruttarmi 4/24i del diritto d’autore.

Ipotizziamo invece ch’io voglia incidere una mia versione del successo di Laura Pausini “La solitudine”, quindi un brano non di pubblico dominio.
In tal caso, sempre che sia una valevole elaborazione creativa, la commissione non serve. Yuhhu.
Però, visto che il brano non è di pubblico dominio, devo chiedere autorizzazione all’autore e all’editore. E anche se magari io e Laura Pausini siamo amiche su facebook e ci mandiamo i poke (no, vabbé), Laura non è autore, devo chiedere a  Angelo Valsiglio e Pietro Cremonesi, autori delle musiche, ed ad Federico Cavalli, autore con Cremonesi del testo. Inoltre, devo trovare l’editore (e devo arrangiarmi, Siae può solo fornirmi gli elenchi degli editori per contattarli) e chiedere il suo consenso. Anche in caso di solo riadattamento del testo (una versione in veneziano della Solitudine potrebbe svoltarmi la carriera) prevede la medesima procedura.

Insomma, tutti quanti devono autorizzarmi e sottoscrivere la “Dichiarazione di espresso consenso all’elaborazione”. Inoltre, presenterò anche il Modello 150/B, ovvero una bella relazioncina su come ho trasformato La Solitudine in un brano che spazia dal Jazz alla Jungle con testo in veneziano, con una valenza creativamente interessante.

In tutti i casi dovrò presentare, come sempre, spartito dettagliato dell’originale e della mia elaborazione, o supporto sonoro se non tutto è trascrivibile su pentagramma.

Ne vale la pena?

Forse sì, forse no. Dipende. Molti di noi incidono proprie versioni di brani di altri, regalando i diritti anche se la propria versione è innegabilmente differente. Ma visto che qui vogliamo esportare creatività, e non cloni di musiche di altri, esorto tutti a provarci.

Io, col Tristano di Wagner, ci sto lavorando. Sai che figo. DallaValle/Wagner. Madonna santa.