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Incidere un disco – 3. Prima di entrare in studio

Incidere un disco – 3. Prima di entrare in studio

Insomma, ce l’avete fatta.

Avete definito i dettagli del progetto, avete la band, domani sarete in studio a registrare il vostro capolavoro.

Ovvio, mica vi mollerò qui sul più bello.

Per le prossime due puntate, mi avvarrò dei consigli e l’esperienza di tre amici: Claudio Zambenedetti, fonico dell’Imput Level Studio, Mario Marcassa del CatSound Studio e Max Trisotto, sound engineer, che mi hanno raccontato cose che voi umani, eccetera, al fine di darvi qualche dritta in più.

Per tempo fate una pre-produzione a casa (ovvero registratevi un pre-disco in sala prove), in modo da definire già la bozza definitiva del risultato che volete ottenere in studio.
Io di solito preparo un bel block notes con una pagina per brano, con tutti i dettagli: ve lo consiglio vivamente. Fate una tabella precisa con: tonalità, bpm (tempo metronomico, fondamentale per impostare il click) e struttura (intro, strofe, chorus, assoli) ben definiti. In caso di incisioni su tracce diverse, è bene fare uno schema preciso su quali strumenti suonano e dove, quali assoli fa la chitarra, i cori in che pezzi e in che ritornelli servono, eccetera. Servirà a gestire al meglio il tempo e il lavoro di ogni singolo, oltre ad evitare di dimenticare, alle dieci di sera, che manca l’ukulele nel quarto brano (ed il fonico ha già spostato i microfoni). (Che poi, poco male, se manca l’ukulele, ma vabbé).

(cos’è il click? è una sorta di metronomo che sentiremo in cuffia mentre incidiamo, che ci farà andare tutti a tempo. E’ obbligatorio se registrate uno strumento alla volta, è utile se suonate contemporaneamente ed avete una sensazione di “mal di mare” nel tempo metronomico. Il metronomo è il miglior amico dell’uomo).

Verificate gli arrangiamenti, eventualmente chiedendo a qualcuno di più esperto. Mi capita di sentire dischi di miei allievi in cui piano e chitarre suonano contemporaneamente il medesimo accordo nella medesima ottava, cacofonie che esprimono onomatopeicamente il termine. Come è vero che un buon arrangiamento rende bella anche una canzone mediocre, il pessimo arrangiamento assicura delle porcherie inenarrabili.

NON C’E’ TEMPO DI DECIDERE NULLA o quasi IN STUDIO, QUINDI PIANIFICATE TUTTO A CASA, A GRATIS.

I miei tre fonici di fiducia mi hanno ribadito, all’unanimità, un punto principale: avere TUTTA la strumentazione a posto. “Ossia no pedali della cassa che cigolano o pelli distrutte per i batteristi, corde troppo vecchie sulle chitarre (mentre sul basso vanno bene) e ottave non regolate, fiati con problemi (una volta perdemmo mezza giornata per un bocchino di un clarinetto che “oh, ma a casa non mi dava tutti questi problemi”“(Trisotto).
Non serve avere chissà che strumentazione, l’importante è che funzioni bene e sia di pratico utilizzo. Non serve a niente avere l’ultimo modello di testata per ampli o l’ultima pedaliera con effetti stratosferici se poi si usano dei cavi Jack ossidati, saldati male che generano ogni tipo di ronza” (Zambenedetti).
Ed è bene arrivare in studio già abituati ad accordare perfettamente il proprio strumento: “Sembra banale, ma specialmente i chitarristi si basano sul loro accordatore trovato nelle patatine, una corda alla volta e via… credendo sia tutto a posto. Inoltre bassisti e chitarristi non controllano quasi mai l’esattezza della regolazione del manico nelle ottave, per cui fanno un accordo di Do maggiore e sembra a posto, ne fanno uno di La bemolle ed è un disastro, ma per le loro orecchie va bene. L’accordatura vale anche per la batteria. Una batteria bene accordata suona mille volte meglio di una scordata…” (Marcassa).

Quindi, prima di uscire di casa, verificate bene i cavi, l’accordatura del Rhodes, rivedete l’uso degli effetti (il pedalino che gracchia da anni, in studio continuerà a gracchiare) ed eliminate il superfluo, imparate ad accordare la batteria (perché diciamolo, a qualcuno che ora sta leggendo sorge nuova che anche la batteria si debba accordare…), verificate che il proprio strumento a fiato sia intonato, che tutte le chiavi chiudano, che si abbia l’ancia giusta.
Portate tutto ciò che può servirvi (partiture, fogli pentagrammati, cavi di riserva, reggichitarre, bacchette di ogni tipo, scatoloni di ance, eccetera).

Per i/le cantanti: registratevi seimila volte prima di entrare in studio, da soli e durante le prove e controllate dove rischiate di stonare, la pronuncia e la comprensibilità delle parole, le dinamiche e l’interpretazione delle varie frasi. Se registrate a tracce separate, segnatevi dove prender fiato e dove eventualmente spezzare l’incisione (prima le strofe, poi i ritornelli, eccetera). Segnatevi dove vorreste un rinforzo, dove fare le seconde voci o i cori. E ricordatevi, non serve gridare, lavorate di sfumature e chiaroscuri, esasperate i dettagli più di quanto lo possiate fare live.

Se dovete fare un assolo, riprovatelo quanto potete, strutturatelo se non vi sentiti sicuri, trascrivetelo al limite. E’ matematico che arrivati in studio andrete in panico e magari inciderete dei pasticci. La verità è che più li ripeterete e peggio sarà. Ne rifarete una trentina di versioni, di seguito. E terrete buona la seconda track.

Bene.
Ora, passate dal supermercato e prendete qualche bottiglia d’acqua, qualche biscotto, un pacco di merendine. Se l’incisione vi occuperà tutta la giornata, prevedete una pausa pranzo in qualche posto nei dintorni, è meglio uscire all’aria aperta e ricaricare le pile per il pomeriggio/sera, il lavoro in studio è estremamente stancante.

In studio NON portatevi dietro figli, amici, morosi/e, genitori, avvisate tutti che non esisterete per tot ore (e che spegnerete quindi il telefono). Dovete stare tranquilli, a vostro agio, liberi anche di andare in crisi e piangere davanti al microfono alla sesta volta che sbagliate un’entrata, concentrati su ciò che fate e orientati verso il miglior risultato possibile. Anche un videomaker o un fotografo possono sconcentrarvi, fate tutto prima o dopo, o in una track di prova.
Bene, andate a dormire. Domani dovrete arrivare puntuali, lucidi, riposati e carichi.

 Ho detto lucidi. Mettete giù quella birra.

 

 

Puntate precedenti:

Incidere un disco – 1. da dove partire 

Incidere un disco – 2. La scelta della band

Incidere un disco – 2. La scelta della band

Incidere un disco – 2. La scelta della band

Nel caso siate già una band completa in tutti i ranghi, siete a cavallo.
Se avete solo un dubbio sulla possibilità di aggiungere o di “litigare casualmente” con uno dei vostri compagni di merende, allora leggete qui di seguito.

Lavorare in una band, fare concerti, passare del tempo in sala prove è snervante.
Se lo si fa con anche solo un elemento del gruppo che crea incomprensioni o difficoltà, è ancor più pesante e richiede tanto autocontrollo.
Entrare poi in sala d’incisione con “qualche problema umano” tra gli elementi della band è suicidio.

Registrare per tot ore porta stanchezza, irritabilità, crisi isteriche, tensioni inenarrabili, soprattutto se non si è preparati psicologicamente a tale evenienza. Vi elenco una serie di situazioni che possono accadere in studio, voi ragionate bene se avete nella vostra band elementi a rischio:

– Il musicista ritardatario cronico, dimentica in toto o in parte lo strumento a casa, non ha stampato le parti (ma “tanto le so'”), di punto in bianco non può rimanere oltre le 19.

– Il musicista che porta ovunque la morosa. La morosa spaccaballe. Che alle 19 è stanca e vuole andare a casa. Limonano sui divanetti e non c’è verso di farlo concentrare.

Il bastian contrario, che giunto in regia avrà da contestare arrangiamenti, scaletta, strutture, già decise minuziosamente durante i mesi di prove, facendo perder tempo, denaro, ma soprattutto irritando i nervi.

L’insicuro. L’insicuro è subdolo: spesso non è quello timido e perfezionista che si lamenta di se’ durante tutto l’anno… Più spesso è il leader, magari sufficientemente egocentrico da esser messo in crisi dallo specchio di una incisione. E’ capace di bloccare il lavoro per ore per rifare mille volte lo stesso suo ritornello, rimanendo da solo col fonico tutta la notte per rifare tutti i suoi assoli a session conclusa.

Ecco, se avete riconosciuto/vi siete riconosciuti in queste tipologie, sappiate che ci sono solo due metodi: cambiare gli elementi (rischiando di sostituirli con casi peggiori), oppure tenerveli previo chiarimento e identificazione di un ruolo di mediazione e contenimento in voi o in uno della band. Fate a sorte e trovate una badante che sappia arginare i picchi autodistruttivi del caso umano.

Nel caso in cui non abbiate ancora definito la vostra band?

Un consiglio spassionato: investite su ottimo materiale, al di là degli amici. Non dovete fare una cena con quel che avete in frigo, ma cercare i miglior ingredienti, anche se sotto casa. 

Scegliete la formazione essenziale in base agli arrangiamenti che vorrete scrivere. Vagliate bene i musicisti, che siano affini al vostro stile, che siano disponibili e capaci, professionali quanto basta e possibilmente ben disposti a collaborare al vostro progetto. Ci sono molti sideman che metton anima e corpo in ogni produzione, ed altri che si mettono in gioco solo per le proprie cose e sul resto timbrano il cartellino.

L’ossatura della band, basso/contrabbasso e batteria, sono fondamentali: dovranno esser perfettamente coesi fra loro, quindi non scegliete due bravi musicisti singolarmente, verificate che abbiano feeling strumentale fra loro.

Personalmente sono estremamente scettica nei confronti della tattica dell’ospite famoso, ovvero un musicista noto che dietro compenso suonerà in alcuni brani del vostro disco, dandovi lustro (“..ho fatto un disco con la Flauta, eh”…) e recensioni quasi automatiche, visto che la vostra opera sarà trainata dal Vip di turno. Vip che però metterà in ovvio secondo piano sia le vostre arti musicali che l’integrità del vostro progetto.

Altra cosa quella di allargare il numero di musicisti in base al brano, che ne so, prevedendo un quartetto d’archi per una ballata, un coro alpino per la seconda voce della terza track, un controfagotto solista che duetta con l’ukulele.

(Ecco. Sull’ukulele dovrei aprire molte inflazionate parentesi, ma vabbé). 

Comunque sia, ricordate che lo studio costa, microfonare e far bene delle riprese audio con strumenti diversi allunga i tempi dell’editing (che costa, l’abbiamo detto?), quindi valutate sia davvero fondamentale inserire altri strumenti alla band di base.
In tal caso, chiamate dei professionisti, che non vi facciano perder tempo e che sappiano leggere una parte senza errori. Quindi: non chiamate vostra cugina a farvi i cori, anche se zia insiste che ha una bella voce, a meno che non sia Aretha Franklin (con ciabatte e grembiule rosa d’epoca).

Ecco, apriamo una parentesi sulle cantanti.
Se il vostro/la vostra cantante non è mai stato un simbolo di intonazione, non pensiate che in studio si facciano davvero miracoli. E comunque, i miracoli si pagano a tariffa oraria al fonico. Valutate bene se avere la gnocca in copertina valga tutto quell’Autotune.

 

– La puntata precedente: Incidere un disco – 1. da dove partire –
– La puntata successiva: Incidere un disco – 3. prima di entrare in studio –
Incidere un disco – 1. da dove partire

Incidere un disco – 1. da dove partire

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Ecco un piccolo viaggio a puntate che vuol essere un supporto pratico per chi, in barba al momento storico avverso, voglia incidere un disco. Affronteremo ogni aspetto, giusto per dar due dritte e magari discuterne nei commenti, sai mai.

Innanzitutto bisogna chiarire cosa vogliamo fare:

1. Il primo Demo da lasciare ai locali per poter tirar su un po’ di date

E’ un bell’oggetto che regaleremo ai locali, ammortizzato con (si spera) una data almeno per ogni cd. Quindi sarebbe bene contenere i costi, preparare giusto quei 4-5 brani (vari, accattivanti, di buona qualità e con copertina con la vostra faccia sopra, contatti e quant’altro) e contare sul fatto che il gestore ascolterà quasi solo la prima traccia, che dovrà essere una bomba.  Purtroppo per noi, le cover sono sempre il miglior modo per attirar l’attenzione.

2. Il Disco di esordio (ma anche di prosieguo)

Partiamo da un concetto di base: questo disco deve dire qualcosa. Quindi, pensiamoci bene, a cosa sia per noi quel qualcosa.

– Pensiamo ad un progetto, quindi un sound che ci definisca, che sia personale e non una brutta copia di altri. Se non ce l’abbiamo, aspettiamo che ci venga in mente e stiamo fermi lì.

– Se abbiamo agganci con un’etichetta o un editore, valutiamo bene se è adeguato alle nostre esigenze, se ci conviene a livello di distribuzione e a cui magari possiamo delegare tutta la questione amministrativa (Siae, distribuzione digitale ed affini). E’ anche vero che ormai non è più strettamente necessario avere alle spalle una major, a volte è più conveniente uscire in autoproduzione, godendo di tutti gli eventuali utili.

– Facciamo una lista ampia di brani che ci identificano, come autori o come gruppo. Da questi tiriamo fuori un “repertorio” che abbia una sua logica, una strategia musicale. Se abbiamo fatto bene il passo precedente, l’aver già idea del progetto complessivo farà uscir fuori i brani da soli.

– Se non abbiamo già un gruppo, pensiamo con calma ai musicisti che ci accompagneranno nell’avventura.

– Ascoltiamo dischi di altri, guardiamo i vari formati, come son fatte le copertine, le foto, dove sono messi i credits. Ma soprattutto, in vista di decidere dove registrare il nostro capolavoro e da chi far seguire la fase di editing, ascoltiamo i lavori delle sale di registrazione che possono fare al caso nostro. Iniziamo a farci un’idea di cosa chiedere e a chi potersi rivolgere.

Okay, abbiamo le idee chiare. Quindi? Quindi si va in sala.

In sala PROVE, che pensavate. E’ ancora lunga.

 

 

Puntate successive:

Incidere un disco – 2. La scelta della band

Incidere un disco – 3. Prima di entrare in studio