Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

Gentile Ministro Bray,

sto seguendo il suo operato con interesse e piene speranze, sa? Mi sembra sia giunta l’ora di cacciare i mercanti (ed i predoni) dal tempio della cultura, ridando finalmente dignità alla vera ricchezza del nostro paese.
Ero così affranta ed indignata di non veder traccia di questi argomenti nei programmi politici passati, anzi, di leggere come i fondi per orchestre e festival, come le stesse istituzioni scolastiche musicali, fossero depredate senza alcun ritegno. Già, perché sa, sono una musicista, e spero ardentemente che il suo sguardo si posi presto sulla riorganizzazione seria del mio ambito, del mio mestiere.
Perché mi conceda di sottolineare che, quando qualcuno ha passato metà della sua vita in conservatorio, in orchestre, concerti, docenze di musica, questa non si chiama “passione” (e quindi senza troppi diritti), ma LAVORO.

Mi verrebbe da raccontarle la mia storia, con tinte lagnose e molta autocommiserazione, ma sarei falsa: io non voglio lamentarmi. Voglio proporre. Lo faccio io, perché non capisco perché, ma lì da voi non lo sta facendo nessuno.

Il musicista è un lavoro e dovrebbe bastare per mantenere una famiglia. Il dato di fatto è: il musicista ha quasi sempre un secondo lavoro (insegnante di musica nel miglior dei casi, ma spesso è architetto, impiegato, muratore, qualsiasi cosa), per necessità. I metodi di pagamento sono bizzarri, non ci sono indennità per malattia o disoccupazione, la “fu” Enpals è un fondo perduto, non garantisce la pensione a nessuno.
Io avrei delle idee.

  1. Ragionare su di un metodo di pagamento per le prestazioni occasionali artistiche, agile e alla portata non solo di un ente lirico, ma soprattutto del club, del baretto, della proloco, della contessa che vuol fare un concerto nella sua villa in collina. Non possiamo essere equiparati ai liberi professionisti, obbligandoci alla fatturazione… Non siamo liberi di niente, veniamo assunti per una sera, suoniamo, smontiamo e andiamo a casa… e non abbiamo mai un giro d’affari congruo, mi creda. Ci abbiamo provato in tanti. L’unica è affidarci alle cooperative che fatturano per noi  “soci lavoratori”, ma anche lì, comprenderà il caos di agibilità, prefatture, fatture, irpef, iva, per una prestazione che se arriva ai 100 euro facciamo festa. E non arriva tutte le settimane. Che poi, si immagina cosa ci risponde il baretto quando gli diciamo “a chi intesto la fattura?”….Invece: incentiviamo i concerti, abolendo il nero o altre fantasiose soluzioni: una ritenuta d’acconto con massimali più ampi, o i vaucher postali, o un nuovo metodo di “prestazione occasionale artistica”, appunto. Magari si può associare un obbligo di previdenza assicurativa personale, giusto per darci l’illusione di metter via qualcosa per la nostra pensione (che lo sappiamo bene, non avremo mai).
  2. Abolire i mille permessi per fare musica. Definire orari e decibel per tutta l’Italia, togliendo l’arbitrario onere ad ogni comune di definire tempi e modi per la musica dal vivo. Una comunicazione via mail certificata, magari. I locali sarebbero più incentivati a fare concerti dal vivo, ci sarebbe finalmente più lavoro per tutti (e più concorrenza, e migliore qualità..) e meno musicisti a far gli architetti, ingegneri, muratori, ….
  3. Metter mano alla Siae. (In sottofondo ora ci dovrebbe essere un colpo di cannone…). Comprendo bene che si tratti di una lobby di difficile concertazione… ma è ora e tempo che si chiariscano ruoli e compensi degli autori, che non possono più essere di serie A e serie B. Non mi dilungo sui costi annuali a cui gli autori son sottoposti, sulla distribuzione dei diritti fatta in base alla notorietà dell’autore (come se la popolarità fosse sinonimo di qualità o di merito), sull’affossamento degli autori di musica colta a favore di quelli da balera. Non mi insinuo nemmeno nel raccontarle come funziona, cartaceamente, sia i permessi, il pagamento dei diritti (e le cifre incredibili richieste), le modalità (sempre cartaceee, non sia mai) per registrare un brano come autore o come incidere un disco, con propri brani, pagando alla Siae i propri diritti…. Penso sia il momento di prender il toro per le corna, ridando dignità e qualità alla musica. Perché è denigrando gli autori che si svilisce la musica che poi scriveranno (e che i nostri figli ci faranno ascoltare in macchina…).
  4. Ridare dignità alla musica. Pensarla come un investimento, un bene prezioso che va cresciuto, non tenuto in vita come un moribondo. La “cattiva musica”, come i “cattivi esecutori”, esistono perché non c’è educazione alla “bella musica”: molti, troppi, non la sanno distinguere, perché la bella musica non la ascoltano mai. Quindi per loro, che un Notturno di Chopin non l’han mai incrociato per sbaglio, un pirla che si crede Mozart e suona una nenia su tre accordi è bella musica. Ed è pure rinfrancato se lo vede suonare, che ne so, in Senato (…). E per fare questo è fondamentale passare al punto successivo.
  5. Educare alla musica. Mi creda: ognuno può suonare uno strumento. Ognuno può cantare. Ma ancor più, ognuno può ascoltare. Certo, si può agire sull’insegnamento nelle scuole medie, sui programmi, sull’inserimento di altri strumenti oltre al flauto dolce (che a dirla tutta, a me è sempre piaciuto assai). Ci vorrebbero soldi, okay. Io però avrei un’altra idea. Rendiamo la musica, come le attività sportive, detraibile. Il corso di musica, le lezioni di pianoforte o di propedeutica, o il corso di chitarra e batteria, avrebbero la stessa dignità del corso di calcio, sarebbero allenamento non solo dei piedi, ma anche della mente, dell’anima, della sensibilità. E’ un provvedimento facile da farsi. Poi, anche qui, inserire una normativa intelligente per gli insegnanti di musica, che son sempre gli stessi musicisti di cui sopra, che per guadagnare duecento euro al mese devono aprirsi una partita Iva…  Sarebbe tanto più semplice pensare ad un metodo di assunzione leggero, così da non gravare le famiglie dei costi di insegnanti inquadrati come liberi professionisti. Ci vuole poco a trovare una soluzione adeguata. Ha mai visto quello splendido documentario sulle orchestre costituite con ragazzini delle favelas del Venezuela? Orchestre che peraltro suonano da paura? Mi chiedo perché non partire da quel presupposto: investiamo sul calcio (…) mentre si potrebbe farlo benissimo anche con la musica. Con un risultato straordinario.

Sa, sono davvero abbattuta nel vedere come eticamente la “mia” Italia sia in recessione, da tanti anni. Penso che entrambi la pensiamo allo stesso modo, ovvero che sia la cultura la chiave di volta per far rialzare il nostro paese dal baratro becero di ignoranza e valori indegni in cui è precipitato. Io ho fiducia in lei, faccia un’azione di coraggio e si butti.  Di certo ne saprà più lei e i suoi collaboratori di me, ma la faccenda la vivo da 40 anni sulla mia pelle e mi creda, sono tanto, tanto tentata di fuggire anche io dalla barca che affonda.
Però, che devo dirle, nella mia città c’è un teatro che si chiama come un uccello che, ogni volta, rinasce dalle ceneri…. come un incendio che brucia musica, ricordi, suoni, ma in un modo o nell’altro si rimette in piedi. Noi a Venezia ne sappiamo qualcosa.

Le auguro buon lavoro, signor Ministro. Quando ha voglia, le offro un caffé.

Anna

87 pensieri riguardo “Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

  1. Precisiamo: più che associazioni, esistono le cooperative. I musicisti risultano come soci-lavoratori ed a fine anno hanno un CUD da riportare sul 730. Anche se esenti Enpals, c’è comunque una tassazione, Irpef e l’Iva da versare per ogni prestazione. E, per assurdo, bisogna registrare la prestazione come agibilità Enpals anche se si è esenti.
    RIbadisco: son anni che ci lamentiamo. Inveire contro leggi obsolete e Siae ha mai portato a qualcosa? No. Anzi. Facciamoci sentire, in toni corretti, e proponiamo. Se lo posso fare io, che non son certo un ragioniere o un esperto di legislazione… Altrimenti, presto detto: facciamo le valigie e via.

  2. ciao, si le cooperative esistono e in passato ne ho anche fatto parte. Purtroppo ho saputo recentemente per coincidenze di lavoro dell’esistenza di queste associazioni e me ne sono dispiaciuto perché non sono né cooperative (legali e meno male che ci sono) né liberi professionisti ma vere associazioni registrate come non a scopo di lucro e formate da 3/4 musicisti che hanno una formazione loro e che lavorano così, come se fossero una ditta ma dichiarano come associazione non a scopo di lucro. Non fanno il gioco di nessuno tranne che di non essere nel pieno delle regole…
    In cooperativa ci sono stato anche io e non mi sono mai trovato male, ne sono uscito perché i costi di gestione stavano aumentando a più del mio guadagno e mi è convenuto starmene da solo.

  3. Una lettera così bella, vera e necessaria merita una sottoscrizione immediata.
    Grazie!

  4. Gentile Anna Maria,
    ho letto con interesse la lettera aperta che ha indirizzato al Ministro Bray, lettera che in gran parte condivido, sulla quale ritengo utile intervenire per fare alcune precisazioni. Leggo che Lei ha passato metà della sua vita a lavorare nella musica, io alla musica ho dedicato tutta la mia vita, come autore e come interprete esecutore, e da sempre, come musicista ma anche come cittadino, mi batto affinché quello del musicista sia considerato a pieno titolo un LAVORO.
    Come forse saprà, pochi mesi fa sono stato eletto Presidente della SIAE, alla quale mi auguro anche lei sia iscritta.
    Una delle prime iniziative che ho avviato da Presidente della SIAE è uno studio per verificare la possibilità di creare una nostra Cassa di Previdenza che ci consenta, nel rispetto delle norme, di poter versare dei contributi per maturare il diritto ad una pensione.
    Sono convinto che solo quando nella società civile ci sarà vera consapevolezza che il nostro è un LAVORO, sarà possibile ottenere il rispetto dovuto a chi deve veder compensato il frutto del suo impegno e veder riconosciute le battaglie non demagogiche che alcuni di noi conducono da molti anni contro la pirateria digitale e non, che sfruttando le opere dell’ingegno dei musicisti e degli altri artisti, sottrae di fatto i frutti del nostro lavoro.
    Sono inoltre certamente d’accordo con lei sulla necessità di educare alla musica e ridarle dignità,
    Ma veniamo al merito. Nella SIAE non esistono autori di serie A o di serie B, mentre mi sembra che contrapporre la categoria degli autori di musica colta a quelli “da balera”, implichi proprio una discriminazione, ciò che lei stessa ritiene ingiusto. Se è vero , come Lei scrive, che ‘ denigrando gli autori si svilisce la musica’, perché considerare ‘ degni di essere definiti musicisti ‘ soltanto gli autori di musica colta?
    La SIAE, come tutte le altre società di collecting al mondo, non può operare una ripartizione dei diritti sulla base di parametri qualitativi, ma deve e può esclusivamente operare rispetto all’utilizzo dell’opera. Se un’opera è frequentemente eseguita (indipendentemente dalla sua qualità), a giusto titolo maturerà i diritti conseguenti al suo utilizzo.
    Mi spiace inoltre, ma questo fa parte di una carenza di comunicazione da parte di SIAE su cui pure stiamo lavorando, che le sia sfuggito come, sotto il profilo delle pratiche da svolgere per il rilascio dei permessi, abbiamo già digitalizzato tutte le procedure sia per gli operatori professionali che per i cittadini comuni. Tutti i permessi possono essere ormai richiesti e rilasciati online.
    Di contro, con riferimento al deposito delle proprie opere, lo stesso avviene ancora in forma cartacea per un problema di firma digitale, sulla quale pure gli uffici stanno lavorando per consentire ai nostri Associati e Mandanti di poter depositare online le proprie opere in un futuro che mi auguro prossimo.
    Per quanto riguarda i “costi annuali” la quota associativa (che era ferma da oltre 10 anni) è stata portata da 100 a 150€, mentre è stata dimezzata (da 100 a 50€) la quota per conferire mandato di tutela delle proprie opere.
    Come certamente sa, l’unica differenza tra Associati e Mandanti concerne la possibilità di partecipare alla vita associativa attraverso il voto per l’elezione degli Organi Sociali.
    Il significato dell’operazione è stato proprio quello di favorire i giovani autori che, spendendo un terzo rispetto agli Associati, potranno usufruire degli stessi identici servizi e della stessa tutela delle proprie opere.
    Vengo infine alla parte relativa alla “abolizione dei mille permessi per fare musica”.
    Anche qui non posso che condividere quanto lei scrive e quanto il Ministro Bray le risponde in merito alle intenzioni del suo Ministero e del Governo. Devo tuttavia rilevare, nella risposta del Ministro Bray, una evidente distonia laddove, comprendendo anche i diritti d’autore che vanno corrisposti alla SIAE, parla di istituire una “tassa unica”.
    Come purtroppo non è a tutti noto, il nostro è per l’appunto un diritto, e quindi un compenso ad un LAVORO, che non può e non deve essere considerato una tassa.
    Sono certo che si è trattato di una semplificazione per amor di sintesi, avendo avuto modo di recente di confrontarmi con lui e conoscerne la notevole sensibilità.
    Mi fa piacere tra l’altro ricordare che proprio nel nostro recente incontro, mi sono impegnato a nome della Società con il Ministro Bray a presentare in tempi brevissimi una proposta che incentivi la musica dal vivo soprattutto in favore degli autori più giovani e nei luoghi dove più facilmente vengono chiamati a suonare.
    Stiamo infatti lavorando alla concessione di permessi semplificati a costi sicuramente accessibili.
    Mi auguro, cara Anna Maria, di poterla presto incontrare in SIAE per offrirle un caffè.

  5. Gentilissimo Sig. Paoli
    partecipando a questo blog e come associato SIAE mi sento di scrivere i miei ringraziamenti per questa lettera chiara, semplice e con diversi spunti per il futuro.
    Sono poco più che trentenne e anche io ho deciso già da ragazzino che avrei dedicato la mia vita alla musica e per questo ho sempre cercato, e ci sto riuscendo, di operare nelle legalità per far si che questo sia un vero lavoro. Purtroppo però mi devo scontrare ogni giorno con realtà di miei “colleghi” che o non rispettano le regole SIAE, o Enpals o peggio. Una volta, fino a qualche anno fa, c’era più controllo sulle agibilità e sulle contribuzioni e mi ricordo che in una percentuale maggiore eravamo in regola; ora tra musicisti che si costituiscono in associazione no profit, lavoratori in nero e club che non pagano la siae noi lavoratori regolari ci troviamo sempre un po’ più in difficoltà.

    Mi va infine di riportare una situazione spiacevole che negli ultimi anni un po’ troppo spesso si verifica con alcuni committenti ovvero quella di pensare “il musicista non lo pago e non gli pago i contributi tanto guadagna già dalla siae che pago per il concerto”: non è possibile studiare una campagna di sensibilizzazione su questa tematica? Per carità, è vero che i guadagni vengono ripartiti in base all’utilizzo che se ne fa di quel brano però è proprio l’idea che hanno queste persone che è sbagliata.

    Grazie ancora
    Filippo

  6. (fatte le opportune verifiche, confermo che il post sembra davvero provenire dalla Siae).

    Sono molto, molto colpita che, finalmente, si apra un dialogo.

    Preciso subito: suono da tutta la vita anche io, diciamo che nel frattempo ho anche fatto un figlio, diplomata in 3 conservatori, insegnato, e soprattutto fatto la musicista in un’epoca diversa, molto più complessa. E sono un autore Siae. Un “giovane” autore, in quanto per vent’anni mi son ben guardata dall’iscrivermi, perché diciamolo, non è sicuramente la società più amata dalla mia categoria.

    Io spero, fortemente, si possa aprire un dialogo. Un dialogo vero, serio. In alcune cose siamo molto vicini, in molte altre ci sono dei forti misunderstanding.
    La balera non voleva esser denigratoria, ma ammetterà che le possibilità della musica da ballo (con diverse sere di concerti a settimana) per la “frequenza” di esecuzione sono imparagonabili con altre opere, musica contemporanea, ad esempio…. o quel che faccio io, jazz.

    Facciamoci un passo incontro: possibile non si possa iniziare con un bel borderò online, con quindi la certezza della compilazione e correttezza dei dati, cosicché TUTTI i diritti andrebbero pagati agli autori ed editori?
    Tutti, alta qualità o meno, tutti. Nessun “sorteggio”, nessuna spaccatura tra big o meno, come lei mi ribadisce, bene: allora paghiamo ogni borderò. Ognuno. Le tecniche ci sono , l’informatica ci è più che amica.

    Io sono più che felice che si trovi un’esenzione Siae per i localini, ma quegli autori che hanno un’attività concertistica SOLO nei localini, come saranno riconosciuti? Ci sarà comunque un borderò?…

    Le domande sono molte. Il malcontento (più che espresso dagli associati in occasione della riunione a Roma per le scorse votazioni) va affrontato e risolto. Un aumento del 50% della quota associativa (anche dopo 10 anni di fermo) non è un buon modo per dialogare con gli autori… se per contro non c’è una certezza dei ricavi dai propri concerti/utilizzazione delle opere.

    Ci state ad un tavolo concertativo assieme al Ministro e a quant’altri, per provare a dare una svolta alla situazione dei diritti d’autore? Vogliamo fare, insieme, questa rivoluzione culturale e riportare in vetta la creatività di giovani e anche vecchi autori?
    Vogliamo, finalmente, invogliare gli autori italiani ad iscriversi con fiducia e certezza alla Siae?

    Sono molto speranzosa. E testarda.

    Nel frattempo, grazie per aver aderito al confronto.

    Anna

    (PS. giuro che nessuno è a conoscenza dei modelli online per gli spettacoli… nessuna traccia sul sito Siae… aiuto!)

  7. Il buon Gino Paoli risponde cortesemente alla lettera aperta, ciò che leggo io purtroppo è un sistema di gestione che potremmo definire atavico.

    Con tutto il rispetto per l’artista, voglio ricordare che SIAE nasce con l’intento di tutelare l’autore e non come ente preposto alla riscossione delle tasse. Il primo interesse di SIAE dovrebbe essere l’autore, sempre e comunque, in qualsiasi battaglia SIAE dovrebbe stare dalla parte di chi produce musica perchè è lui che paga la SIAE ed è il maggiore cliente di SIAE.

    L’introduzione di fondi pensione è un altro esempio di idee messe lì tanto per dire qualcosa e visto la gestione SIAE degli ultimi anni, dare loro la possibilità di raccogliere soldi, per conto dei musicisti, è al pari di un suicidio, si perchè oggi c’è Gino Paoli, che magari si distinguerà, spero, per una gestione snella e trasparente, ma domani?
    Esiste l’INPS per questa cosa e la pensione dei musicisti non deve assolutamente essere compito SIAE, la proposta dell’autrice dell’articolo di pagare con i VAUCHER è una delle cose più sensate e geniali che ho mai sentito, i VAUCHER funzionano, sono un sistema snello per il pagamento regolare di prestazioni versando tutti gli oneri derivanti da essa, tutelano il lavoratore, e tutelano chi assume il lavoratore in quel dato momento, è un sistema migliorabile ma molto molto veloce e funzionale.
    Boccio totalmente l’idea di un fondo pensione SIAE, sia mai!

    Per quanto riguarda la pirateria, le uniche idee SIAE, sono state quelle di tassare i supporti quali CD, hard disk ecc, in barba, tra le altre cose, alle normative europee, costringendo di fatto,anche chi usa questi supporti per lavoro (es datacenter) a pagare SIAE per l’archiviazioni di dati, che magari non c’entrano proprio nulla con la musica e la tutela dell’autore. Alta grande idea furono i bollini SIAE, caliamo un velo pietoso pure su quelli. Poi non ci è dato sapere questa immensità di denaro che fine faccia.

    Gli autori di classe A e di classe B esistono, ci sono articoli di altroconsumo, che mi sembra un ente abbastanza serio, che hanno spiegato come funziona la ripartizione, l’autrice del post non penso intendesse che sarebbe meglio pagare gli autori che fanno musica di qualità e gli altri no, forse, intendeva che la ripartizione non è mai stata descritta in modo chiaro e si, in questo caso il buon Paoli ha ragione al 100%, la parte comunicativa di SIAE fa pena, il problema è che cosa potreste mai comunicare? La vostra completa inadeguatezza a vivere nel 21esimo secolo?

    I permessi digitali vi sembrano un grande successo, ma veramente, siete inadeguati, il bordereau digitale sarebbe un grande successo, con un database a vocabolario aperto, in modo che non ci siano più errori, in modo che sia la “macchina” ad aiutare la persona e non il contrario, ci sono stupidaggini talmente assurde nella compilazione stessa del documento da far ridere chiunque, poi voi direte: “a quel punto come facciamo a controllare”, e sì bel problema, ma non avete mai pensato di istituire dei corsi per Educare, a voi interessa controllare, lo fate, tra le altre cose, molto male, ma mai una volta che si sia proposto di fare dei corsi GRATUITI agli esercenti su come gestire la musica dal vivo, il vostro personale è totalmente inadeguato e impreparato, basta “educare” ed “incentivare” per eliminare tutti i problemi, sconti sui permessi, agevolazioni e quanto altro, basterebbero di per se a riportare sulla retta via chiunque, si perchè se rispettando le regole ci guadagno, chi me lo fa fare di “non rispettarle”.

    Carissimo Gino Paoli, spero vivamente che la sua direzione dia una svolta totale ad un ente che fino ad adesso ha saputo tutelare veramente poco l’unica persona che dovrebbe tutelare, Il MUSICISTA!

  8. ecco appunto….Anna Lei scrive una lettera piena di verità al ministro nella quale si percepisce la speranza di un cambiamento e alla presidenza della Siae ci va Gino Paoli…direi che fare le valige, per chi può, resta un’ottima soluzione…

  9. Mi sono imbattuto in questa “lettera aperta” del blogger “laflauta” cliccando su un link della Pagina Facebook della SIAE, alla quale sono iscritto. Una lettera che ho molto apprezzato per la spontaneità e i nobili intenti. E credo che bisogna ringraziare la Rete se messaggi come questo sono in grado di raggiungere personalità come Gino Paoli e il Ministro Bray ed ottenere risposta.
    E allora colgo l’occasione per inserirmi anch’io in questo qualificato consesso e portare il contributo della mia esperienza. Esperienza che riguarda la SIAE, alla quale sono iscritto come autore della parte letteraria di brani musicali. Un autore di “serie A” o di “serie B”? dovrei chiedermi, applicando le “categorie” della nostra blogger. Né l’uno né l’altro, ho tratto qualche soddisfazione dalla musica ma non sono mai arrivato a vivere dei suoi proventi. E nemmeno me ne dolgo. Perché? Perché non ho mai provato invidia per gli autori affermati, anzi li rispetto e li ammiro. Ho frequentato abbastanza quel mondo per sapere che il grande talento viene premiato. Forse non sempre, ma in genere sì (c’è mai qualcosa di perfetto nella vita?).
    Ho avuto la fortuna di frequentare la straordinaria RCA romana degli anni Settanta. C’erano centinaia di ragazzi che, come me, giravano con i loro testi e le loro musiche. A tutti veniva data una opportunità. Tra questi ce n’erano alcuni che si chiamavano Venditti, De Gregori, Cocciante, e quella opportunità l’hanno trasformata in successo perché erano i più talentuosi e i più bravi. Ci voleva poco a capirlo. Mi capitò di leggere in anteprima qualche loro testo: erano d’un altro pianeta, e sono felice che abbiano avuto successo. Che, grazie alla SIAE, abbiano potuto fare della musica il loro “LAVORO”, come scrive Gino Paoli. Perché solo dedicandosi 24 ore al giorno alla musica si può raggiungere l’eccellenza. E loro l’hanno raggiunta.
    A quei ragazzi di allora dobbiamo tutti qualcosa: hanno scritto la colonna sonora della nostra gioventù. L’unica cosa che, per qualche attimo, la possa ricreare.
    Sono iscritto alla SIAE da più di quarant’anni, e so come vanno le cose. La “distribuzione dei diritti viene fatta in base alla notorietà dell’autore”, scrive la blogger. E come potrebbe essere altrimenti?
    E poi non credo che si possa fare una distinzione così netta tra musica “colta” e musica “da balera”. Per quanto mi riguarda, preferisco parlare di “bella musica”. Un esempio per tutti. La Turandot. Grandi partiture, straordinarie orchestrazioni… ma che cosa sarebbe la Turandot se non avesse quei tre minuti di “canzone” passati alla storia come “Nessun dorma”? Quell’immortale acuto di “Vincerò” con cui il grande Pavarotti entusiasmava le piazze?
    A modo suo anche Puccini era un autore di canzoni. E ne era consapevole, perché scriveva: “Contro tutto e contro tutti fare opera di melodia”.

  10. Serve una ENNESIMA precisazione.

    Gli autori di serie A e B lo sono NON qualitativamente, ma in termini di popolarità. Il dato di fatto è che vive di diritti chi ha, invento un esempio, la sigla di Ondaverde, che passa in radio 30 volte al giorno, e non il compositore di musica contemporanea. Il senso è: Il primo ha tutti i diritti pagati, una spartizione del grosso calderone di proventi dati da passaggi televisivi e radiofonici, ma anche i vari balzelli su locali, supporti vari (cd/cdrom/dvd), che non sono connessi con le reali esecuzioni di tal autore. Il secondo ha SOLO ciò che gli deriva dai Borderò, ma sia chiaro, non TUTTI i borderò dei suoi concerti, ma solo una fortunata parte che va a sorteggio.

    Mi sta benissimo che i grandi della musica prendano i giusti diritti. Il problema è che tra i grandi ci sono autori di spot e sigle e programmi televisivi, diciamocelo. Il divario fra i loro diritti (cifre a SEI zeri) e quelli degli altri autori (se va bene a DUE zeri) è decisamente folle. La stessa ripartizione è ingiusta.

    Non si tratta di invidia per gli autori di serie A (che più guadagnano, più han peso politico, e forza di voto, degli altri), STA MENATA DELL’INVIDIA, porca miseria, come se non si potesse criticare chi ha più proventi o più potere altrimenti si è tacciati di invidia….
    Qui si tratta di concedere anche agli autori con minor mercato di ottenere ALMENO i proventi per le proprie musiche.

    In un caso (i “big”) hanno una suddivisione del (ipotesi) 75 dei proventi TOTALI siae. Nell’altro (gli autori di serie B) c’è l’attribuzioni dei soli proventi delle proprie opere eseguite, se e quando viene sorteggiato un proprio brano in un borderò.

    Nessuno critica le canzoni, state andando completamente fuori strada.

    Si tratta di chiedere che si sia tutti sullo stesso piano, ognuno pagato con i reali diritti acquisiti, chi più e chi meno.

    E un Puccini giovane autore, oggi, sarebbe un autore di serie B, eseguito solo nelle sale da concerto, soppiantato da quello che ha scritto la sigla del meteo. Ci siamo ora?

  11. Post interessanti!
    Io ritengo, pur non essendo un giurista e tantomeno un esperto della tutela del diritto d’autore, che, anche alla luce di quanto emerso nei vari dibattiti che abbiamo tenuto a Jam http://www.jazzamira.com sull’argomento, la tutela del diritto d’autore in questi anni ha letteralmente sommerso il diritto all’espressione e alla libera diffusione delle idee (in questo caso musicali) imponendo quelle che non sono tasse, ma veri e propri “balzelli” vista l’iniquità e la sproporzione dei costi: dico questo in veste di organizzatore/musicista che in questa situazione di crisi sempre di più si vede costretto a sostenere costi fissi alti immutabili e scolpiti nella roccia (siae, ex-enpals, service audio-luci, affitto teatro) se a discapito dell’unica voce modulabile: il cachet degli artisti.
    così NON possiamo continuare ad andare avanti, non possiamo sacrificare la musica dal vivo per pagare i diritti agli autori, senza entrare poi nel merito di come vengono suddivisi, con quali principi etc.
    Serve una deregulation URGENTE nel settore per permettere ai musicisti di fare il loro mestiere con dignità, anche economica.. a meno che non vogliate un mondo di soli compositori, con la musica eseguita da dilettanti o riprodotta solo da supporti meccanici.
    Dico questo anche da iscritto SIAE che riceve qualche euro l’anno, ma comunque preferirebbe e troverebbe più equo ricevere meno come autore ma suonare di più dal vivo, senza balzelli, burocrazie e anacronismi.
    Saluti a tutti
    Nicola fazzini

  12. Da ex.musicita posso solo constatare e condividere il dispiacere di vedere approfittare per ciò per cui si vive e sottovalutare e/o ignorare il valore che viene espresso ogni volta che qualcuno (decoroso) prende uno strumento in mano.
    Detto questo, solo complimenti per l’analisi e il contenuto.
    È stato un piacere leggere.

  13. bellissima lettera! purtroppo vera…
    la SIAE indegna.
    la gente ignorante
    la musica considerata come un NON LAVORO
    musicisti che suonano tre accordi e si credono MOZART (con tutto il mio rispetto per i tre accordi data la mia passione per il folk..;)
    i diritti d’autore e i pagamenti diventano un passaggio di marchette
    non mi stupisce che la voglia di fare musica sia poca o niente in Italia.
    un vero peccato. siamo un popolo d’arte e ci siamo ridotti a un Paese ignorante e senza amore e rispetto per la musica, quella vera, sudata, amata, creata.
    lo ripeto e lo dico per esperienza (ovviamente con tutte le eccezioni del caso): in tutti i paesi europei dove sono stata o ho vissuto non è così, altri problemi indubbiamente, ma questo appiattimento non c’è.
    ho condiviso la la tua lettera cara flautista di Venezia. ho firmato varie petizioni per cambiare il sistema diritto d’autore e alleggerire l’esibizione live in modo da cercare di ricreare una vivacità di esibizioni live in Italia.
    ho vissuto anni all’estero, sono una musicista e cantautrice. ho inciso 4 dischi sempre pagando SIAE. non mi interessano i due soldi sul diritto d’autore se questo lede alla quantità di LIVE che posso fare.
    il pagamento per il LIVE è solo un pizzo che il locale deve pagare con questo sistema. un programma di sala on line dove i soldi vanno direttamente agli effettivi autori della musica suonata, senza distinzione di “categorie” sarebbe forse veramente la volta.
    non ci sarebbero i costi delle “ronde” di verifica e gli autori vedrebbero qualcosa di più degno sul loro conto SIAE e non pochi spicci per tacitare il misero pagamento del cachet della serata.
    ho vissuto in Europa e mi sembra che l’Italia sia veramente ingessata.
    speriamo che qualcosa cambi.
    tutto il mio rispetto

    Francesca Romana Fabris

  14. Sono Antonio ( Tony) Pagliuca , nell’attesa di riavere i soldi che ho versato sin dal giugno 1971 alla S.I.A.E. attraverso il Fondo di solidarietà, ( il 4 per cento di tutti i miei compensi maturati nel diritto d’autore) , mi studio bene questa questione e poi mi piacerebbe dire la mia. Grazie Anna Maria per avere mosso un po’ gli amici al bar.

  15. Gentilissimo Sig. Gino Paoli,

    comprendendo la necessità di tutelare senza discriminazioni un’opera e il suo autore,

    PROPOSTA:
    anno pubblicazione: diritti 100%
    1 anno dopo: diritti 98%
    2 anni dopo: diritti 95%
    3 anni dopo: diritti 90%

    e così via a scalare, fino al decadimento dopo un numero congruo di anni. (percentuali messe a caso, è il principio che conta)

    Questo per incentivare non solo i giovani a scrivere ambiziosamente belle opere che possano venire eseguite sempre più, ma ANCHE I MENO GIOVANI che magari “godono” di diritti inalterati nel tempo, acquisiti in un passato, e che a scrivere non ci pensano più.

    La mia giustificazione è data dal fatto che nel tempo certi brani diventano “classici”, “evergreen”, “popolari/tradizionali”!!!, parte integrante del bagaglio culturale di un individuo/cittadino.

    Facciamo un esempio.
    Le chiedo (per mia palese ignoranza): Lei percepisce ancora diritti su un brano come “LA GATTA”? Li percepisce dello stesso importo, per ogni esecuzione o ogni borderò compilato, rispetto a quando era appena uscita? (è solo a titolo di esempio, cito un’opera Sua, in quanto Lei è il Presidente dell’Ente che in Italia si occupa della tutela dei diritti d’autore).

    Beh, se così fosse, lo troverei un po’ ingiusto, perché tutti abbiamo amato quel brano, tutti lo sappiamo fischiettare o cantare come una qualsiasi melodia popolare, che però non percepirebbe diritto alcuno.
    Ma così facendo la Musica sta ferma, non c’è spinta propulsiva verso il futuro, la ricerca e la creazione artistica, e sono convinto che anche Lei su questo punto converrà.
    La mia è solo uno stimolo per un impegno al rinnovamento, per il bene di un sistema-Paese, che è molto lontano da quella culla della Musica (e della cultura in genere) che era universalmente riconosciuto essere in passato.

    Buon lavoro,
    cordialmente,

    Denis Feletto

  16. Grazie Denis, posso precisarti che sulle scartoffie ricevute di recente c’è ben chiara la “maggiorazione per brani evergreen”, quindi la Gatta probabilmente prende più ora di diritti di un tempo. Quindi la filosofia Siae va in direzione opposta alla tua proposta.

  17. Rispondo al Sig. Gino Paoli
    Io la ammiro e la rispetto come artista ma penso che si sia messo a capo di un’associazione a delinquere legalizzata.
    Questa è la lettera che ho scritto al Dott. Panetta della SIAE.
    Penso che nelle mie condizioni ci siano moltissime persone che purtroppo non hanno armi per combattere.

    Egregio Dott. Panetta Con che faccia chiedete i soldi dell’iscrizione ogni anno quando ho da avere dal 1996 circa 15.000.000 ancora in lire. Anno dopo anno avete inventato le peggio cose per non liquidare i miei proventi. Come me ci sono migliaia di persone in Italia che devono pagare l’iscrizione non percependo più nessun diritto perché avendo cambiato modo di ripartizione, ci guadagnano solo i grandi autori con il mitico calderone. Io ho deciso, come altri, di iscrivermi in altri paesi della comunità europea dove ci sono più agevolazioni. Avete tolto gli esami per entrare in SIAE solo per fare entrare tutti e fare cassa, questi soldi sono rubati. Tanti locali non possono fare più musica perché i Vs. mandatari chiedono cifre astronomiche per fare serate, solo per ingrassare qualcuno. STATE FACENDO MORIRE LA MUSICA NEI PICCOLI E MEDI LOCALI. Avete più di un miliardo di euro di debiti e rubate i soldi a tutti, MA CHE FINE FANNO QUESTI SOLDI? Spero con tutto il cuore che veniate messi sotto inchiesta al più presto per fare luce su tutti i Vs. misfatti. C’è più di una petizione contro di Voi e io aspetto fiducioso che finisca il Vs. monopolio in Italia. Solo quando riceverò i miei diritti riprenderò a pagare l’iscrizione annuale. Resta inteso che i brani depositati restano di mia proprietà. E’ gradita la liberatoria dell’intero blocco di brani, tanto non mi e non Vi rendono niente.

    MI SEMBRA CHIARO NO?

  18. Tutto molto bello! E cosa vogliamo dire, ad esempio, di quel gruppo di ragazzini che volevano fare un concertino e si sono visti rifilare multe esorbitanti e sequestrare la strumentazione perché non in possesso degli appropriati permessi e requisiti? E’ forse un caso limite (a cui ho assistito personalmente) ma succede anche questo! E’ così che si incentiva la musica tra i giovani?
    Questa è una vera vergogna!!!
    O per essere considerati “giovani musicisti” bisogna per forza avere un diploma del conservatorio o magari essere autori trentenni, meglio se di comprovata inclinazione politica?
    Vogliamo parlare poi delle cifre assurde che un qualsiasi locale volesse proporre musica dal vivo è costretto a pagare, a prescindere dagli incassi della serata, per ottenere tutti i permessi necessari?

  19. Gentile signor Gino Paoli,
    mi chiedo solo una cosa, se Anna Maria non avesse mosso l’argomento in questa maniera presso il ministro, avrebbe comunque portato avanti queste idee di rivalutazione del lavoro del musicista come succede ora con tutto questo riverbero su giornali e radio web che la dipingono come il paladino dei musicisti?

  20. Da 28 anni suono nei pianobar, ho avuto la fortuna (e le capacità) di lavorare nei locali tra i più famosi e quotati d’Italia, dove mi è capitato, in ben tre città diverse, di avere il maestro Paoli tra gli astanti che intrattenevo. In tutti questi anni ho accumulato solo 2 anni e 8 mesi di contributi… Se volevo lavorare queste erano le condizioni. Ma, almeno, lavoravo, suonavo, cantavo, tanto e dappertutto. E i compensi, fino agli anni ’90, erano dignitosi.
    Ora, grazie alla crisi e alle straordinarie vessazioni fiscali di uno Stato magnaccia, quei pochi locali che si ostinano a voler proporre musica dal vivo devono pagare più di permesso SIAE per fare la serata che di compenso per il musicista, con il risultato che il musicista O non lavora O lavora STRAsotto pagato e con una frequenza con la quale è impossibile far fronte alle spese mensili. Ricordiamoci, tra l’altro, che per un musicista gli strumenti e l’attrezzatura per lavorare, oltre a risultare obsoleti o comunque usurati dopo pochi anni (e pertanto da sostituire) sono delicati e facilmente danneggiabili, per cui è più facile che, per esibirsi in una serata, le perdite siano maggiori dei ricavi. Un artigiano investe dai 50 ai 100 euro in strumenti di lavoro e prende dai 30 ai 50 euro all’ora per la mano d’opera, più IVA. Un musicista investe dai 2000 ai 10000 euro in strumenti di lavoro e prende, in media, dai 10 ai 30 euro l’ora a prestazione, IVA compresa (quando può fare fattura!). Ve l’immaginate se la CONFARTIGIANATO chiedesse a una casalinga che chiamasse un idraulico per riparare la caldaia di pagare dai 70 ai 300 euro per l’agibilità e per i diritti dei brevetti meccanici, oltre a dover pagare il compenso per l’idraulico, i pezzi di ricambio e l’IVA per il tutto? Ci sarebbe una rivlouzione! Eppure, nel nostro ambito, succede esattamente questo… e noi passivamente subiamo… e la SIAE, papponamente, incassa senza dare nessun servizio ai SOCI. Sapete che in Francia, chi è socio della SACEM, ha anche diritti, oltre che doveri e oneri? Un esempio? Ai concerti hanno diritto al 30% di sconto… Ma lasciamo perdere questo versante e passiamo oltre….
    Quindi la SIAE, che dovrebbe tutelare i prestatori d’opera intellettuale, gli artisti, i musicisti e gli autori, in realtà li mortifica e impedisce loro di lavorare perché inibisce alla radice le possibilità d’ingaggio e i relativi compensi.
    Per quanto riguarda la mia esperienza come autore (compositore-trascrittore e autore letterario, facendo l’esame e pagando profumatamente per farlo, nonostante il conservatorio e la laurea…), non ho mai capito come mai quando ricevo i documenti semestrali, la somma della colonna del “dare” e quella dell’ “avere” riporta sempre (e sottolineo SEMPRE) la stessa cifra: cavolo, che coincidenza! Che combinazione! Non mi tocca mai niente! Anzi, spesso mi arriva il bollettino per la quota associativa da pagare… SIOR GINO, MI SPIEGHI PERCHE’ DOVREI FARLO! Per come sono fatto mi rifiuterei di pagare il pizzo ai mafiosi (che almeno, in cambio, mi danno una sorta di protezione!), FIGURARSI SE MI PROSTRO ALLE VOSTRE PRETESE.
    Il sistema ITALIA è uno schifo e la SIAE è lo specchio di questa palude…
    Caro Maestro, ti ricordi le parole del tuo amico Luigi? “cCara Maestra, un giorno m’insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali…”
    Dato che ora sei presidente, continuala tu questa canzone, con i fatti, non con le parole, perché quelle siamo buoni tutti a cantarle!

  21. Bellissima lettera da parte di La Flauta, che condivido in pieno.
    Io invece ho appena ricevuto una lettera dalla SIAE con la quale mi comunicano che dal momento che non ho pagato la quota associativa (e la ripartizione dei diritti non è sufficiente a coprirla) non sono più un associato SIAE.

    Son contento, mi hanno tolto le castagne dal fuoco! stavo già pensando a come fare per cancellare la mia iscrizione per passare alla SACEM, che tra l’altro prevede anche il diritto di improvvisazione, -cosa completamente sconosciuta alla SIAE- che per un musicista di jazz come me è fondamentale, e non posso sopportare più di andare a suonare in un locale i miei brani per pagare i diritti di quelli mediamente più eseguiti.
    Saluti a tutti
    Massimo Tore

  22. finalmente un bell’articolo propositivo.
    finalmente un articolo che non si limita a piagnucolare e chiedere fondi e ulteriori sperpero di denaro pubblico.
    ammiro l’autrice perchè ha centrato in pieno il nocciolo della questione: basta assistenzialismo ma vuole semplicemente con dignità fare il suo mestiere.
    e per fare il proprio mestiere spesso non servono contributi, basta lasciare la gente in pace e lasciarla fare quello che sa fare con passione.
    quindi defiscalizzare, deburocratizzare e togliere potere alle lobby tipo la siae.
    e questo mi creda non è un problema solo della musica, ma purtroppo è il vero e pesantissimo problema dell’italia intera, e pare che quelli che proprio non riescano a capirlo siano proprio quelli che ci governano.
    azzardo l’ipotesi: sarà perchè provengono proprio da quella casta di burocrati che ha sempre vissuto e mangiato sperperando il denaro pubblico versato faticosamente dai contribuenti?

  23. Vista la risposta del sig. Gino Paoli,che ci ha ricordato la solita supercazzola con la quale la SIAE da anni si giustifica inneggiando alla sacralità del diritto d’autore e bla bla bla bla bla,ecco la soluzione che io applicherei una volta per tutte sulla questione SIAE: 1) Abolizione del pagamento dei diritti d’autore negli eventi musicali gratuiti. Visto che gli autori più piccoli (che sono la maggioranza) continuano ad incassare proventi miseri nonostante le programmazioni dei loro brani, è ormai chiaro che la SIAE cestina migliaia di programmi compilati dai suoi iscritti approfittando dell’assenza di controlli e della lunghezza dei tempi di giudizio degli eventuali ricorrenti. Questo meccanismo non ci interessa più,diciamo basta a questi prelievi forzosi e che si adeguino anche tutti gli altri autori come hanno fatto in tutto il mondo. 2) Se l’organizzatore è tenuto a pagare la SIAE,il 50% dei diritti d’autore (con o senza edizione) nei concerti dal vivo deve essere ripartito tra gli esecutori. Infatti è grazie ai musicisti esecutori che quel brano viene fatto ascoltare al pubblico. Trovo scandaloso che un autore continui a guadagnare milioni di euro standosene seduto comodamente a casa mentre l’esecutore deve viaggiare, montare e suonare. Se l’autore vuole il 100% dei diritti,che venga anche a suonarseli i suoi brani!! 3) Nel caso dei concerti jazz,i diritti dovranno essere corrisposti nella misura del 20% all’autore e il rimanente 80% ai musicisti esecutori. Questo perchè i temi originali di un brano jazz durano in media 2 minuti contro gli 8/10 minuti delle improvvisazioni ad opera degli esecutori. Se un autore vuole il 100% dei diritti,che venga a suonarselo lui il suo brano e ci faccia pure l’improvvisazione!!

  24. Se almeno l’autore avesse la possibilità con una “liberatoria SIAE” di rinunciare ai suoi diritti per una o più precise serate in piccoli locali che “producono” musica dal vivo considerando che è pura promozione … già non sarebbe male.

    Il bordereaux online????? bhè, io e la mia metà ci occupiamo di un jazz club a Roma… e non ho mai sentito parlare di questo. Ansi, noi che andiamo a nanna… verso le 3.30… dobbiamo invece aprire i premessi, riportare i bdx, ect… solo dalle 8.30 alle 11.30 ( se ti va bene fino alle 11.45) – e poi, ho visto personalmente cestinare dei bordereaux ( i rossi… tanto quelli..)

    Sig. Gino Paoli,
    please rivedete i costi.. Siate equi. Se c’è un ingresso, prendete una percentuale sul costo, ma non un forfait… Per esempio, Abbiamo organizzato una rassegna ultimamente a Roma, non da noi, ma in una saletta spettacolo .a giugno
    La siae chiede il 90 % d’acconto..
    Il forfait è di 90 euro piu iva… ( circa 120)
    Il biglietto è di 5 euro
    entrano 50 persone ( e già li sei contento..hai fatto il botto! ) x 5 euro = 250
    ne rimangono 230… Non credo sia difficile capire il problema se devi pagare un minimo l’artista, le spesuccie che hai.. e la benzina..

    Sig Gino Paoli,
    io le darei il mio Jazz club in gestione per un mese, forse li capirà il problema.
    E vi garantisco che roba seria ce n’è… sono usciti o quasi da noi giovani talenti oggi riconosciuti..

    Fate velocemente qualcosa, seno veramente si va via ( e sono francese.. vivo a Roma da anni e amo questo paese, veramente).

    Soluzioni ce ne sono, basta la voglia… ALmeno PROVATE!
    Noi sono 4 anni che non ci paghiamo ( per fortuna un altro lavoretto che ci consente di pagare l’affitto l’abbiamo -( faccio il burattinaio) ma sono 4 anni senza vacanze, senza sostegno da parte delle “istituzioni” Musicali di Roma … Ma tanta passione (per fortuna) nel scovare nuovi talenti o proporre Jazz Originale .. si si ORIGINALE:

    Grazie ad Anna la Flautista per questa lettera.. ! ci ridai un po di coraggio.
    E Gino, la prego…. si svegli e prendiamoci un caffè tutti insieme !
    M
    ( sorry for my italian..)
    PS: Per la SACEM ( che conosco bene) l’iscrizione è UNA volta sola e ti dura per tuta la vita. Idem in spagna. Per chi invece non è tutelato, ne iscritto siae e propone pezzi suoi, li non si paga la siae.

  25. Bene, dai, scoperchiamo tutti sti sepolcri di malcontento, ci sarà un motivo!! Io ad esempio propongo di paagare un tanto a pezzo, specie in certe serate, cioè: mi è capitato di cantare GRATUITAMENTE per un evento e per non gravare sull’organizzazione, serata benefica, ho cercato di fare pezzi esenti SIAE, cioè di autori morti stagionati, ma volevo inserire Summertime, che non è esente per via di testo, e con questo pezzo SOLO la cifra da pagare diventava sui 200 euro, ma vi pare? io mi intendo forse poco di spartizione diritti e complicatezze varie, ma non è meglio far pagare, che so, 3-4 euro ogni pezzo?

  26. tutte le società europee fanno pagare l’iscrizione una tantum e spesso sono molto più efficienti nel pagare i diritti e soprattutto più trasparenti.
    se Gino Paoli vuole essere credibile abolisca immediatamente la quota annuale di iscrizione per gli iscritti e che se la paghino solo i soci che sono tali avendo, almeno in tempi passati, maturato guadagno sostanziosi nell’arco di un anno.
    altrimenti il sospetto è che si sfruttino gli iscritti, e senza nessun meccanismo progressivo legato al reddito annuale SIAE, per continuare a pagare le cifre a sei zeri di tutti quelli che stanno in cima alla piramide (Paoli, Morricone, Vasco Rossi e via dicendo) i quali continuano a guadagnare senza produrre nulla di nuovo o quasi.
    o altrimenti a fare fronte alla causa milionaria che gi è stata intestata dalle multinazionali che producono i supporti vergini per l’altra truffa, anche questa unica al mondo, della quota SIAE sui suddetti supporti a prescindere dall’uso che se ne fa.
    in tutti i modi chi produce musica originale e non è iscritto (o si è disinscritto) può produrre una liberatoria per i gestori dei locali che permette a quest’ultimi di non pagare la SIAE a patto di eseguire solo musica propria e non tutelata.
    oppure, come già fanno la maggior parte dei giovani musicisti, iscriversi a una società estera.

  27. Sono uno dei tanti musicisti “non professionisti” che affollano la scena musicale italiana e i concerti live nei piccoli locali di provincia. La mia rinuncia al professionismo, come per molti di noi, credo, è stata dettata in passato da ragioni economiche e familiari: diciamoci la verità, fare l’artista, in generale, richiede disponibilità che non tutti possono permettersi. E così si finisce a fare altro per guadagnarsi da vivere, relegando la passione a ruolo secondario.

    Non per questo mi piacerebbe restare dentro le regole, senza sentirmi “concorrente sleale” nei confronti dei cosiddetti “professionisti”. Ma in questo Paese pare che stabilire regole chiare e adeguate alla realtà sia impossibile. Ci sono poi enti, come la SIAE, che sembra facciano di tutto per farsi detestare da musicisti e gestori di locali, dimostrando accanimenti e scarsa trasparenza che farebbero di chiunque un aguzzino, prima che un tutelatore di diritti, peraltro più che legittimi. Partire da una ripartizione analitica precisa dei borderò sarebbe un primo passo di giustizia, ma ridimensionare le tariffe per i piccoli concerti mi parrebbe ancora più necessario. Qualunque gestore di piccolo locale mette mediamente a dura prova i suoi interessi economici nel promuovere serate dal vivo, dovendo rispettare gli oneri che attualmente sono previsti.

    Ben venga quindi un tavolo di trattativa tra rappresentanti dei musicisti, Ministro, SIAE, ENPALS e chiunque possa essere interessato a trasformare questo mestiere in un possibile reale LAVORO, soprattutto per tanti bravi giovani talenti che, considerata la scarsità di altri lavori in questo periodo di crisi, potrebbero essere incoraggiati (fortunati loro) a fare i MUSICISTI nella vita e per la vita. Mio figlio è uno di questi, e vorrei tanto poterlo vedere intraprendere questa carriera qui, senza dover pensare, anche per la musica, a dover guardare oltre i nostri confini…

    Grazie Anna per aver movimentato un dibattito così importante per tutti noi.

    Grazie al Ministro per dimostrare la sua sensibilità e disponibilità ad affrontare il tema.

    Grazie a Gino Paoli se vorrà trasformare la SIAE in qualcosa di migliore.

    Grazie a tutti quelli che continueranno a portare avanti questo dibattito, con contributi personali e impegno.

  28. La cosa più giusta e sensata secondo la mia opinione è eliminare il calderone e pagare gli effettivi utilizzi dell’opera di qualsiasi autore di qualsiasi opera stando bene attenti a controllare che vengano eseguiti i brani compilati (questo è il vero compito della SIAE ) sul borderò la tecnologia ce lo consentirebbe di fare.Facciamo anche una distinzione dagli effettivi guadagni che ci possono essere da parte di un esecutore interprete organizzatore di eventi ecc sulle opere d’ingegno esempio banale se il mio compenso in un club è di 100 euro la gente non paga biglietto magari è un locale che al massimo fa 50 60 persone e ovvio che il mio corrispettivo per sfruttamento d’opera di ingegno sarà minore al grande evento con sponsor biglietto ecc.In teoria è cosi in pratica la SIAE ci dissangua anche per la seratina. Per quanto riguarda la previdenza credo che dovrebbe essere un altro organo a occuparsene (inps) anche se con le dovute accortezze al tipo di lavoro che va a regolamentare ma qui non mi dilungo perchè è una materia che conosco poco.Infine la domanda che mi pongo spesso è quanto il pubblico segue un musicista per il suo repertorio e quanto per la sua bravura nel suonare interpretare ecc ecc.

  29. Mi congratulo con il sig. PAOLI. Anche Presidente Siae… non Le bastavano i proventi delle sue bellissime composizioni? Già…in un Paese dove c’è chi ha fino a trentacinque incarichi istituzionali Lei, mi permetta, è un poveraccio. La Siae tutela solo pochi intimi e non aiutati nessun modo la diffusione della musica. L’ennesima mangiatoia italiana. Quando facciamo un concerto con la nostra orchestra di bambini, spesso, legga sempre, lo facciamo gratis pagando anzi di tasca nostra le spese e i compensi degli amici musicisti che chiamiamo per aiutare i ragazzi. Com’è giusto che sia. Perché questi musicisti hanno lavorato sodo per mettere le mani degnamente addosso ad uno strumento e vorremmo che passasse loro il messaggio che di Musica si può anche vivere. Il messaggio e la speranza. Capisco adesso, in una logica totalmente italiana, che non dipende certamente da Lei, sig. PAOLI, perché i suoi brani siamo tanto eseguiti nei cosiddetti “talent”. Gratis a tutti i veri Musicisti che mi onoro di conoscere.

  30. Mi scuso per alcuni errori di battitura…Grazie a tutti i musicisti…

  31. Ho letto con attenzione i vostri post… Che ho trovato molto, molto interessanti!!
    Molto probabilmente passerò come compositore da associato SIAE alla Sacem…
    Il motivo? Credo che sia chiara a tutti la presa in giro di noi “piccoli” autori; passare dalla quota annuale di 89 euro a 152 se non erro… Per giustificare non so quale costi, si, certo i loro!! Non mi venga a parlare il Signor Gino Paoli che la musica è un lavoro, io da anni vedo sempre tanti altri autori, compreso il mio amico e insegnante di composizione, ricevere diritti ridicoli di poche euro all’anno… Non mi va di pagare ogni anno e vedere che al primo semestre sono sempre a zero, per poi essere arricchito nel semestre successivo da cifre tipo 48, 100 euro… Dove vanno i miei soldi, i nostri soldi di quota associativa? Quali servizi ci offrite? Il 75% dei cosidetti concertini ballo o come diavolo li chiamate vengono fatte a campione su 500 “visite” , controlli, dei vostri mandatari a semestre… quindi ?? Cosa risponde? Io dalla siae non vengo assolutamente aiutato nel mio lavoro di compositore, per cui la saluto e invito altri a guardare come fanno in europa… Tranquillo, non me ne vado dalla mia isola, non ci penso nemmeno, ma voglio pensare che la sacem offra un servizio più degno e non ho voglia di pagare balzelli ridicoli … Buona giornata… Graziano Solinas

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