Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

Gentile Ministro Bray,

sto seguendo il suo operato con interesse e piene speranze, sa? Mi sembra sia giunta l’ora di cacciare i mercanti (ed i predoni) dal tempio della cultura, ridando finalmente dignità alla vera ricchezza del nostro paese.
Ero così affranta ed indignata di non veder traccia di questi argomenti nei programmi politici passati, anzi, di leggere come i fondi per orchestre e festival, come le stesse istituzioni scolastiche musicali, fossero depredate senza alcun ritegno. Già, perché sa, sono una musicista, e spero ardentemente che il suo sguardo si posi presto sulla riorganizzazione seria del mio ambito, del mio mestiere.
Perché mi conceda di sottolineare che, quando qualcuno ha passato metà della sua vita in conservatorio, in orchestre, concerti, docenze di musica, questa non si chiama “passione” (e quindi senza troppi diritti), ma LAVORO.

Mi verrebbe da raccontarle la mia storia, con tinte lagnose e molta autocommiserazione, ma sarei falsa: io non voglio lamentarmi. Voglio proporre. Lo faccio io, perché non capisco perché, ma lì da voi non lo sta facendo nessuno.

Il musicista è un lavoro e dovrebbe bastare per mantenere una famiglia. Il dato di fatto è: il musicista ha quasi sempre un secondo lavoro (insegnante di musica nel miglior dei casi, ma spesso è architetto, impiegato, muratore, qualsiasi cosa), per necessità. I metodi di pagamento sono bizzarri, non ci sono indennità per malattia o disoccupazione, la “fu” Enpals è un fondo perduto, non garantisce la pensione a nessuno.
Io avrei delle idee.

  1. Ragionare su di un metodo di pagamento per le prestazioni occasionali artistiche, agile e alla portata non solo di un ente lirico, ma soprattutto del club, del baretto, della proloco, della contessa che vuol fare un concerto nella sua villa in collina. Non possiamo essere equiparati ai liberi professionisti, obbligandoci alla fatturazione… Non siamo liberi di niente, veniamo assunti per una sera, suoniamo, smontiamo e andiamo a casa… e non abbiamo mai un giro d’affari congruo, mi creda. Ci abbiamo provato in tanti. L’unica è affidarci alle cooperative che fatturano per noi  “soci lavoratori”, ma anche lì, comprenderà il caos di agibilità, prefatture, fatture, irpef, iva, per una prestazione che se arriva ai 100 euro facciamo festa. E non arriva tutte le settimane. Che poi, si immagina cosa ci risponde il baretto quando gli diciamo “a chi intesto la fattura?”….Invece: incentiviamo i concerti, abolendo il nero o altre fantasiose soluzioni: una ritenuta d’acconto con massimali più ampi, o i vaucher postali, o un nuovo metodo di “prestazione occasionale artistica”, appunto. Magari si può associare un obbligo di previdenza assicurativa personale, giusto per darci l’illusione di metter via qualcosa per la nostra pensione (che lo sappiamo bene, non avremo mai).
  2. Abolire i mille permessi per fare musica. Definire orari e decibel per tutta l’Italia, togliendo l’arbitrario onere ad ogni comune di definire tempi e modi per la musica dal vivo. Una comunicazione via mail certificata, magari. I locali sarebbero più incentivati a fare concerti dal vivo, ci sarebbe finalmente più lavoro per tutti (e più concorrenza, e migliore qualità..) e meno musicisti a far gli architetti, ingegneri, muratori, ….
  3. Metter mano alla Siae. (In sottofondo ora ci dovrebbe essere un colpo di cannone…). Comprendo bene che si tratti di una lobby di difficile concertazione… ma è ora e tempo che si chiariscano ruoli e compensi degli autori, che non possono più essere di serie A e serie B. Non mi dilungo sui costi annuali a cui gli autori son sottoposti, sulla distribuzione dei diritti fatta in base alla notorietà dell’autore (come se la popolarità fosse sinonimo di qualità o di merito), sull’affossamento degli autori di musica colta a favore di quelli da balera. Non mi insinuo nemmeno nel raccontarle come funziona, cartaceamente, sia i permessi, il pagamento dei diritti (e le cifre incredibili richieste), le modalità (sempre cartaceee, non sia mai) per registrare un brano come autore o come incidere un disco, con propri brani, pagando alla Siae i propri diritti…. Penso sia il momento di prender il toro per le corna, ridando dignità e qualità alla musica. Perché è denigrando gli autori che si svilisce la musica che poi scriveranno (e che i nostri figli ci faranno ascoltare in macchina…).
  4. Ridare dignità alla musica. Pensarla come un investimento, un bene prezioso che va cresciuto, non tenuto in vita come un moribondo. La “cattiva musica”, come i “cattivi esecutori”, esistono perché non c’è educazione alla “bella musica”: molti, troppi, non la sanno distinguere, perché la bella musica non la ascoltano mai. Quindi per loro, che un Notturno di Chopin non l’han mai incrociato per sbaglio, un pirla che si crede Mozart e suona una nenia su tre accordi è bella musica. Ed è pure rinfrancato se lo vede suonare, che ne so, in Senato (…). E per fare questo è fondamentale passare al punto successivo.
  5. Educare alla musica. Mi creda: ognuno può suonare uno strumento. Ognuno può cantare. Ma ancor più, ognuno può ascoltare. Certo, si può agire sull’insegnamento nelle scuole medie, sui programmi, sull’inserimento di altri strumenti oltre al flauto dolce (che a dirla tutta, a me è sempre piaciuto assai). Ci vorrebbero soldi, okay. Io però avrei un’altra idea. Rendiamo la musica, come le attività sportive, detraibile. Il corso di musica, le lezioni di pianoforte o di propedeutica, o il corso di chitarra e batteria, avrebbero la stessa dignità del corso di calcio, sarebbero allenamento non solo dei piedi, ma anche della mente, dell’anima, della sensibilità. E’ un provvedimento facile da farsi. Poi, anche qui, inserire una normativa intelligente per gli insegnanti di musica, che son sempre gli stessi musicisti di cui sopra, che per guadagnare duecento euro al mese devono aprirsi una partita Iva…  Sarebbe tanto più semplice pensare ad un metodo di assunzione leggero, così da non gravare le famiglie dei costi di insegnanti inquadrati come liberi professionisti. Ci vuole poco a trovare una soluzione adeguata. Ha mai visto quello splendido documentario sulle orchestre costituite con ragazzini delle favelas del Venezuela? Orchestre che peraltro suonano da paura? Mi chiedo perché non partire da quel presupposto: investiamo sul calcio (…) mentre si potrebbe farlo benissimo anche con la musica. Con un risultato straordinario.

Sa, sono davvero abbattuta nel vedere come eticamente la “mia” Italia sia in recessione, da tanti anni. Penso che entrambi la pensiamo allo stesso modo, ovvero che sia la cultura la chiave di volta per far rialzare il nostro paese dal baratro becero di ignoranza e valori indegni in cui è precipitato. Io ho fiducia in lei, faccia un’azione di coraggio e si butti.  Di certo ne saprà più lei e i suoi collaboratori di me, ma la faccenda la vivo da 40 anni sulla mia pelle e mi creda, sono tanto, tanto tentata di fuggire anche io dalla barca che affonda.
Però, che devo dirle, nella mia città c’è un teatro che si chiama come un uccello che, ogni volta, rinasce dalle ceneri…. come un incendio che brucia musica, ricordi, suoni, ma in un modo o nell’altro si rimette in piedi. Noi a Venezia ne sappiamo qualcosa.

Le auguro buon lavoro, signor Ministro. Quando ha voglia, le offro un caffé.

Anna

87 pensieri riguardo “Lettera di un musicista al Ministro alla Cultura

  1. Come si fà a non concordare, e una questione che dura da anni e non si sà il perchè nessuno si sia preso la briga di sistemare questa questione che coinvolge migliaia e migliaia di musicisti ,e che son sicuro che durerà ancora ,perchè persone competenti in materia non sono mai mai esistite in questo campo.

  2. @Zeno, forse perché fa comodo così?…. Proviamo a fare un po’ di rumore, invece che solo musica. Magari attiriamo l’attenzione. E smettiamo con la nenia “Sì okay, il musicista, ma di lavoro?…” eccetera eccetera.

  3. Grande Anna! Se passi da Verona ti offro un caffè e una chiacchera…

  4. Cerchiamo di fare di questo documento un punto di partenza per qualcosa di prepositivo, per conto mio, che sono un pessimista cronico, ma non ho ancora perso la speranza, se non altro perché ho un figlio di 37 anni che ha appena avuto un suo figlio da meno d’un mese, ed ho quindi il dovere di non mollare, per conto mio, dicevo, questo paese è ormai “finito” se continua così, grazie al cattivo governo e alla predicazione dell’ignoranza, facciamo pressione su questo ministro attuale, se lui non sente facciamola al prossimo, dobbiamo uscire dal fallimento economico e culturale!

  5. Ottimi spunti, sottoscrivo tutto! Ma perché questa lettera non la scrivi davvero al ministro, magari facendola firmare a un bel po’ di musicisti? Chissà che le acque non si smuovano davvero…La mia firma ce la metto!!

  6. Ben detto Flauta!

    Possibile che con una tradizione musicale come la nostra siamo così decaduti anche in questo?

    Qualche spaccato di quotidiano per rafforzare il concetto: a Verona dovremmo vivere di musica (l’Arena, il Teatro Romano… conoscete vero?). Appunto: abbiamo il conservatorio senza corrente elettrica perché nessun ente pubblico si sente responsabile, un ente lirico perennemente sull’orlo del fallimento (e basta dare la colpa a Roma che non manda soldi!), locali storici costretti alla chiusura perché disturbano e un sindaco (è stato anche rieletto, si’, ce lo meritiamo purtroppo) che fa cacciare chiunque si metta a suonare per strada in città.

    Una vera desolazione… magari qualcuno ascoltasse le tue proposte, che faccio anche mie, se posso 🙂

  7. Grazie Anna…
    Mi associo pienamente a questo grido legato alla musica e ne aggiungo uno legato invece al teatro che purtroppo si trova nella stessa situazione…
    Chissà che qualche animo non si smuova grazie a te…!!!

  8. un post condivisibile, lo diffonderò su facebook.
    forse occorre fare proposte più dettagliate e io credo che a questo proposito basterebbe seguire il modello francese che, pur pesantemente riformato in negativo in anni recenti, visto da noi pare essere il paradiso.
    e infatti molti musicisti italiani, di tutti i generi, si sono trasferiti là dove almeno fanno una vita dignitosa e dove sono rispettati come lavoratori.

  9. Gentile Anna, la ringrazio per quello che scrive perché le istanze che pone sono aderenti alla realtà quotidiana di chi fa Musica e sono ben circostanziate e precise.

    La rivalutazione della Professione di Musicista parte dal concetto di ridare dignità alla Musica; essa, come ogni forma artistica, è un bene prezioso che va tutelato attraverso la formazione delle singole persone. Formare una popolazione cosciente del valore delle forme artistiche permette anche di riconoscere e fare emergere i veri talenti. L’istruzione musicale come accade a livello Europeo e
    delle Nazioni maggiormente sviluppate, dovrebbe essere obbligatoria fino al compimento delle Scuole Medie inferiori per poi sfociare nei Licei musicali e nell’Alta Formazione per coloro che dimostrano attitudini professionistiche.

    Parallelamente ad una Riforma in senso formativo, bisognerebbe intervenire con misure che favoriscano il fiorire delle Attività Musicali anche presso realtà non istituzionali, semplificando maggiormente sia gli aspetti burocratici e organizzativi che quelli fiscali e previdenziali. E’ impensabile che chi organizza un piccolo concerto o una serata di buona musica debba ottemperare ad obblighi fiscali, previdenziali, di SIAE e di pubblica sicurezza quasi del tutto simili a quelli necessari all’organizzazione di un grande concerto. Si potrebbe ipotizzare che, fino ad un certo limite retributivo, ad esempio per le prestazioni occasionali, l’imposizione tributaria e previdenziale ed i diritti Siae potrebbero essere raccolti in una “tassa fissa” da pagarsi attraverso un voucher o una marca acquistabile presso le PT o i Tabaccai.

    Sarebbe auspicabile inoltre un’eventuale defiscalizzazione totale dei contributi che privati o aziende conferiscono per l’organizzazione di eventi artistici.

    Ma la risposta migliore alla sue riflessioni dovrà venire dalle iniziative che prenderemo a livello governativo in favore della formazione, della semplificazione burocratica e della defiscalizzazione dei contributi.

    Massimo Bray

  10. Avevo fiducia in un suo intervento, la ringrazio e ne sono lusingata lo abbia fatto come tutti noi, nei commenti di un blog. E’ un approccio che mi colpisce molto.
    Grazie, attendiamo gli sviluppi, dunque. Non vedo l’ora di poter finalmente fare il mio mestiere.. come si deve.

  11. Caro ministro Bray. In primis, trovo spettacolare che Lei in persona abbia risposto. E credo di parlare a nome di tutti i musicisti, esprimendole il mio/nostro ringraziamento. Le parole che ha usato nel suo post sono semplici, intuibili, senza trabocchetti. La mia/nostra speranza è una sola: che nn rimangano tali! Si faccia carico di portare queste problematiche a chi, come Lei, può risolverle (e con poco…sono sicuro), diamo una sferzata alla musica, soprattutto quella suonata dal vivo…qualsiasi essa sia…classica, rock, blues, jazz e chi più ne ha….
    Rendiamola più snella in tutto, burocrazia, tasse, etc. così facendo, l’indotto crescerà in maniera esponenziale sia tra le locations che la propongono che tra i musicisti che la suonano…. Abbiamo talenti così grandi nel nostro paese che nessuno conoscerà mai solo perché non hanno avuto la possibilità di mettersi in mostra perché il gestore del locale dove vivono nn vuole “pagare la SIAE” ( e io dico fai bene), questo è solo un banale esempio…ce ne sarebbero migliaia!!! Comunque nn voglio tediarla oltre. Spero che abbia inteso cosa volevo esprimere e spero in Lei come in un’ancora di salvezza x la ns. musica cosicché nn vada alla deriva in questo mare di politica e di burocrazia da troppo tempo, troppo, troppo sporco e inquinato.
    Da Treviso con stima e rispetto.
    DannyD Devidi.

  12. Un Ministro che risponde con pacatezza e in modo costruttivo ad un appello su un blog. L’Italia sembra un Paese più civile, oggi.

  13. Concordo. Non so quanto potrà essere fatto realmente, ma una risposta seria, di un ministro, su un blog come questo, rende certamente meno ampio il baratro tra istituzioni e cittadini. Un “bravo”, anche solo per questo, se lo merita tutto.

  14. Sono stata colpita favorevolmente dal Minitro Bray quando ha inforcato la bici per andare alla reggia di Caserta! Speriamo che possa a lungo lavorare, con la serieta’ e l’impegno che ha dimostrato !

  15. Grazie al ministro. Noi che siamo i servi dell’arte saremmo felici di continuare a svolgere con dignità il nostro lavoro. Le saremo grati se questa compagine governativa fosse più presente e attiva nelle necessità di tutti coloro i quali quotidianamente, con entusiasmo e professionalità, intendono divenire un tramite della bellezza e della profondità che, da sempre, parla all’uomo attraverso l’arte.

  16. Breve messaggio di solidarietà totale alla nostra categoria e di ottimismo adagio ma non troppo per l’intervento del Ministro, buon lavoro, non ci deluda!

  17. Condivido pienamente la soddisfazione di Anna e di tutti i suoi colleghi musicisti per la risposta del ministro Massimo Bray. Straordinario davvero, come ha già scritto Nervo, che il ministro risponda direttamente a su un blog altrui, e che pubblichi il link sulla sua pagina Facebook e sul suo account Twitter. Come Miti Vigliero affermo che vorrei Massimo Bray ministro in qualunque governo ci tocchi.

  18. Ciao, vorrei solo aggiungere che non condivido l’atteggiamento denigratorio nei confronti di Giovanni Allevi… intanto è diplomato in Pianoforte ed in Composizione
    (i notturni di Chopin li consce bene), inoltre non ha mai sostenuto di essere Mozart, ma altri lo hanno detto di lui (è ben diverso).
    Ci sono migliaia di esempi di “musicisti” che arrivano al successo senza alcuna formazione, …con tre accordi! e con contenuti artisticamente raccapriccianti… è inutile prendersela, anche perché sono la maggior parte…

  19. Finalmente una stella cometa da seguire… e forse anche una nuova guida per tutte le persone operanti nel settore musicale… speriamo bene!!!!!!
    …il personaggio che si mette da solo in cattiva luce non è a causa del demerito tecnico-strumentale o della produzione musicale ma della perseveranza nel dire sciocchezze enormi allo scopo di attrarre attenzione mediatica su di se….questo è quello che si contesta!!!!!… e poi è un raccomandato di ferro!!!!…

  20. Concordo con tutto, sono 45 anni che tento di fare il musicista ed alla fine vendo carta, ho cercato mille sbocchi, ma ci si scontra sempre con le problematiche dette dai miei colleghi…mi aspetto che sia la volta buona…auguri ministro

  21. concordo punto per punto, parola per parola, condivido in pieno come musicista e come insegnante. piccola parentesi su Allevi….( ha anche sostenuto di essere il nuovo Brahms!! e non dimentichiamo gli apprezzamenti molto ” fantasiosi” su Beethoven ). In quanto alla risposta del ministro si spera che le “iniziative che prenderemo a livello governativo” possano prendere vita e forma concreta. Attendiamo

  22. tutto ok… ma le proposte che ci illudevi di dare all’inizio dove sono?? c’e’ una pagina 2 che non ho letto?

  23. Concordo con Anna in tutto. La musica segna il destino culturale di un paese. Spero vivamente che tutto ciò accada. Stima per il Ministro Bray, che ha risposto in modo esaustivo.

  24. Ottimo lavoro!!! Le idee sono davvero nuove e brillanti e soprattutto propongono qualcosa di realmente realizzabile. Mi auguro davvero che non restino lettera morta sarebbe un grave delitto! Io dal canto mio ho lasciato l’Italia da meno di un mese proprio perché la nausea mi ha soffocato e sopraffatto: troppi cialtroni e improvvisati incompetenti ai posti di comando, ma questo lo sapete già e non voglio sprecare altro tempo a parlare di queste persone che occupano solo spazio inutilmente con le loro ingombranti ignoranze! Tifo però per voi che siete rimasti e spero davvero Anna che le promesse fatte dal ministro si realizzino ma esattamente come hai chiesto tu: altre vie non ne conosco! Eccellente l’idea di detrarre dalle tasse i costi di un corso di musica davvero eccellente: confido nelle mente illuminate di chi governa…

  25. E’ necessario una volta per tutte risolvere in primis il problema delle fondazioni liriche e dei loro debiti con un’azione energica che pare essere cominciata, provando a liberarle dalle oppressioni sindacali e politiche, probabilmente centralizzando al massimo gli enti in mpdo da poter utilizzare in modo mobile il personale e togliendo il ruolo di presidente in automatico ai Sindaci. Creare nei centri e citta’ piu’ piccole teatri di repertorio, assumendo cantanti direttori e registi in modo stabile per poter offrire cartelloni operistici non costosi e con biglietti accessibili a tutti. Rendere il biennio di Conservatorio abilitante all’insegnamento e favorire i concorsi nelle singole istituzioni

  26. In Italia quest’anno si sono realizzate 4 nuove produzioni di Macbeth con costi esorbitanti che probabilmente non verranno riutilizzate, mentre nel resto del mondo gli spettacoli vanno in scena anche per 30 anni. A Firenze abbiamo la nosyra grande orchestra del Maggio sotto organico, mentre la parte tecnica e amministrativa ha numeri esorbitando….il nostro teatro rischia la chiusura per un debito che inizialmente di 16 milioni e’ passato causa una palese malgestione a quasi 40,mentre si cotruisce nella stessa citta’ un nuovo teatro spendendo quasi 200 (non concluso) senza aver pensato a munirlo anche di sale piu’piccole per realizzare altri eventi diversificando l’offerta. Mentre tuuti hanno un teatro in citta’ o un valido parco nella musica..noi abbiamo il teatro nel parco….

  27. La musica é educazione alla bellezza. Quella bellezza che oggi stiamo perdendo.
    Questo paese può culturalmente risorgere semplicemente ripartendo da qui.
    Se non facciamo queste cose, passerà la nostra gioventù e perderemo il nostro talento.
    Grazie, Anna “La flauta”, per aver scritto con lucidità e pacatezza quello che una moltitudine di persone sinceramente pensa, senza avere la stessa pacatezza.
    Grazie al Ministro per l’apprezzabile risposta, altrettanto costruttiva e pacata.
    Attendiamo ora solo la cacciata dei mercanti-predoni dal tempio.
    Prima che invecchiando, ci passino gioventù e talento.

  28. Snellendo la burocrazia (che con l’arte non ha niente a che fare!) si moltiplicherebbero gli eventi musicali a tutti i livelli e la personalità italica profondamente permeata di Musica ne risulterebbe esaltata. Caro Ministro continui a lottare…

  29. Questa lettera, il commento del Ministro e la partecipazione di tanti a questa discussione danno speranza a tutti i musicisti,e non solo, essendo la musica parte essenziale della vita .. Grazie Ministro, e brava Anna che hai scritto con chiarezza e soprattutto col cuore in mano, facendoti portavoce di tutto un sottobosco dimenticato dalle istituzioni che purtroppo non è abbastanza compatto per diventare combattivo…

  30. E’ sorprendente la tua sintesi , finalmente parole chiare , assolutamente esaustive. Da qui si deve costituire un tavolo e quindi un testo ufficiale da presentare al Ministro avente un tale peso capace di rompere il MURO che ci separa dalla REALTA’ tutta italiana , autoreferenziale -visionaria-e nutrice del proprio sistema .

  31. Ho letto con piacere sia la lettera che condivido a pieno sia i commenti e in particolare modo quello del Ministro Bray. Però mi sento anche di rivolgere una critica ai miei colleghi musicisti che si lamentano della situazione e che però lavorano in nero e non sono esenti enplas dato che hanno questo come unico lavoro. Credo che sia necessario anche rivalutare da parte del nostro ambiente lavorativo la situazione e fare quadrato attorno a chi lavora regolarmente, fa fatture ai locali e si accolla il 33% di tasse su ogni fattura (non vi faccio il conto di quanti euro ho bonificato che mi viene male…) e penso quindi che se ognuno di noi, o meglio chi di noi non lo fa, pagasse regolarmente le tasse il nostro lavoro sarebbe meglio considerato perché in questo modo cambierebbe anche il rapporto con chi ci “assume” per i concerti. Spesso mi trovo a festival e nei club con direttori artistici che mi dicono che sono troppo costoso o altro e che la settimana prima hanno suonato musicisti ma che non avevano tutte le richieste che ho io ( uguale: vedi che io ti faccio la fattura del concerto… ). Mi viene il dubbio che non tutti intendano questo come un vero lavoro.

    Sul fronte siae sono abbastanza d’accordo con tutto quello che si è scritto e specialmente con quello che scrive il Ministro in merito a determinate misure di sicurezza; spesso mi trovo a organizzare concerti e per evitare di entrare in queste vicende non scomode come impegno ma eccessivamente costose mi tocca ridimensionare la proposta artistica e quindi anche lo spettacolo ne subisce una conseguenza. Una cosa che non ho mai capito è perché il jazz e la bossa nova in siae sono generi musicali più costosi della musica liscio, pop, dj, etc!!! Inoltre, perché da zona a zona i prezzi siae cambiano? Solo ultimamente, con un nuovo ufficio siae, ho avuto riscontro onesto e sincero con le tabelle.
    Inoltre: perché non in tutte le zone di Italia i locali pagano la siae?

    Credo, infine, che sia giusto proporre la nostra prospettiva da professionisti e chiedere alcuni cambiamenti ( e condivido in pieno quelli proposti nella lettera ) ma penso anche che necessiti fare autocritica verso un sistema, il nostro, per anni e anni annebbiato dal lavoro nero, dalla locuzione “l’importante è suonare, ad ogni costo” oppure “ah ma tu paghi l’enpals? io no, che-me-ne-frega”.

    Ecco, tutto qua. So che forse molti non saranno d’accordo con la mia autocritica ma ho 30 anni e pago regolarmente le tasse nel mio lavoro. E’ oramai da qualche mese che sento tutti lamentarsi ma infondo quelli che lo possono fare sono in pochi, ovvero chi lavora regolarmente. Punto, senza esclusioni. Gli altri sono pregati di accomodarsi altrove e cercare un lavoro onesto e vero: quello del musicista lo è ma tocca per primi a noi far cambiare la rotta e poi le istituzioni ci aiuteranno. Il Deus ex machina che noi italiani aspettiamo troppe volte non sempre arriva se non siamo noi a volerlo.

    Grazie e buon proseguimento

  32. Mi sono sempre chiesta perchè a fianco dei “grandi nomi” che erogano consulenze ai ministeri non ci siano quelle persone che hanno appreso giorno dopo giorno ogni competenza e che la tengono in vita con lucidità e passione (e professionalità). Non penso solo agli artisti ma anche alle maestre, ai professori a coloro che, nella vita di ognuno di noi, hanno segnato scelte e formazione. Questa lettera così chiara e piena di spunti ne offre testimonianza. Certo, a fianco di queste, altre prassi sono necessarie per le grandi istituzioni meritevoli e per la nascita di un vero sistema nazionale. Ma accendere la scintilla che avvia procedure significative, anche nel tessuto detto minore ma vitale per il Paese, è prassi indispensabile.

  33. ho scritto al ministro una lettera analoga sul suo blog qualche tempo fa, attualmente il mio commento risulta ancora “in fase di moderazione” e non è stato pubblicato. Questa mattina ho scritto anche a una senatrice firmataria dell’emendamento, e spero di avere risposta. Se fossimo in tanti a farlo se ne parlerebbe sempre di più, altrimente rischia di diventare il solito articoletto estivo di un giornale di cui fra una settimana non importerà più niente a nessuno…mentre a noi che di musica viviamo, importa e come. In ogni caso è già un primo passo, se non insistiamo ora perderemo una grande occasione, forse l’ultima. Questo il mio messaggio di oggi:

    “Gentile Senatrice,
    ho letto oggi che l’emendamento non è stato inserito nel decreto ed è stato rinviato a dopo l’estate per un suo inserimento (forse) in una legge organica sulla cultura. Ogni volta che si tratta di fare qualcosa per la musica dl vivo in questo paese c’è un rinvio fino a quello che è un momento inevitabile e cioè la caduta di un governo a favore di un altro che azzera tutti i progressi fatti. Questo ritardo si può però trasformare in una occasione per migliorare le norme sulla musica dal vivo e Lei deve per favore aprire un tavolo di discussione con chi la musica la fa e cerca di diffonderla, musicisti, gestori e anche operatori culturali per arrivare a una migliore presentazione di questo emendamento a settembre. Una semplice “liberalizzazione” delle licenze serve a poco, provi a chiedere ad un gestore che ha già tutti i permessi cosa costa organizzare una serata con musica dal vivo. C’è un ente, la Siae che tutti ahimè conosciamo, che da tempo tutela solo un pugno di autori straricchi ma che per battere cassa e mantenere in vita se stessa e le famiglie dei suoi dipendenti pretende tariffe assurde da locali che organizzano piccoli concerti e se la serata va male a rimetterci non è solo il gestore ma spesso il musicista che o viene pagato meno o non avrà più un locale in cui suonare dopo che il gestore avrà smesso di fare musica dal vivo. E se anche il musicista suonasse i suoi brani non verrebbe retribuito perchè la Siae premia solo gli autori più suonati e scelti a campionamento (il che è ridicolo per un Ente il cui presidente è un certo Gino Paoli…coincidenza? ). Inoltre esentare dal pagamento della Siae per le associazioni senza fini di lucro non basta, la musica nasce soprattutto nei piccoli clubs che hanno fini di lucro ma danno anche occasione di lavoro e scambio culturale. Pensi se nel Regno Unito avessero chiesto la Siae nei clubs dove suonavano i Beatles o la chiedessero oggi a New York in locali che organizzano anche 4 concerti nella stessa giornata a partire dalle 18. Poi c’è una assurda legge del 2007 (comma 188 delle legge finanziaria) che esenta dal pagamento dei contributi una serie di categorie protette che guardacaso sono tutti dopolavoristi con già un lavoro sicuro. L’assurdo è che chi ha investo tutto sulla musica guadagna pochissimo ed è costretto a pagarsi di tasca sua i contributi (che il gestore include nel cachet) per una pensione che non vedrà mai. In più il gestore preferisce chiamare musicisti esenti (leggi: dilettanti) per non avere rogne e gli fa firmare il modulo di autocertificazione per l’enpals ma nessuno si chiede come vengano retribuiti tali musicisti mentre al professionista viene puntualmente chiesta fattura e agibilità enpals a carico dello stesso. E avere solo la musica come attività, pur non avendo lavoro perchè nessuno ti assume, per il fisco e l’enpals ti trasformano automaticamente in un professionista, a meno che non si rientri nei “privilegiati” della legge 188. Ma Le sembra normale? Parlare di musica dal vivo senza tutelare e coinvolgere chi la musica da vivo la fa, è un errore gravissimo e l’ennesima occasione persa. Se Lei vuole avere un’idea di come dovrebbe essere impostata una legge sul modello inglese che rilanci davvero il settore dia per favore una bella lettura qui

    https://www.facebook.com/notes/marco-pezzola/proposta-di-legge-sulla-musica-dal-vivo/10150578003351326

    potrebbe trovare degli spunti interessanti. In ogni caso condivido il Suo pensiero sul fatto che nei piccoli locali, l’organizzazione di musica dal vivo non dovrebbe essere soggetta a oneri previdenziali o a assurde tangenti della Siae, cosa che insieme all’ignoranza e all’intolleranza dei residenti (caso UNICO nel mondo) , sta portando alla scomparsa totale di questa risorsa preziosissima che è la musica dal vivo. Bisogna ricordarsi che la musica non è solo spettacolo ma anche cultura e in questo momento siamo il fanalino di coda del mondo intero.

    Cordiali Saluti (sperando in un suo riscontro)

    Giorgio Santisi (musicista..per ora)

  34. per chiarezza: dilettanti non voleva essere usato in modo dispregiativo. Dilettanti lo siamo stati tutti almeno una volta nella vita. Contestavo un sistema che penalizza chi di “default” viene definito professionista solo perchè non appartenente a una categoria protetta ed è costretto a pagare oneri da cui altri sono esenti. Ci sono musicisti che hanno un altro lavoro e suonano benissimo, professionismo non è necessariamente sinonimo di qualità. Normalmente chi fa musica di un certo tipo viene escluso dallo show business ed è costretto a fare un altro lavoro pur avendo delle grandissime qualità. E’ anche vero che l’esenzione favorisce molti che si improvvisano per il solo fatto che il gestore preferisce non avere rogne a livello fiscale o pagare i contributi obbligatori.

    Saluti

  35. Chi fa un altro lavoro, ad esempio insegna e paga quindi così i contributiche lo rendono esente, fa spesso una scelta artistica: non prostituirsi suonando ogni cosa (dalla balera al pianobar alla lounge nei baretti) e dedicarsi alla scrittura, al far dischi, a concerti di minor frequenza ma maggior qualità. Non iniziamo a farci, come al solito, la guerra fra noi. Se siamo a sto punto morto, è proprio perchè ognuno si sente meglio dell’altro.

  36. Grazie Anna, hai detto con parole chiare e nello stesso semplici quello che in tanti pensiamo. Grazie anche per aver impostato la tua lettera sul fronte del proporre e non solo sul fronte della rivendicazione. Onore anche al Ministro Bray per la risposta su un blog e non di circostanza.
    Anch’io come ha ben detto Filippo nel suo commento credo ci sia da fare anche un po’ di autocritica; troppi colleghi musicisti professionisti lavorano costantemente in nero e per chi come me sta dalla parte della legalità questo si traduce in concorrenza sleale.

  37. Anche performer e danzatori hanno problemi analoghi, è proprio necessario riconoscere che le competenze in campo artistico devono essere riconosciute come preziose e le persone che si dedicano interamente a un mestiere intermittente devono essere agevolate nella loro iperflessibile e superfragile attività. Fragile perché a fronte di una performance di un’ora ci sono molte ore e settimane e mesi di lavoro che non verranno mai retribuiti.

  38. ciao roberto, grazie per quanto hai scritto e risposto. il problema contribuzione è ancora più difficile perché inoltre siamo in una nebulosa totale tanto che ad esempio alcuni musicisti si costituiscono in associazione non a scopo di lucro e suonano facendo fattura come associazione; per carità magari l’agibilità enpals la richiedono però fatturano con ritenuta d’acconto del 20% come associazione ai possibili datori ma loro poi come dichiarano? non parlo di dichiarazione dell’associazione, modello unico etc ma di come giustificano il fatto che loro vivono facendo i musicisti. In questo modo la vostra associazione non è una vera “non a scopo di lucro” anzi, va in guadagno tranne che non vi stipendia e quindi non siete a scopo di lucro: non svolgete attività associativa tranne che per voi 5/6 che la componete (5/6 nella migliore delle ipotesi) e inoltre se volete legalmente essere pagati dall’associazione dovete fare a vostra volta la ritenuta d’acconto. Inoltre con un lordo di 700euro il netto senza le tasse è compreso tra i 250 e i 350 euro…se mi dite che fate singolarmente le ritenute d’acconto all’associazione per esser pagati vi faccio i miei sinceri complimenti ma ne dubito…i musicisti solitamente cercano queste strade per trovare una “scappatoia” alla regola: essere professionisti con P.IVA
    Poi ci sono i musicisti con regolare P.IVA, appunto, che invece di suonare tanto per dire che suonano ci tengono ad avere un cachet chiamato con questo nome e ad ogni agibilità aggiungo il 33% più le varie tasse in dichiarazione dei redditi per un totale compreso tra il 60 e il 65% di pressione fiscale. Per questo motivo i nostri cachet per ogni 100euro sono aumentati del 33% quindi 133euro e di conseguenza siamo un po’ più cari: perché paghiamo le tasse. Personalmente anche quando guadagno 50euro faccio fattura e fino a quando non lo capiamo tutti che non si devono trovare scappatoie ma le tasse vanno pagate siamo punto e a capo. Ci possiamo alterare per la situazione siae, ma tanto vive di regole proprie e quindi o le si rispetta o si delinque ed io sono per rispettarle: è possibile invocare un cambiamento che attui una maggiore comprensione ma attenzione a non illudersi. Cambiare un sistema che è così da decenni è difficile. Inoltre va ricordato che la siae era nata come società per tutelare gli editori, i musicisti/artisti sono stati inseriti più tardi nella sigla e nello statuto: questo ci stia a ricordare che chi mangia e chi ha voce in capitolo in questo campo non siamo certo noi. Certo, è vero, l’unione fa la forza. Ma poi siete sicuri che una volta cambiata la legge sulla siae non ci lamenteremo più? Amos Oz dice che una caratteristica degli israeliani è di essere tuttologi e di chiacchierare troppo anche di cosa non sanno e di lamentarsi eccessivamente: secondo me questa caratteristica ci appartiene ed è molto più italiana di quanto pensiamo. Beato lui che è dotato di autocritica!

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