L’amica in carriera

L’amica in carriera

Lo disse sincera, cercando di non sembrare ruffiana. Ma lo vedeva, lo sguardo sospettoso, sprezzante, un po’ borioso.Mentre usciva dal bar ci pensava, guardando a terra, a disagio, in un mondo (oddio, un mondo forse no, diciamo il microcosmo di quel paio d’ore) in cui un complimento è sempre merce di scambio, quando non addirittura un velato insulto.
Era un bel lavoro, le era sbocciato puro e pulito l’entusiasmo, le sembrava carino e “ovvio” riferirlo.  La sua amica (oddio, quando gli amici fanno carriera bisognerebbe trovargli un altro nome comune di persona) la guardava minacciosa. “In che senso”, le aveva detto, e okay, iniziò a spiegarglielo. Tabula rasa di aggettivi e parole azzeccate, ogni descrizione le usciva male, con mille interpretazioni e gaffe. Si ingamberava su vari “non nel senso… con questo non voglio dire che… però, cioè…. no ma comunque… ecco intendo dire…” ed a ogni parola l’amica alzava sempre più il sopracciglio.
Sua madre non aveva sopracciglia, le disegnava. Un segno nero, poco naturale. Quando si insospettiva, corrucciava gli occhi, e quelle finte sopracciglia si incurvavano, due accenti minacciosi che precludevano ogni discussione positiva.  La sua amica, uguale. Un’ansia. Ma un’ansia.

Le bruciava la sedia, giocava nervosa con la tazza del caffé, implorando un evento qualsiasi che la togliesse da quell’imbarazzo: spiegare all’amica in carriera che era un bel progetto, eh, e che non voleva nulla in cambio, non c’era polemica o schernimento. Insomma, era idiota mettersi nella difensiva. Ma ci aveva provato, a spiegarle, dosando le parole, pensando ingenuamente che poteva farle piacere. Ma de che. Era meglio, tanto meglio parlare del tempo, e piove sempre, e non si sa come vestirsi, e via così. O anche meglio: ciao. Fine. Senza nemmeno troppo entusiasmo.
Eppure era convinta che, anche se “arrivata”, poteva essere sempre la sua amica, con cui chiacchierare a proprio agio. Senza dover dosare le parole. Senza passare per un’opportunista, o peggio, per una groupie fastidiosa, o una stalker.

Senza dover accettare che, anche questa, ormai se la tirava come una fionda.
Quasi, quasi quanto me.

 

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