sono una figlia orgogliona

sono una figlia orgogliona

flute

– Sono qua, ciao, (gabry, vestiti che andiamo, saluta i nonni…) ah papà, senti, sabato inauguriamo la nuova sede dell’Accademia…

Si, va ben, ma…

– Tutti gli insegnanti suonano, un concertino, poi il rinfresco..

– ti vòl do polpette, te le incarto…

si va ben, comunque suono anch’io, col collega di piano jazz, c’è anche quella di lirico, e il direttore che accompagna…

te metto do fette de polentina, dai..

– tanto son le nove e mezzo,non ho nemmeno fame ormai, poi c’è il coro, è una cosa carina… è alle sei, non è di sera tardi, vi porto io…

eh ma non è proprio possibile. sabato manca anche IL DIACONO, non posso proprio.

– senti, per una volta anche la parrocchia può aspettare, no? venir a sentire tua figlia una volta ogni tanto…

– oh senti, non posso, non c’è il diacono e la messa….

– non mi hai mai sentita suonare una nota di jazz in dodic’anni. per una volta potresti anche venire a sentirmi. ogni volta, ogni volta salti fuori con una scusa nuova.

ma non è una scusa, Anna, no ghe xe el diacono, non posso..

Mio padre è un accolito. Dopo la pensione da un posto di responsabilità e discreta importanza, ha trovato una sua dimensione in una fervente vocazione cattolica, al servizio della parrocchia. Talmente a servizio che non viene ad un mio concerto da diec’anni, eccezion fatta di uno giusto nella chiesa parrocchiale. Ma in sostanza, io da dodic’anni faccio quasi solo jazz. E lui non mi ha mai sentito suonare, jazz. Non è venuto nemmeno al mio diploma, come se non approvasse il mio cambio di genere. Ancor adesso si ostina a dirmi di fare “qualche audizione in teatro”. Come se fossi lesbica dichiarata e mi volesse far uscire con i california dream men.

Ultimamente mi ribello. I miei stanno invecchiando, non lo so quante occasioni avranno per sentirmi ancora, ed egoisticamente quante occasioni avrò io di avere i miei cari in platea.
Mia madre mi ha sentita cantare un’unica volta, ma ormai era già sorda quasi completamente. Una mamma soprano, una figlia che insegna canto, un passaggio di testimone che non apprezzerà mai.

Che l’orgoglio di dimostrare ai propri genitori quanto si vale, sembra non mi sia più concesso.
Sarà idiota, ma io ci soffro. E’ più importante un diacono, e una messa del sabato sera, di una figlia. O meglio, di una bambina offesa, che solo a rileggermi mi sento ridicola da me.

mamma… mammaaaaaaaa sabato inaugurano la mia scuola

– inondazione?…

– nonnaaaaa INAUGURAZIONE della scuola della mia mammaaaaa

– ecco, bravo gabry… che a te ti sente sempre…

-nonnaaaaa vieni a sentire la mamma? vieni con meeeee? ci porta la mammaaa…. SABATOOOOO

sabato? ah si, va bene. devo mettermi in ghingheri? o da pomeriggio? però no sento niente….

– te vieni che la mia mamma è contenta.

– cosa è spenta? si, va bene, vengo col mio nipotino allora.. che mi farà da cavaliere…

Avrei voluto darle un bacio, alla mia mamma.
Per la prima volta. In 35 anni.

10 pensieri riguardo “sono una figlia orgogliona

  1. come ti capisco, quando mi sono laureata (col 110, in 4 anni lavorando per mantenermi e arrivata dall’estero da 5 anni) mio padre ha solo saputo dire “è la lode?”. A distanza di 12 anni riesco ancora a rinfacciarglielo…

  2. è che lo sai che i post sui genitori e figli non si possono mica commentare così, con delle lettere in riga e basta.

  3. @fata te pensa che ho sempre avuto un rapporto di indifferenza con lei, mentre il mio papà è da sempre un sostegno importantissimo (soprattutto con il nano)oltre ad esser similissimo a me. ecco.

    @momy, averlo saputo prima, chiedevo alla curia il permesso.

    @sancla, i miei son venuti al diploma di flauto, ma a quello di jazz, nel 2002, nemmeno mi han chiesto com’era andata. Una tristezza.

    @search, prova a mettere
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  4. finirò così anch’io: non leggi un tema oggi, non leggine uno domani, mi butterò sul religioso ….

  5. Beh immagino che sia disarmante quanto l’espressione attonita di un padre che ascolta il figlio raccontare del, finalmente, nuovo lavoro.
    Non c’è mastercard che tenga…

    Credimi che non sentire una parola è peggiore di sentir cose brutte. Almeno tu sai che forse non approva. Io devo immaginarmelo cosa gli passa per le cervella.
    (che poi sto figlio non è che faccia il gigolò per signore ultra-senior sdentate)

    Per il resto si va avanti e si fa come sempre: con le proprie gambe. E pace.

  6. UPDATE:
    mio padre (misteri della natura, o la sua coscienza, o mia madre, o i sensi di colpa, oppure… la curia legge il mio blog)
    Alla fine è venuto al saggio. Commenti zero, s’intende. Però è venuto. Ecco.

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