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Prologo: pochissimo traffico per esser un primo pomeriggio, uscita cessalto. Vedo in fianco alla mia uscita il tratto di qualche metro di Guardrail nuovo. Esco, passo sotto il telepass, svolto a destra, passo sopra il cavalcavia. Rallento. Strada deserta, mi fermo un istante. Quel tratto di asfalto nuovo, e poche auto che ci passano sopra, non sapendo che proprio lì.

Sono atterrita. Gabry guarda distratto, si stupisce che mamma sia così impressionata. Proseguo.

Prima scena. Bimbi che giocano, la mia amica sta svezzando un pappagallino, lo sfigato della covata, e mi racconta a riassunto un po’ di cose. Torno a lavorare, me lo accettano al nido a ottobre, le maestre di inglese, la gatta che era da mia madre, la cavalla ormai la darò a qualcuno che non monto mai, bla bla. Appare il marito, capelli lunghi, sembra Mal dei Primitis. E’ orrendo, ma gli sono amica, mi limito a cantare Furiacavalodeuest, lui non capisce, non sa se offenderi o meno. "Ma no, stai bene", mento indomita.

Seconda scena.  Arrivano a cena altra coppia con figlia, che si unisce al resto della prole giocante. Quindi due coppie a tavola più amica single . Non vi dico chi sono, eh, indovinate.
Lei in pantalone jeans pinocchietto, sandalo a spillo, una bella signora sulla quarantina. Lui, camicia bianca aperta al terzo bottone, con pendolo in oro al collo.
Hanno avuto una spiacevole discussione con la figlia, clima da guerra fredda. Ci si gestiscono i contendenti: la figlia si allea agli altri delinquenti, la madre viene fatta accomodare in prossimità del prosecco, lui si siede a fianco a me. Sembra simpatico. Sembra.

– insomma dei diplomata il flauto. E poi? Gli altri due strumenti?
– ehm. se ne studia uno solo eh, e basta e avanza.
-e…il clarinetto? è uguale no? ma poi, a me pare sia come per le lingue, su, mica ti laurei in una sola, devi saperne almeno tre, quindi direi almeno tre strumenti in una botta sola…
– no guarda, un musicista passa anche 12 ore sopra il suo strumento, ogni giorno, mica hai tempo per suonarne mille, a quel livello.
– ah. ma il piano lo sai suonare?
– …beh si…
– ..la chitarra?
– …si, anche quella,..
– visto? sono tre strumenti.  Avevo ragione.
Desisto.

– però, non abiti proprio a Mestre, è periferia.
– mah, non direi proprio… è un quartiere come altri, molto popoloso, residenziale…
– già. ma non è il centro. nel centro si svolgono le funzioni principali della vita cittadina, per un paese come quello sorto dopo la guerra, quando pian piano i veneziani han colonizzato prima le zone subito dopo il ponte della libertà, poi le aree a fianco alle ville patrizie, e sociologicamente la struttura della città si è modificata nel tempo, attraverso la rivoluzione industriale….

Da qui in poi, storia romana, medievale, gli unni (e gli alltri), incluso il ’68 e i domini della chiesa.
Una conferenza, insomma.
Dentro di me gridavo "AIUTO".
Onore ai bimbi che interrompono il monologo chiedendomi di fare da giudice alle loro olimpiadi di acrobazie da giardino. Mi scuso mortificata, interrompendo un’analisi dei gas del sottosuolo friulano e relative incidenze sul mercato edilizio, "sai, i bambini, che ci vuoi fare, scusami..:" e fuggo.
Poco dopo me lo dicono, fa il sindacalista.

Scena tre: sfiziosi bastoncini di carote, finocchi e cetrioli da sgranocchiare, e un meraviglioso arrosto. Il discorso finalmente salta fuori. "come mai non ti sei risposata". La moglie del sindacalista, mi fissa con ammirazione, ed invidia. Si piomba sul discorso uomini che non si prendono responsabilità, donne troppo mascoline e interessate alla carriera.

– …mah, da me ci sono moltissime rumene. Bellisssssime, con un gran senso della casa, della famiglia, non rompono le balle, affettuose accondiscendenti. Non sono come le "nostre", sempre così pretenziose…

La moglie esplode. Miliardi di particelle di rabbia, disinibite dal prosecco, si spargono nell’aria, assieme ad uno "stronzo bastardo" che si cerca di ignorare, ma scivola nel discorso. Il resto son posizioni scontate: gli uomini trovano le rumene perchè non vogliono rapportarsi con teste pensanti. Le rumene però fanno figli, e non pretendono niente per se. E si fanno mantenere, noi italiane invece vogliamo la carriera. Non è vero, siamo obbligate a lavorare, eppoi siamo noi ad occuparci di casa figli e tutto. Taci tu che non sai nemmeno pagare una bolletta. E tu donna, senza di me moriresti. Che son io che porto avanti la baracca.

Io cerco di mimetizzarmi tra le pesche disegnate sulla tovaglia. Ogni volta che i toni tra i due coniugi hanno dei picchi preoccupanti, la padrona di casa minimizza, con classe e garbo, ma il clima è tesissimo. Il top è un tentativo per mandarci tutti a casa, il padrone di casa interroga "su, vi mando a letto:  chi domani deve andare a lavorare?". Le tre donne della tavolata alzano la mano. Imbarazzo totale, risata liberatoria del sesso debole. Insomma, debole.

Finale: riprendo l’auto, senza aver bevuto, che non son tempi. Prendo nuovamente il casello di cessalto, per tornare a casa. Passo sopra l’asfalto nuovo, giusto il tempo per fare un segno della croce, e un pensiero a come…sian tutte cazzate. E la luce ti si può spegnere così, un attimo.

 

8 pensieri riguardo “nessun titolo

  1. “e un pensiero a come…sian tutte cazzate. E la luce ti si può spegnere così, un attimo.”

    Capita spesso anche a me di fare questo pensiero. E ne rimango atterrita.

  2. …su di me invece ha un effetto liberatorio, per quanto in sè sia terribile…

    Per il discorso “cazzate”, ogni tanto la vorrei davvero una donna in carriera, dato che della mia, di carriera, non me ne importa un fico secco… 😉

  3. miss fla, guardiamo in faccia la realtà (che fa anche rima). con tutti gli uomini idioti che ci circondano, hanno anche il coraggio di chiedere perchè siamo ancora single.

    [avv single, per l’appunto]

  4. Il casello di Cessalto…ci sono passato domenica scorsa, direzione Friuli, e di nuovo oggi tornando a Milano.

    Ho visto, all’andata, gli operai che cambiavano il guard-rail distrutto dal camion due giorni prima, e mi è venuto un brivido freddo nonostante gli oltre 30 gradi esterni.

    Quelle vite distrutte dal fuoco in pochi secondi.

    Vite, progetti, speranze e problemi spazzati via per nulla.

    GR

  5. E io che credevo che fosse il pappagallino, a dover essere accettato al nido, a ottobre!

    Sappia che io do del bastardo al mio giornalaio ogni qual volta comincia la “pippa” delle donne che “oramai” lavorano e che da quando lavorano si sentono libere di cornificare il marito perché tanto in caso lui le mollasse avrebbero le spalle coperte…

    Va beh, qui siamo in provincia… altro luogo comune, ché a Roma era uguale.

    Buon ferragosto, Flà, mf

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