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Sono allibita da quanto possa sfiancare portare una classe, a piedi, in gita. Mezzora andata, mezzora ritorno, in mezzo al traffico di Mestre, per portarli ad un corso di grafica-pittorica multimediale. La maestra del nano parte in cima alla fila, mentre io raduno il gregge dietro. Due passi, e tre di corsa, nel gelo mattiniero.

Al centro multimediale, gli viene spiegato cosa fare. Noto con sconcerto che pare solo un paio, su 24 bambini, abbiano compreso…gli altri fissano questa graziosa operatrice senza elaborare verbo.

Si distribuiscono per i computer, c’è un mac per ognuno, la loro tavoletta grafica, paint aperto. L’anima educatrice che risplende in me la fa finire che passo due ore tra i banchi, chiamata ora dall’uno ora dall’altra.

Dovevano fare uno sfondo, poi sfumarne i colori, di vago sentore impressionistico, e disegnare un paesaggio naturale, con animali e piante.

Il nano non è dotato (come mammà) di grandi capacità grafiche, ma se la cava benissimo. Ogni tanto si lamenta, è testardo nel voler far comunque a modo suo, ma riesce a seguire comunque il compito dato. Soprattutto, seduto, tranquillo, concentrato.

Passo quindi ad aiutare, con qualche piccolo consiglio, gli altri bimbi. E mi stupisco. Cancellano. Cancellano tutto il disegno di continuo. Non si informano su come cambiar colore, o pennellata, o dimensione del tratto, ma solo di come cancellare.
E continuamente, la stessa frase da tutti: "non sono capace".

Penso alle mie cantanti, che mi ripetono mille volte " non ce la faccio, non mi riesce, non sono capace". Ma loro sono grandi, loro possono sfiduciarsi, ma dei bambini che disegnano, che i bambini che dovrebbero sentirsi liberi e sicuri e felici disegnando, no, non possono dire così.

Eppure non sanno decidere i colori, che animale fare, che albero, che particolari. Provano, e cancellano. Continuamente.

Ad un certo punto, dopo aver combattuto con dolcezza la sfiducia di una bimba, riesce a finire un bel quadretto, e le dico "è bellissimo!". Si volta, mi fissa, come se nessuno le avesse mai detto nulla di simile, contenta come mai.

Torno a casa con le bambine intorno (ammetto, ho sempre un certo ascendente sulle femmine..) e penso che davvero, il mio nano non è preso davvero male, è abbondantemente nella media della classe. E certo, forse sarà più problematico perchè certi fatti lo hanno ferito e turbato, ma il suo disegno aveva colori pastello, e particolari, e tocchi di creatività, e se sbagliava…correggeva col colore, non cancellando.

Lascio i bambini davanti alla scuola, la maestra mi ringrazia e i bambini mi chiedono di restare (giammai!!). Una bimba mi dice che Marco, il turbolento bimbo dagli occhi azzurri, ha detto l’altra settimana che sono tanto tanto bella, e che Gabry se l’è presa un po’. La sua mamma non si tocca.

Le gambe mi fanno male, torno in ufficio. E credo che oggi, qualsiasi cosa ci sia scritta sulla pagella, non me ne fregherà nulla.

8 pensieri riguardo “nessun titolo

  1. La stessa cosa l’ho notata anche io in Andrea.

    Non so se la sua sia una fase, se abbia solo bisogno di avere qualcuno vicino a lui, ma quando si mette a colorare vuole sempre qualcuno vicino e raramente decide lui i colori da usare (anche se adesso ti chiede di che colore fare il tetto, tu gli dici rosso e lui decide di farlo verde….lo spirito di contraddizione).

    Qualche tempo fa, giocando con un bimbo di circa 3 anni, facevo finta di mangiare una torta da una scatola che mi aveva portato, lui ha guardato dentro e mi ha guardato in modo strano, probabilmente pensando che ero pazza a mangiare l’aria.

    I bimbi di oggi saranno forse più svegli di come eravamo noi alla loro età, ma sicuramente hanno meno immaginazione, fantasia….noi giocavamo con qualsiasi cosa, loro HANNO qualsiasi cosa…e la colpa di questo, ammettiamolo, è anche un pò nostra!

  2. Mah. Penso che molto lo faccia la scuola. Se non sono soldatini, belli inquadrati e piatti, sono ragazzini difficili e turbolenti.

    Ti assicuro che i “geni” della classe che mi descriveva Gabry, io non li riuscivo a riconoscere. Vedevo invece in altri bimbi, tratti di grande creatività e intelligenza che coincidevano con i caratteriali, gli “ultimi” della classe. Bruttissima sta cosa.

  3. bello questo post. roland barthes (volo alto, eh?) ha scrittp, cinquant’anni fa, un breve saggio sui giocattoli (lo trovi in “Miti d’oggi”). rileva quello che, in altra maniera, rilevi tu, e che oggi dovrebbe essere evidente. i giocattoli (e, allargando, gli ideali striscianti trasmessi da mezzi di comunicazione, famiglie e scuola), sono per utenti e non creatori. da qui la paura di sbagliare. sbagli se devi far funzionare qualcosa di già esistente. nella creazione non esistono sbagli, e soprattutto esiste la gioia di creare. mica robetta. baci bellissima dama.

  4. beh….

    ieri, consegnando la pagella, le maestre mi hanno deliberatamente attaccata: la creatività, l’essere “artista”, è una convinzione del nano, che lo porta ad essere presuntuoso e testardo, in quanto non ammette regole e non rispetta mai le indicazioni. Parole testuali.

    Della serie “si deve dare una regolata”.

    Posso massacrarle??

    Mio marito mi ha detto “lasciale perdere”. Temo che per la prima volta abbia affermato la cosa giusta.

  5. puoi? dovresti! ma hanno paura, purtroppo, e l’aggressione è una tattica sbagliata…tutto questo dimostra – se ce ne fosse bisogno – quanto siamo indietro. non che all’estero se la passino meglio, però, almeno all’apparenza…

  6. non sanno mai dirti come fare. sanno solo incolparti.

    stasera non ho voglia di andare a casa… e litigare ancora col nano per la scuola. per dirne una.

    ma è sempre la stessa medesima storia… da cui, vuoi o meno, non se ne esce.

  7. Presumo che tu abbia già stra-consumato il fiato cercando di spiegare al nano che dietro ad ogni grande artista c’è un bambino-ragazzino-uomo (anche donna) che ha studiato tanto e POI, dopo che ha saputo di sapere ha potuto far di testa propria… tipo: quello che fa mamma-Flauta prima dei concerti

  8. non solo. ho anche spiegato che guida una ferrari, mentre non sa ancora guidare una punto. e quindi dovrà studiare prima per guidare la punto, per poi passare alla ferrari (che è la sua testolina creativa) senza schiantarsi.

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